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a cura di Dario D'Elia

Il braccio di ferro tra Vivendi e il Fondo Elliott, per la gestione di TIM, ieri ha generato un colpo di scena. La maggioranza del consiglio di amministrazione si è dimesso per giocare d'anticipo sulla proposta statunitense di revocare 6 consiglieri indicati da Vivendi.

"Nella veste di presidente di Tim e nell'interesse di tutti gli azionisti voglio affrancare il consiglio dal clima di incertezza che si è creato e che distoglie l'attenzione da quella che è la nostra priorità, cioè la rapida realizzazione del piano strategico DigiTim", ha dichiarato il presidente (uscente) Arnaud de Puyfontaine, che è anche AD di Vivendi.

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In pratica la compagine francese, che detiene il 23,9%, punta a rinnovare l'intero CdA e ha dato appuntamento al 4 maggio per una nuova assemblea che a maggioranza voti il nuovo consiglio. Il Fondo Elliott, con il suo 5,74%, è rimasto di fatto con un pugno di mosche, ma la partita è appena iniziata.

Sfilati il presidente Arnaud de Puyfontaine, il vicepresidente Giuseppe Recchi, e i dirigenti Hervé Philippe, Frédéric Crépin, Félicité Herzog e Anna Jone, adesso non può che scattare il toto-nomi per i nuovi incarichi. E la mossa è stata strategica perché la prima conseguenza è che il consiglio di amministrazione del 23 aprile salterà. Il tempo a disposizione consentirà a Vivendi di serrare i ranghi ed eventualmente contrastare l'azione del Fondo Elliott sugli investitori di minoranza.

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Gli statunitensi sono convinti che Vivendi si muova contro gli interessi dell'azienda, del mercato e dell'Italia. Insomma, che il consiglio non rappresentasse al meglio gli interessi del 76% degli azionisti.

Vivendi, Assogestioni e Elliott presenteranno le proprie liste nel rispetto dei termini fissati per il 9 aprile. Probabile che i francesi propongano 10 nominativi, fra cui l'AD Amos Genish e Franco Bernabè - che proprio ieri ha ricevuto l'incarico di vice presidente con le deleghe per la sicurezza sulla rete e su Sparkle.

La Repubblica oggi suggerisce che la lista di Assogestioni potrebbe essere sostenuta dallo stesso Fondo Elliott con l'effetto collaterale di lasciare a Vivendi solo 5 amministratori su 15.