Telecom non accelera sulla rete in fibra perché c'è il rame

Il Presidente di Telecom Italia Bernabè ha confermato che la strategia aziendale è quella di puntare sulla rete esistente. Clienti e reattività rimangono chiave per lo sviluppo. Occorre avere certezza del quadro regolatorio e che le regole europee vengano trasposte in Italia.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia non ha alcuna intenzione di investire sullo sviluppo della fibra ottica, almeno fino a quando la rete in rame sarà sufficientemente remunerativa. La presentazione della prima semestrale 2012 è stata occasione di un annuncio a dir poco inaspettato. "Non accelereremo la diffusione della rete in fibra, anche perché l'indicazione della UE è solo programmatica, vedremo prima quali sono le decisioni finali e comunque la diffusione della rete è spinta da clienti e redditività: non faremo nulla che possa compromettere obiettivi globali nel breve termine perché vogliamo comunque il deleavereage (riduzione del debito) per Telecom", ha dichiarato il presidente Franco Bernabè.

Concetto molto chiaro che non lascia spazio a interpretazioni, ancor di più se si tiene conto dell'intervista rilasciata al Sole 24 Ore venerdì scorso. L'alto dirigente Telecom ha spiegato nei dettagli come il nuovo indirizzo del regolamento UE sulla banda larga, anticipato dal Commissario Neelie Kroes, sia sostanzialmente da apprezzare poiché lascia alle aziende la giusta autonomia sulle scelte strategiche. In pratica si parla di almeno tre benefici e di un solo vincolo. Nei primi ricadono la stabilità della regolamentazione, il non orientamento ai costi per la rete di nuova generazione e la non riduzione dei prezzi di unbundling della rete in rame.

"Il vincolo: che tutti i concorrenti siano messi in grado di servire la loro clientela alle stesse condizioni. La parità di trattamento è assicurata da entità che siano effettivamente separate come è Open Acces, un modello che potrebbe anche essere fatto evolvere nella direzione di un'ancor maggiore trasparenza", ha spiegato Bernabé al quotidiano economico.

Telecom ama il rame

Open Access non è altro che una struttura - oggi all’interno della Direzione Technolgy & Operations di Telecom - che si occupa delle attività di sviluppo e manutenzione delle infrastrutture tecnologiche di rete di accesso e dei "processi di fornitura dei servizi di accesso per la clientela sia di Telecom Italia sia degli altri Operatori e la relativa assistenza tecnica". Una sorta di spinoff che fornisce i propri servizi di accesso alla Direzione Commerciale retail di Telecom Italia e agli operatori alternativi attraverso la Funzione aziendale National Wholesale Services. Domani potrebbe essere completamente sganciata dall'azienda, fermo restando che tutti i dipendenti al suo interno non sarebbero altro che gli attuali tecnici Telecom.

"Se la separazione della rete consente di godere dei primi tre benefici, ottenendo una valutazione adeguata che in prospettiva ci permetta di accelerare sul fronte del rientro del debito, è un'ipotesi da prendere in considerazione. Fatto salvo che al controllo della rete non rinunceremo mai", ha aggiunto il presidente.

L'eventuale separazione della rete dai servizi non è più un tabù, ma secondo il dirigente per una scelta di questo genere "occorre avere certezza del quadro regolatorio e che le regole europee vengano trasposte in Italia". La Cassa Depositi e Prestiti ovviamente è la candidata numero uno per i capitali da investire nell'affare, ma al momento sono in atto solo colloqui.

In sintesi la strategia dell'incumbent è chiara: la priorità è ripagare il debito sfruttando al massimo gli asset (la rete) e le tecnologie che consentono di "spremere" il rame (vectoring). In questo mondo l'azienda dovrebbe essere in grado di far quadrare i conti e mantenere la promessa di portare la fibra in 99 città entro il 2014. La fibra arriverà quindi negli armadi di zona, mentre l'ultimo tratto sarà affidato al rame. Nella migliore delle ipotesi si avranno 50 Megabit teorici. Ecco, sarà proprio sul dato "teorico" che si giocherà la credibilità dell'Authority delle Comunicazioni e della Commissione UE. Vendere servizi di connessione che a malapena arrivano al 50% delle prestazioni promesse sarà tollerato come oggi?

E ancora di più: che ne sarà dei livelli di competizione nel settore, considerato che l'architettura di rete che prevede il vectoring non agevola l'unbundling della fibra?