Tassa su smartphone, PC e Google per favorire la Cultura

In Francia si avvicina sempre di più lo spettro della tassa sull'elettronica e le attività online. L'obiettivo è fare cassa per finanziare cinema, musica e letteratura. Scomparirebbero però l'equo compenso e la legge anti-pirateria HADOPI.

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a cura di Dario D'Elia

In Francia si sta pensando di tassare gli smartphone e i colossi IT statunitensi, come Google e Apple, per finanziare cinema, musica e letteratura. Un gruppo di esperti, guidato da Pierre Lescure (AD di Le Monde Presse e SAS AnnaRose Production), ha redatto un documento da 700 pagine con 80 raccomandazioni per ridare ossigeno alla Cultura senza pesare sulle casse dello Stato.

L'anno scorso, secondo le stime, il cinema francese è riuscito a racimolare circa 749 milioni di euro grazie ai prelievi sulla pubblicità televisiva, sugli abbonamenti delle Pay-TV e sui biglietti delle sale. Il problema è che il fronte emergente dei servizi digitali online, ad oggi, non è stato ancora sfiorato.

Tassa Hollande sugli smartphone?

"Alcuni attori dell'universo digitale ottengono profitti dai lavori cinematografici e video ma non contribuiscono al loro finanziamento", si legge nel rapporto. "È necessario mettere fine alle scorciatoie fiscali per ristabilire la correttezza".

L'equilibrio secondo gli esperti potrebbe essere ristabilito obbligando i produttori di dispositivi e i provider video a condividere i profitti con i detentori di copyright. Si parla quindi dell'applicazione di una nuova tassa su smartphone, PC, TV, console e anche e-book reader. Anche solo l'1% di obolo porterebbe circa 86 milioni di euro all'anno.

Ovviamente l'attuale tassa sull'equo compenso, applicata su DVD vergini, memorie e computer con HDD, dovrebbe scomparire. E con lei anche la legge HADOPI, che fino ad ora si è dimostrata improduttiva nella lotta alla pirateria.

Le mail di allerta spedite ai presunti utenti pirata hanno contribuito al calo dello scambio P2P, ma sono già stati individuati metodi alternativi più comodi e sicuri. La lotta, secondo il gruppo di esperti, andrebbe indirizzata verso chi lucra veramente sulla pirateria.