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Strumenti per lo sviluppo e l'innovazione tecnologica: i Cluster tecnologici

Cosa sono i cosiddetti Cluster tecnologici, e soprattutto come funzionano, a cosa servono e come sono regolamentati? CE lo spiegano come sempre i nostri consulenti legali.

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a cura di Redazione Diritto dell’Informatica

Pubblicato il 15/06/2019 alle 09:50

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Con il termine Cluster si fa riferimento a gruppi di soggetti, imprese o istituzioni accomunati da caratteristiche comuni
. Per comprendere cosa sono e a cosa servono, in particolare, i Cluster tecnologici nazionali, sui quali ci concentreremo nel presente articolo, è necessario inquadrare preliminarmente il contesto socio-economico in cui si inseriscono e le ragioni che hanno portato alla loro formazione.

Essi si sono sviluppati infatti in un ambito economico globale caratterizzato dalla velocità e complessità dei processi produttivi, oltre che dalla necessità di essere sempre più all'avanguardia a livello tecnologico e sempre più dislocati in ogni parte del mondo.

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Diventa, di conseguenza, difficile per le singole imprese rimanere competitive sul mercato ed accrescere la loro produttività, considerando la concorrenza a livello globale, nonché la continua evoluzione e innovazione tecnologica che caratterizza la realtà economica.

I Cluster allora nascono, all'interno di questo contesto, come strumenti di coordinamento e collaborazione, tra imprese e enti pubblici, rivolti a elaborare proposte e strategie da adottare per accelerare i processi di innovazione tecnologica e per aumentare la competitività industriale del Paese.

I Cluster tecnologici nazionali: definizione, funzione e ruolo

I Cluster sono stati definiti dalla Commissione Europea nel 2008 come "un gruppo di imprese, di operatori economici collegati e di istituzioni geograficamente vicine le une alle altre e che ha raggiunto una scala sufficiente per sviluppare perizie, servizi, risorse, fornitori e competenze specializzate".

Da questa prima definizione è possibile individuare due caratteristiche fondamentali dei Cluster: la collaborazione e il coordinamento di conoscenze, competenze e risorse.

Infatti, il meccanismo realizzato dai Cluster per far fronte alle difficoltà poste dall'economia attuale si fonda: 1) sulla collaborazione tra soggetti pubblici e privati (ad es. università, pubbliche amministrazioni e imprese), in modo da favorire la condivisione e il trasferimento delle conoscenze e delle risorse;

2) sul coordinamento delle risorse al fine di stabilire strategie comuni di azione.

Le due caratteristiche sono dunque collegate e orientate verso lo stesso unico obiettivo di accelerare la crescita e l'innovazione tecnologica, al fine di aumentare la competitività industriale generale nazionale.

Con il tempo questi strumenti si sono poi sviluppati in varie aree di interesse specializzate tanto da costituire oggi delle reti di soggetti pubblici e privati (imprese, università, istituzioni di ricerca pubbliche e private, distretti tecnologici) in specifici ambiti tecnologici e applicativi di interesse strategico per il sistema industriale del Paese.

I Cluster dunque svolgono tre particolari funzioni:

– coordinamento, in quanto raccolgono in modo organico le migliori esperienze e competenze esistenti sul territorio e coordinano le strategie d'azione dei diversi operatori economici;

– consultazione, in quanto elaborano delle proposte e delle strategie innovative per lo sviluppo tecnologico;

– riferimento, in quanto rappresentano l'interlocutore più autorevole per competenze, conoscenze e strutture, nell'ambito del settore di cui si occupano.

Il ruolo del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR)

Un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei Cluster è svolto dal Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR) che, a partire dal 2012, ha promosso lo sviluppo dei Cluster Tecnologici Nazionali, in linea con il programma dell'Unione Europea rivolto alla ricerca e all'innovazione "Horizon 2020".

Nel 2012, infatti, il MIUR ha emesso un bando avente ad oggetto lo sviluppo e il potenziamento dei primi otto Cluster Nazionali, i cui settori di competenza sono Aerospazio, Agrifood, Chimica verde, Fabbrica intelligente, Mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, Scienze della Vita, Tecnologie per gli ambienti di vita, Tecnologie per le Smart Communities. A questo primo passo è seguito poi il Decreto direttoriale n. 1610 del 3 agosto 2016, per lo sviluppo di altri quattro cluster, relativi a Tecnologie per il Patrimonio Culturale, Design, creatività e Made in Italy, Economia del Mare ed Energia. Ad oggi, si contano quindi dodici Cluster Tecnologici Nazionali a cui corrispondono dodici aree di priorità individuate dal Programma Nazionale per la Ricerca (PNR), approvato in via definitiva nel 2016, con efficacia temporale dal 2015 al 2020.

