I dati riguardanti le pubbliche amministrazioni com'è risaputo sono liberamente consultabili online, ma secondo l'ultimo censimento realizzato dall'Autorità anticorruzione (ANAC) gli italiani non sembrano essere molto interessati. O meglio, il concetto di "amministrazione trasparente" è un elemento chiave per il controllo diffuso e la prevenzione di fenomeni di corruzione. Però è anche vero che spulciare cosa avvenga nella PA – si pensi ad atti, incarichi, bandi di concorso, indici di efficienza, etc. – è spesso un'attività da addetti ai lavori e bisogna avere competenze per interpretare i dati.
Come spiega oggi La Repubblica il numero di contatti per abitante sulle specifiche pagine Web della PA di 20 capoluoghi di regione, considerando il 2018 e i primi nove mesi del 2019, sono di 2,90 a Venezia e 0,02 a Roma. In questa forbice si declinano i principali comuni italiani e complessivamente il dato è piuttosto sconfortante. Ad esempio proprio a Roma nell'ultimo anno le pagine "amministrazione trasparente" hanno registrato 66mila accessi, contro le 852mila di Milano.
E non è neanche una questione di latitudine, perché vi sono realtà come Palermo che hanno raggiunto quota 202mila e come Bologna che viaggiano sulle 33mila. Al massimo si rilevano eccezioni. Ad esempio Venezia ha registrato una apparente inspiegabile crescita del 175%, passando da 4.315 a 756.592 visite. L'Aquila invece supera di dieci volte la media italiana sui dati relativi ai pagamenti, ma questo è probabilmente legato alle pratiche di ricostruzione relative al terremoto.
In media comunque le pagine di "trasparenza" più consultate sono quelle riguardanti i bandi di gara e i contratti (39,71%), l'organizzazione (32,60%), i provvedimenti (9,62%) e le attività (5,97%).