Telecom condannata a 103,794 milioni di euro di multa

Telecom Italia è stata sanzionata dall'Antitrust per abuso di posizione dominante nel mercato dei servizi di accesso all'ingrosso alla rete locale e alla banda larga. Dovrà pagare complessivamente 103,794 milioni di euro.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia dovrà pagare una multa di 103.794.000 euro per abuso di posizione dominante. L'Antitrust pochi minuti fa ha diffuso una nota che fa riferimento a due distinte condotte. L'azienda ha difeso le sue quote di mercato ostacolando l'offerta dei concorrenti alla clientela finale e rendendola non replicabile alla grande clientela business.

"Telecom Italia ha abusato [...] della posizione dominante detenuta nella fornitura dei servizi di accesso all'ingrosso alla rete locale e alla banda larga, ostacolando l’espansione dei concorrenti nei mercati dei servizi di telefonia vocale e dell'accesso ad internet a banda larga", si legge nel comunicato AGCM. La sanzione complessiva è di 103 milioni e 794mila euro.

Telecom Italia

Si tratta di una condanna durissima, frutto di un'indagine iniziata nel 2010 su segnalazione di Wind e Fastweb. Ne avevamo parlato a dicembre, quando Reuters, La Stampa e Il Sole 24 Ore anticiparono il documento di accusa che consta in ben 130 pagine. Di fatto è stato tutto confermato.

Telecom Italia "ha opposto ai concorrenti un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso". Il tutto "in modo discriminatorio rispetto a quelli provenienti dalle proprie divisioni interne".

Secondo l'Antitrust ha ostacolato l'accesso dei concorrenti all'infrastruttura, sia nel caso della fornitura di servizi su linea attiva, sia nel caso della fornitura di servizi su linea non attiva. Ciò ha di fatto reso significativamente più difficoltoso per gli altri operatori, il processo di attivazione dei servizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di Telecom.

Questa infrazione ha valso una sanzione di 88,182 milioni di euro, considerate le attenuanti  "riconosciute a Telecom per le diverse attività avviate a partire dal 2009 per migliorare le procedure di accesso ai concorrenti e delle perdite di esercizio".

Telecom Italia Sponsor Ducati

La seconda questione riguarda la politica di sconti alla grande clientela business per il servizio di accesso al dettaglio alla rete telefonica fissa "tale da non consentire a un concorrente, altrettanto efficiente, di operare in modo redditizio e su base duratura nel medesimo mercato".

In sostanza Telecom ha delineato una politica tariffaria, nel periodo 2009-2011, che ha compresso i i margini dei concorrenti altrettanto efficienti "con effetti restrittivi della concorrenza sul mercato al dettaglio dei servizi di accesso alla clientela non residenziale".

Gli sconti praticati alla clientela sono stati infatti indirizzati selettivamente ai clienti che ricorrono a procedure di selezione del fornitore e che sono collocati in aree aperte alla concorrenza, ove è disponibile il servizio di accesso al tratto finale di rete verso il cliente (c.d. unbundling del local loop, ULL).

Secondo l'Antitrust Telecom Italia, se avesse sostenuto i costi all'ingrosso praticati ai concorrenti, non sarebbe stata in grado di offrire i servizi al dettaglio ai prezzi praticati senza subire perdite.

"Per questa condotta l'Autorità ha deliberato una sanzione di 15,612 milioni di euro che tiene conto di un'aggravante connessa alla recidiva, poiché Telecom è stata già condannata per abuso di posizione dominante in relazione a comportamenti sostanzialmente analoghi e, come attenuante, delle perdite in bilancio della società", conclude la nota AGCM.

Qui il documento completo dell'AGCM.

Aggiornamento 17.29. Pubblichiamo la nota ufficiale Telecom Italia.

In merito alla decisione comunicata oggi dall'Autorità  Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e alla sanzione disposta nei confronti di Telecom Italia, l'Azienda precisa di aver sempre assicurato agli operatori alternativi la piena parità di trattamento nell'accesso alla sua rete, nel rispetto delle normative vigenti grazie anche all’implementazione volontaria del modello "Open Access e degli impegni assunti", considerato una best practice a livello europeo e come tale riconosciuto dall’Unione Europea e dal BEREC (l’organismo europeo che sovrintende alla regolamentazione).

Telecom Italia presenterà pertanto un ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale, certa di poter dimostrare la correttezza dei propri comportamenti nelle sedi giudiziarie competenti.

La Società fa presente che il modello Open Access, a partire dal 2008, è sempre stato sottoposto ad accurati controlli e verifiche da parte dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dall’Organo di Vigilanza che ne hanno sempre riconosciuto il buon funzionamento e la coerenza con gli obiettivi fissati in termini di parità di condizioni di accesso alla rete di Telecom Italia a tutti gli operatori.

D'altra parte, i numeri dimostrano l'inconsistenza della tesi dell'Autorità: nei tre anni successivi all'introduzione del nuovo assetto si è registrata la continua crescita delle quote di mercato degli OLO sia nell’accesso fisso voce sia nel broadband.

Parimenti tutti i parametri confermati dalle verifiche dell'Organo di Vigilanza, indicano che c'è sempre stata piena parità di trattamento nei confronti degli operatori sia in fase di attivazione dei servizi sia nell’assistenza tecnica.

Nell'attivazione dei servizi si riscontra invece che il mancato accoglimento delle richieste è spesso dovuto a richieste non corrette: infatti la percentuale di ordinativi rigettati oscilla tra meno del 10% per gli OLO che inviano richieste più corrette ad oltre il 60% per quelli che inviano richieste con più errori.

Nell'assistenza tecnica, l'assenza di qualsiasi comportamento discriminatorio è confermata da tutti i dati certificati per il 2012 che indicano una totale parità di trattamento tra le divisioni commerciali di Telecom Italia e gli operatori alternativi nei tempi medi di riparazione, nella percentuale di guasti riparati entro il secondo giorno, nella disponibilità complessiva.

Questi indicatori dimostrano che gli operatori alternativi hanno potuto beneficiare di prestazioni in linea, se non addirittura migliori, rispetto alle divisioni commerciali di Telecom Italia.