Vodafone, sanzione da 1 milione di euro per i 28 giorni

L'AGCM ha sanzionato Vodafone per gli effetti collaterali generati dalla variazione contrattuale che ha ridotto a 28 giorni i periodi di rinnovo delle offerte.

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a cura di Dario D'Elia

Vodafone dovrà pagare una sanzione di 1.000.000 di euro per pratiche commerciali scorrette legate alle variazioni contrattuali che hanno ridotto da 30 a 28 giorni i periodi di rinnovo delle offerte di telefonia mobile e fissa.L'Autorità garante della concorrenza e del mercato il 29 dicembre ha reso noti tutti i dettagli dell'istruttoria avviata la scorsa estate. Da rilevare infatti che si parla di una rimodulazione, attuata su servizi di telefonia mobile voce e/o dati ricaricabile e in abbonamento nonché́ servizi di telefonia fissa, realizzata a partire dal 13 marzo e dal 27 maggio 2016.

28 giorni
28 giorni dopo

I clienti mobili con abbinata vendita a rate di prodotti (smartphone, tablet, etc.) e quelli di opzioni per la telefonia fissa rispetto alle quali è prevista una facilitazione sul costo di attivazione nonché di offerte Dual Pay, in caso di recesso anticipato, si sono visti aumentare le spese.

In pratica l'addebito immediato delle rate residue del prodotto (offerte mobili ricaricabili) o del costo di attivazione (offerte telefonia fissa) nonché l'eventuale corrispettivo per il recesso anticipato (offerte mobili in abbonamento e offerta fissa Dual Pay).

"L'Autorità ha rilevato che l'imposizione unilaterale del passaggio da 30 a 28 giorni del periodo di rinnovo ha comportato un aggravio economico per tutti i clienti", si legge nella nota dell'AGCM. "Le pratiche sono state dunque ritenute aggressive in quanto idonee a limitare la libertà di scelta rispetto all'esercizio del diritto di recesso dal contratto da parte di quei consumatori che non intendevano accettare le modifiche predisposte unilateralmente dalla società".

Inoltre la modifica del periodo di rinnovo è stata realizzata in un contesto di mercato e secondo tempistiche che, considerati nel loro complesso, "limitavano la possibilità di poter reperire sul mercato offerte diverse e così incidevano sulla decisione dei clienti circa l'esercizio o meno del relativo diritto di recesso".