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In particolare, il PNR è un documento emesso dal Ministero per orientare le politiche della ricerca in Italia individuando le priorità, gli obiettivi e le azioni e per sostenere l'efficienza e l'efficacia di queste attività, in linea con il principio costituzionale di buon andamento della pubblica amministrazione di cui art. 97 della Costituzione. Tra gli obiettivi fissati in tale documento, il MIUR si propone di sviluppare la collaborazione tra il pubblico e privato, intesa come "leva strutturale per la ricerca e l'innovazione" e riconosce i Cluster Tecnologici Nazionali come infrastrutture permanenti per il dialogo tra università, enti pubblici e imprese, nell'ambito della ricerca tecnologica ed innovativa.

In questo modo, i Cluster assurgono a propulsori della crescita economica dell'intero sistema economico nazionale.

Il funzionamento e l'attività

Come accennato, il MIUR ha stanziato negli anni dei finanziamenti al fine di potenziare dei Cluster Tecnologici Nazionali e, prima nel 2012 (per i primi otto Cluster) e nel 2016 (per gli ultimi quattro), ha indetto appositi Bandi, definendovi indirettamente le caratteristiche richieste in capo agli interessati. In particolare, dal punto di vista soggettivo, erano ammessi soltanto determinate categorie di soggetti – elencati dall'art. 60 comma 3, del Decreto-Legge 22 giugno 2012, n. 83, ovvero imprese, università, enti e organismi di ricerca, società di professori e ricercatori. Dal punto di vista oggettivo, poi, a questi soggetti veniva richiesta la presentazione di una proposta contenente dei piani di azione e dei progetti di ricerca coerenti con l'area di interesse del Cluster a cui volevano partecipare.

I Cluster oggi formano delle infrastrutture permanenti per il dialogo tra università, enti pubblici di ricerca e imprese e tra governo e politiche territoriali, per favorire la cooperazione nella ricerca, in quanto aiutano nella realizzazione dei progetti e favoriscono il contatto tra enti e imprese operanti in uno stesso settore.

Ogni impresa o ente operante in un'area di interesse dei Cluster può aderirvi e entrarne a fare parte come socio compilando un modulo presente sul sito del Cluster di riferimento, in cui rappresenta le proprie iniziative e i progetti che intende avviare o che ha già avviato in quel particolare settore.

Entrando a far parte di un Cluster, ogni socio ha così la possibilità di contribuire attivamente agli orientamenti strategici nazionali nel settore di riferimento, condividere conoscenze e strumenti d'azione, affrontare con maggiore successo le sfide a livello globale.

L'internazionalizzazione dei Cluster

Il sistema dei Cluster attualmente si è sviluppato principalmente a livello nazionale favorendo in questo modo l'economia locale e il Made in Italy, incentivando le imprese a svilupparsi sul territorio nazionale piuttosto che delocalizzare l'azienda in paesi a condizioni di produttività più vantaggiose, incrementando l'innovazione tecnologica a livello locale e nazionale nelle aree di interesse di riferimento.

Sotto un diverso profilo però bisogna tenere presente che, nel mondo in continuo sviluppo dell'"Internet of Things" (IOT), in cui la tecnologia, le conoscenze e i processi produttivi sono sempre più dislocati e connessi in ogni parte del mondo, anche l'industria italiana per aumentare la propria competitività dovrà necessariamente partecipare a processi produttivi e commerciali a livello globale ed internazionale.

Pertanto, si rende necessaria l'internazionalizzazione dei Cluster Tecnologici Nazionali, intesa come coordinamento e integrazione delle risorse nazionali, europee e internazionali, al fine di inserire l'Italia nel sistema della cooperazione internazionale nel settore della ricerca per l'innovazione tecnologica.

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Il MIUR, a conferma di ciò, si propone, tra gli obiettivi e le priorità fissate nel PNR, non solo l'incremento della collaborazione tra il pubblico e il privato per il coordinamento nell'ambito della ricerca, ma anche l'allineamento della programmazione nazionale in campo di ricerca e sviluppo a quella Europea, in modo da favorire l'internazionalizzazione dei Cluster.

Conclusioni

I Cluster esercitano ormai un influsso determinante nell'ambito della ricerca e dello sviluppo tecnologico del paese. Essi infatti favoriscono, da un lato, il trasferimento di conoscenze, competenze e risorse nel settore tecnologico applicativo a cui fanno riferimento, dall'altro, il coordinamento delle strategie d'azione, in modo da incrementare l'innovazione tecnologica e la competitività dell'industria nazionale.

Peraltro, come evidenziato, affinché questi strumenti possano continuare a svilupparsi e a dare risultati concreti, si rende ormai indispensabile una loro l'apertura nei confronti di simili strumenti ed organizzazioni di ricerca e sviluppo internazionali, in grado di garantirne l'inserimento nel sistema di cooperazione internazionale per la ricerca.

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