Telecom voleva 520 milioni, lo Stato ha detto no

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Telecom su vecchie concessioni relative ai servizi di telecomunicazione pubblica.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia è rimasta a bocca asciutta: lo Stato non le riconoscerà i 520 milioni di euro del canone di concessione pagato nel 1998. Il Consiglio di Stato ha praticamente respinto il ricorso di Telecom, che in base a una sentenza europea, aveva tentato di recuperare i soldi pagati per una vecchia concessione relativa a servizi di telecomunicazione pubblica.

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In dettaglio, Telecom Italia sosteneva di vantare 386 milioni di euro e TIM altrettanti 142 milioni di euro, come riporta Il Sole 24 Ore. La Corte di giustizia delle Comunità europea, con una sentenza del 21 febbraio 2008, aveva infatti deliberato che l'obbligo di pagamento di quel canone era contrario al diritto comunitario.

Il Tar del Lazio, il 15 dicembre 2008, ha ricordato però che la Corte UE ha demandato "al giudice nazionale di accertare se il canone sia connesso al diritto esclusivo relativo al servizio di telecomunicazioni pubbliche, concesso a Telecom Italia prima dell'entrata in vigore della direttiva (che ha liberalizzato il settore ndr.)".

A quel punto l'iter giuridico è andato avanti, fino alla sentenza definitiva di oggi. "Nel corso dell'intero 1998 la concessione era non solo valida ed efficace, ma anche in sintonia con la disciplina comunitaria che solo dal primo gennaio 1999 ha previsto il definitivo superamento del vecchio sistema di autorizzazioni", si legge nella sentenza la sesta Sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Giovanni Ruoppolo.

"[…] la ragione della permanenza del canone per il 1998 va individuata nel mantenimento per tale anno del peculiare rapporto concessorio, nel cui ambito il canone costituiva il corrispettivo dello svolgimento di un servizio, la cui titolarità sarebbe altrimenti restata in capo allo Stato".