SIAE e IMAIE contro le liberalizzazioni, un pianto greco

L'associazione che tutela i diritti degli artisti, interpreti ed esecutori si schiera contro la liberalizzazione dell'intermediazione dei diritti. IMAIE e SIAE hanno timore di perdere clienti. Eppure già nel 2004 l'Antitrust si era espressa sulla questione.

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a cura di Dario D'Elia

IMAIE, l'associazione che tutela i diritti degli artisti, interpreti ed esecutori di qualsiasi genere di opera (musicale, cinematografica, etc.) non vuole la liberalizzazione del settore. Gli intermediari insomma si guardano bene dal mollare l'osso, e ovviamente accampano scuse creative e divertenti.

Il decreto Cresci-Italia del Governo Monti contiene ad esempio un articolo - esattamente il 39 - che si propone di liberalizzare l'intermediazione dei diritti di artisti, interpreti ed esecutori. In pratica, se dovesse essere approvato in questa forma, sia SIAE e IMAIE perderebbero una buona parte dei loro clienti e quindi delle rispettive entrate. Il motivo? Semplice, gli artisti potrebbero rivolgersi a nuove società o professionisti del settore. Come oggi si scelgono un commercialista o un avvocato di fiducia, domani potrebbero affidare la tutela dei propri diritti a chi desiderano.

Mario Monti vuole usare il pugno duro

Ora, sappiamo bene che SIAE è ormai un'istituzione che ha perso sia immagine che credibilità. Non solo è commissariata dall'anno scorso a causa di qualche "problemino" di gestione interna ma è in debito con i suoi associati di ben 800 milioni euro. Lasciamo perdere poi gli scivoloni sulla lotta alla pirateria, e quella baggianata della tassa sui trailer online.

Che dire invece dell'IMAIE, che oggi sembra voler guadagnare i riflettori per difendere il suo monopolio? Forse che in questa uscita esagera un po' con i toni catastrofisti. "In uno scenario in cui la pirateria audiovisiva sta raggiungendo dimensioni allarmanti, invece di promuovere una convergenza di interessi e favorire la coesione di tutte le categorie penalizzate, l'intervento governativo andrebbe a spaccare e dividere i titolari dei diritti connessi (produttori, artisti musica, artisti audiovisivo), in totale controtendenza da quanto avviene in altri paesi", si legge nel documento recapitato alla Commissione Industria del Senato, che si occupa dell'esame della legge di conversione.

Super Mario

Insomma, è rimasta a quel vecchio "l'unione fa la forza", che nel dibattito sulla pirateria non solo odora di stantio ma è ormai sconfessato persino dalle major discografiche. Per di più - e qui c'è il lato divertente della vicenda - come ricorda l'avvocato Scialdone di Agorà Digitale già nel 2004 l'Antitrust si era già espressa a favore della liberalizzazione ricordando quanto il monopolio dell'IMAIE fosse in contrasto con le indicazioni della Comunità Europea

La ciliegina giunge poi da Gianluigi Chiodaroli, presidente di Itsright, una società che gestisce i diritti di numerosi artisti musicali. "Il decreto Monti sconfessa in via definitiva le tesi sulla gestione pubblicistica e monopolistica dell'IMAIE. L'Italia si allinea così a modelli consolidati a livello internazionale, dove il mercato è fondato su regole di efficienza e dinamismo e la concorrenza tra più operatori stimola lo sviluppo del mercato. Ciò produce, a vantaggio di tutti, una migliore qualità dei servizi e una diminuzione dei relativi costi", ha dichiarato l'esperto.

"Finalmente anche gli artisti potranno scegliere liberamente e in piena autonomia a quale struttura affidare la gestione dei propri compensi. Una conquista di libertà e giustizia che invita tutti, artisti e produttori, a un'aumentata responsabilità per garantire che i ricavi della musica, e non solo, siano efficacemente raccolti e soprattutto equamente distribuiti. A vantaggio di tutti, non rinunciando a essere sempre vigili", ha aggiunto Claudia Mori.