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a cura di Dario D'Elia

Il Tribunale amministrativo federale di Lipsia, di fatto una sorta di Consiglio di Stato, ha stabilito che ogni città tedesca ha il potere di ricorrere al divieto di circolazione per i veicoli con motore diesel Euro 4 ed Euro 5. Si tratta di una svolta, poiché fino ad ora la normativa federale consentiva misure restrittive soltanto fino agli Euro 3. La stessa cancelliera Angela Merkel ha sempre negato la possibilità di bandire totalmente i diesel in campagna elettorale.

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La querelle legale si deve alla decisione dei governi di alcuni Land di contrastare le vittorie ottenute dalle associazioni ambientaliste presso le corti di primo grado di Stoccarda e Düsseldorf.

Le rispettive sentenze praticamente avevano riconosciuto alle municipalità il potere di introdurre divieti di circolazione come misura efficace a contenere le emissioni di ossido di azoto.

I giudici di Lipsia hanno confermato tale diritto, escludendo dal computo i soli veicoli diesel Euro 6 poiché rispettosi dei nuovi limiti imposti dalla normativa europea. "È un risultato estremamente importante per la Germania che potrà avere ripercussioni anche in altre città europee costituendo un modello di azione per la tutela della salute dei cittadini", ha commentato Ugo Taddei, avvocato dell'associazione ambientalista ClientEarth che ha promosso le azioni legali insieme a Deutsche Umwelthilfe.

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In qualità di responsabile del progetto ambientalista ClientEarth, Taddei è convinto che imporre restrizioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti sia "il modo più veloce ed efficace di proteggere la salute".

Il divieto agli Euro 4 potrà scattare a Stoccarda e Düsseldorf immediatamente, mentre per gli Euro 5 bisognerà attendere settembre 2019. Ciò vuol dire che potenzialmente dal 2019 saranno a rischio tutti i mezzi diesel immatricolati prima di settembre 2015.

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Nel frattempo fa discutere il caso di Roma, dove la sindaca Virginia Raggi ha recentemente annunciato il blocco per tutti i veicoli diesel privati nel centro storico a partire dal 2024. A questo punto non si esclude un effetto domino su altri comuni, in contrasto con la neutralità tecnologica sostenuta dall'uscente Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio.

"Non spingiamo l'elettrico, il diesel, il metano o l'idrogeno perché noi puntiamo a far rispettare norme sempre più severe in fatto di emissioni", è la sintesi politica di Delrio.

Il tema è delicato e se da una parte l'Italia si distingue rispetto agli altri paesi europei per presenza e successo dei diesel, dall'altra i colossi dell'auto sembrano aver già intrapreso una progressiva strategia di riconversione all'elettrico e l'ibrido. Il tutto con gravi effetti collaterali sulla forza lavoro. Volkswagen, ad esempio ha annunciato che entro il 2022 investirà nello sviluppo della mobilità elettrica, guida autonoma e digitalizzazione 34 miliardi di euro e taglierà almeno 30mila posti entro il 2025.

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E bisogna ricordare che l'industria dell'auto tedesca vale più di 120 miliardi di euro e impiega circa 800mila persone, considerando l'indotto.

Anche Fiat Chrysler potrebbe abbandonare definitivamente i motori diesel a partire dal 2022, mentre per Toyota è certo il grande salto a partire da quest'anno. Insomma, l'Italia rischia di rimanere una mosca bianca con il suo 56% di vendite diesel. Urge una strategia di "exit".