Il colosso di Cupertino sta per compiere una mossa che in pochi avrebbero immaginato: affidare gran parte delle funzionalità della nuova versione di Siri a tecnologie sviluppate da Google. Secondo le informazioni rivelate da Mark Gurman, quando iOS 26.4 sarà rilasciato nella primavera del 2026, probabilmente tra marzo e aprile, dietro l'interfaccia familiare dell'assistente vocale di Apple si nasconderanno i modelli Gemini del gigante di Mountain View. Una scelta pragmatica che segna un cambio di rotta significativo nella strategia aziendale di Apple, tradizionalmente poco incline a dipendere da soluzioni esterne per le sue funzionalità principali.
La struttura tecnica del rinnovato assistente vocale poggerà su tre pilastri fondamentali: un sistema di pianificazione delle richieste, un motore di ricerca della conoscenza e un componente dedicato alla sintesi delle informazioni. I modelli personalizzati di Gemini verranno eseguiti sui server Private Cloud Compute di Apple e saranno responsabili delle capacità di pianificazione e sintesi. Questa architettura permetterà a Siri di rispondere a domande personali complesse, come "trova il libro che mi ha consigliato mamma", setacciando i dati presenti sul dispositivo dell'utente e generando risposte pertinenti in tempo reale.
La questione della privacy rappresenta evidentemente un elemento cruciale per Apple, che ha costruito parte della sua immagine proprio sulla protezione dei dati degli utenti. L'azienda californiana garantisce che i modelli Google verranno eseguiti esclusivamente sulla propria infrastruttura server, senza alcuna condivisione esterna di informazioni. I dati personali presenti sul dispositivo verranno probabilmente elaborati utilizzando i modelli proprietari di Apple, mantenendo così un livello di controllo diretto sulle informazioni più sensibili.
Anche il sistema di ricerca della conoscenza potrebbe essere alimentato dai modelli Gemini, secondo quanto riportato da Bloomberg. Questa componente consentirà a Siri di sviluppare una vera "comprensione" di argomenti generali e curiosità, permettendo all'assistente vocale di rispondere a domande di cultura generale senza dover ricorrere a integrazioni di terze parti come quella con ChatGPT, considerata finora poco convincente, o limitarsi a presentare risultati di ricerca web basilari con la formula "ecco cosa ho trovato online".
Nonostante l'implementazione backend dei modelli Gemini sarà sostanziale, Apple non ha alcuna intenzione di pubblicizzare questa collaborazione. La tecnologia Google opererà silenziosamente dietro le quinte, mentre tutta la nuova esperienza Siri verrà commercializzata come tecnologia Apple che gira su server Apple, presentata attraverso un'interfaccia utente firmata Cupertino. L'accordo rappresenta essenzialmente una soluzione per colmare alcune lacune tecnologiche critiche dove i sistemi proprietari di intelligenza artificiale dell'azienda non sono ancora all'altezza.
Questo approccio ricorda da vicino quanto già fatto da Samsung con i suoi smartphone Galaxy, dove molte funzionalità denominate "Galaxy AI" sono in realtà interfacce che mascherano le capacità di Google Gemini. Si tratta di una strategia che privilegia la funzionalità rispetto alla purezza tecnologica, permettendo ad Apple di mantenere finalmente le promesse fatte oltre un anno fa riguardo alle capacità di intelligenza artificiale di Siri.
Questa partnership segreta rappresenta un'ammissione implicita: nemmeno Apple, con le sue enormi risorse finanziarie e tecnologiche, può permettersi di rimanere indietro nella corsa all'intelligenza artificiale. La decisione di appoggiarsi a Google dimostra come nel settore dell'IA le alleanze tattiche stiano diventando più importanti dell'autarchia tecnologica, anche per aziende storicamente restie a dipendere da fornitori esterni per componenti strategici dei propri ecosistemi.