Tiger Team di Telecom Italia: le motivazioni delle condanne

Le motivazioni che hanno portato alla condanna della Security di Telecom Italia sono state finalmente rese pubbliche. Si parla dei tempi di Tronchetti Provera: tra il 2001 e il 2006.

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a cura di Dario D'Elia

La prima Corte d'assise di Milano ha reso note le motivazioni che hanno portato alla condanna dello storico Tiger Team di Telecom Italia, la security che ha spiato chiunque fosse identificato come pericoloso per l'azienda.

Si parla dei tempi di Tronchetti Provera: dal 2001 al 2006. In questo periodo, secondo le carte, il Tiger Team avrebbe analizzato tabulati telefonici, collaborato con le intelligence, effettuato intercettazioni in "un sodalizio criminale di rara pericolosità". Si stimano almeno "4200 persone" controllate.

Il Tiger Team operava con ogni strumento

Il giudice Piero Gamacchio, il 13 febbraio scorso, ha condannato l'ex collaboratore del Sisde, Marco Bernardini, a 7 anni e mezzo di reclusione, l'ex investigatore privato Emanuele Cipriani a 5 anni e mezzo, il giornalista Guglielmo Sasinini a 3 anni e mezzo. Gli altri protagonisti della vicenda si sono sfilati in anticipo. Il capo del Tiger Team Giuliano Tavaroli ha patteggiato 4 anni e 6 mesi. L'ex numero due del Sismi, Marco Mancini se l’è cavata grazie al "segreto di Stato".

Tronchetti Provera è stato condannato in primo grado a 1 anno e 8 mesi per il reato di ricettazione legato a un dossier, ma sono state concesse le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena.

È una vicenda contorta, contraddistinta da vari reati: dall'associazione a delinquere alla corruzione, dalla violazione del segreto di Stato all’accesso abusivo a sistema informatico. In pratica veniva usato ogni strumento tecnologico a disposizione per costruire i profili delle vittime. Tendenzialmente professionisti, politici, manager e ogni persona etichettabile come pericolosa per Telecom Italia e la dirigenza.

Radar, ad esempio, è una piattaforma tecnologica che in quegli anni consentiva di verificare "senza lasciare tracce" l'analisi dei contatti telefonici di un abbonato. In verità si sarebbe trattato di uso alternativo poiché il servizio nasceva per tutelare l'azienda dalle frodi commerciali. Con la complicità di agenti deviati del Sisde, le vittime erano tracciate anche all'estero; in ogni caso mettendo insieme tutte le forze si ottenevano dossier dal potenziale esplosivo.

Da rilevare il tentativo di individuare le fonti del giornalista Massimo Mucchetti, che nel tempo si era distinto per articoli approfonditi (e pungenti) sul gruppo Pirelli-Telecom. Alla fine il Tiger Team non ci riuscì e sono gli stessi giudici a definire il comportamento della nota firma del Corriere della Sera come "ineccepibile".