Smart speaker, tra privacy e comodità gli utenti scelgono la seconda

Uno studio dell'Università del Michigan rivela che gli smart speaker non sono sicuri e non rispettano la privacy ma la colpa è quasi sempre degli utilizzatori, pronti a sacrificare la prima in nome della comodità e delle funzioni.

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a cura di Alessandro Crea

Gli smart speaker rispettano la mia privacy o mi spiano? Domande a cui, a quanto pare, la maggior parte degli utenti risponde con un'alzata di spalle, attivando l'assistente digitale e godendosi le tante funzioni messe a disposizione. A confermarlo non è solo la nostra limitata esperienza diretta, ma uno studio dell'università del Michigan basato su intervista a 17 utilizzatori di smart speaker e altrettanti utenti che hanno deciso di non utilizzarli.

Proprio da questo confronto del resto emerge il dato più interessante, perché non sono soltanto gli utilizzatori di smart speaker ad essersi rassegnati a una permanente e irrisolvibile mancanza di privacy, ma anche i non utilizzatori, benché in misura minore e magari in altri contesti.

Il concetto è che tutti noi abbiamo ormai rinunciato alla privacy in favore dei servizi, che sia uno smart speraker o un social network o qualsiasi altro servizio, dalle email al cloud. Ed è anche comprensibile, visto che ovviamente per i più la privacy è un concetto vago e astratto, mentre i benefici dei tanti servizi di cui usufruiamo quotidianamente sono costantemente sotto i nostri occhi.

Dallo studio infatti appare chiaro che molti utenti a parole si dicano preoccupati per la privacy ma poi utilizzino argomentazioni razionali per avallare la propria scelta che dimostrano però una comprensione scarsa e incompleta di quelli che sono i rischi reali della privacy, con la conseguente tendenza a scegliere rapidamente e in maniera superficiale i vantaggi offerti dai servizi smart.

Inoltre a quanto pare la maggior parte degli utenti non sa che questi dispositivi offrono comunque dei controlli per la privacy o sono troppo pigri per abilitarli. I ricercatori hanno anche riscontrato che la maggior parte non ha mai usato il tasto mute del proprio smart speaker, ne ha mai controllato periodicamente i log prodotti per controllare le registrazioni ed eventualmente cancellare ciò che non si vuol mettere a disposizione.

"Credo che la battaglia tra privacy e vantaggi sia stata vinta da questi ultimi e a me sta bene così perché vivo in un mondo in cui i servizi sono ciò che rende la mia vita un po' più semplice e questo è positivo", è la preoccupante dichiarazione di uno degli utilizzatori anonimi che hanno partecipato allo studio.

I ricercatori comunque hanno anche provato a dare indicazioni ai produttori per colmare il gap tra privacy e funzionalità, suggerendo ad esempio la possibilità di abilitare la funzione mute tramite commando vocale anziché tramite tasto fisico, spiegare più chiaramente agli utenti il valore dei log audio come strumento per proteggere la propria privacy senza per questo rinunciare ai vantaggi offerti dagli smart speaker e introdurre una modalità "anonima", come nei browser. Ammesso che i produttori accettino i suggerimenti, saranno sufficienti a rafforzare il valore della privacy e a moderare il sentimento di rassegnazione degli utenti sull'argomento?