Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si concentrano sempre più sull'intreccio strategico tra semiconduttori e terre rare, mentre le due potenze economiche mondiali si siedono al tavolo delle trattative a Londra per tentare di sbloccare una situazione che sta paralizzando le catene di approvvigionamento globali. Il direttore del Consiglio Economico Nazionale della Casa Bianca, Kevin Hassett, ha rivelato che l'amministrazione Trump sarebbe disposta ad allentare le restrizioni sulla vendita di chip alla Cina in cambio di un'accelerazione delle esportazioni cinesi di terre rare. Una mossa che segnerebbe una svolta significativa nella strategia commerciale americana e potrebbe ridisegnare gli equilibri tecnologici tra le due superpotenze.
La questione delle terre rare è emersa come il principale ostacolo nelle relazioni commerciali bilaterali dopo l'accordo di tregua siglato a Ginevra il mese scorso. Pechino, secondo l'amministrazione americana, avrebbe rallentato deliberatamente le esportazioni di questi materiali critici per l'industria tecnologica, utilizzandoli come arma di pressione commerciale. "La nostra aspettativa è che immediatamente dopo la stretta di mano, i controlli alle esportazioni degli Stati Uniti verranno allentati e le terre rare saranno rilasciate in volume", ha dichiarato Hassett durante un'intervista televisiva con CNBC, mentre i negoziati erano già in corso nella capitale britannica. Il team negoziale americano è guidato dal segretario al Tesoro Scott Bessent, affiancato dal rappresentante commerciale Jamieson Greer e dal segretario al Commercio Howard Lutnick. Dall'altra parte del tavolo siede la delegazione cinese capeggiata dal vicepremier He Lifeng, in quello che si prospetta come un confronto ad alto rischio per entrambe le economie.
La strategia di Trump verso la Cina tecnologica
L'approccio dell'amministrazione Trump rappresenta una netta inversione di rotta rispetto alla politica del predecessore Joe Biden, che aveva introdotto controlli alle esportazioni estremamente severi per impedire alla Cina di accedere alle tecnologie avanzate americane dei semiconduttori, particolarmente quelle con potenziali applicazioni militari. Tuttavia, Hassett ha precisato che non tutte le restrizioni verrebbero rimosse: l'amministrazione manterrebbe le limitazioni progettate per impedire ad aziende come NVIDIA di vendere chip di fascia alta a gruppi cinesi.
La questione delle terre rare è diventata centrale nelle conversazioni diplomatiche tra i due leader: durante la telefonata di oltre un'ora tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping venerdì scorso, il tema ha occupato una parte significativa del dialogo, con Washington che ha accusato Pechino di aver violato gli impegni presi a Ginevra rallentando deliberatamente le esportazioni. I dati economici rivelano l'urgenza della situazione: le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate a maggio con la diminuzione più drastica registrata dall'inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020. Un segnale preoccupante per entrambe le economie, che ha spinto i due governi a cercare rapidamente una soluzione attraverso questi colloqui londinesi.
Per la prima volta nella storia recente dei rapporti commerciali sino-americani, la Cina ha utilizzato le terre rare come strumento di pressione serio contro le aziende americane. Pechino controlla circa l'80% della produzione mondiale di questi elementi chimici essenziali per la fabbricazione di tecnologie avanzate, dai telefoni cellulari ai sistemi di difesa militare, dai pannelli solari alle turbine eoliche. La strategia cinese di "rallentamento" delle esportazioni ha creato quello che Hassett ha definito un "punto di attrito molto significativo" nelle relazioni bilaterali. Washington aveva sperato che l'accordo di Ginevra, che prevedeva una riduzione sostanziale dei dazi reciproci per 90 giorni, avrebbe portato a una normalizzazione dei flussi commerciali, ma le aspettative sono state deluse dal comportamento cinese sul fronte delle terre rare.
Il Financial Times aveva precedentemente riportato che l'amministrazione Trump stava pianificando di inserire diverse aziende cinesi di semiconduttori nella lista nera del dipartimento del Commercio per le esportazioni, ma alcuni funzionari volevano rimandare la decisione per non compromettere i negoziati commerciali in corso. La tregua commerciale concordata a Ginevra aveva, infatti, suscitato speranze di un miglioramento delle relazioni, preoccupazioni condivise a livello globale per l'impatto sui mercati internazionali. L'ottimismo di Hassett sui risultati dei colloqui londinesi - "Mi aspetto che sia un incontro breve con una grande, forte stretta di mano" - riflette la volontà americana di raggiungere rapidamente un compromesso pragmatico.
Nonostante ciò, la complessità degli interessi in gioco e la natura strategica sia dei semiconduttori che delle terre rare suggeriscono che qualsiasi accordo dovrà bilanciare attentamente le esigenze di sicurezza nazionale con le necessità economiche di entrambi i paesi. La Cina ha ripetutamente criticato i controlli alle esportazioni americani, definendoli protezionismo mascherato, mentre Washington continua a sostenere che tali misure sono necessarie per proteggere la sicurezza nazionale e impedire che tecnologie sensibili finiscano nelle mani dell'esercito cinese. Insomma, il risultato di questi negoziati londinesi potrebbe stabilire un precedente per future dispute commerciali e tecnologiche tra le due maggiori economie mondiali.