Video-shock su YouTube? Google non è mai responsabile

Ieri la Corte di Cassazione di Milano ha diffuso le motivazioni legate all'assoluzione dei dirigenti Google coinvolti nel caso Vivi Down. Secondo i giudici la responsabilità della pubblicazione online di video illegali è esclusivamente degli utenti.

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a cura di Dario D'Elia

La Corte di Cassazione ha reso note ieri le motivazioni che hanno confermato l'assoluzione dei dirigenti Google implicati nel caso ViviDown. La vicenda, com'è noto, risale al 2006 e riguarda la diffusione su Google Video (prima) e YouTube (dopo) di un video in cui giovane disabile di Torino veniva ripreso e vessato dai compagni di classe.

Il 24 febbraio 2010 il Tribunale di Milano condannò i tre manager di Google, che ai tempi avevano responsabilità dirette nel servizio, a una pena di sei mesi di reclusione con sospensione delle stessa. Il giudice Oscar Magi riconobbe una grave violazione della legge sulla privacy ma assolse il gruppo dirigente dal reato di diffamazione.

Cassazione

Nel dicembre 2012 arrivò l'assoluzione in appello poiché ogni violazione perpetrata dagli utenti non può essere responsabilità del fornitore del servizio. Due mesi fa la Suprema Corte ha respinto il ricorso della Procura di Milano all'ultima sentenza. Ieri sono giunte le motivazioni.

Ebbene, in caso di violazione della privacy procurata dalla diffusione online di un video, la responsabilità è esclusivamente degli utenti che materialmente hanno attuato l'uploading. Google, secondo i giudici, si limita a " fornire una piattaforma sulla quale gli utenti possono liberamente caricare i loro video".

"[…] gli unici titolari del trattamento dei dati sensibili eventualmente contenuti nei video caricati sul sito sono gli stessi utenti che li hanno caricati, ai quali soli possono essere applicate le sanzioni, amministrative e penali, previste per il titolare del trattamento del Codice Privacy", sottolinea la sentenza.