Hyundai Tucson Plug-in 2023, cosa mi piace cosa no | La mia prova

Disponibile in commercio in tantissime declinazioni e allestimenti, Hyundai Tucson è un SUV maturo ed efficiente.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Con oltre 150mila unità vendute in tutta Europa nel 2022 (dato JATO Dynamics), Hyundai Tucson è il SUV di segmento C che è stato più venduto nello scorso anno e, francamente, dopo questa prova di due settimane non mi stupisce più di tanto. Il marchio coreano continua a crescere e non lo fa esclusivamente nei numeri o nella produzione di nuovi modelli, ma anche a livello di carattere, funzionalità e raffinatezza. I tecnici e designer Hyundai ci sanno fare e lo hanno dimostrato in più occasioni in quasi tutti i segmenti di mercato.

Hyundai Tucson è in commercio ormai da qualche anno e, in questa sua quarta declinazione, è caratterizzato da un look estremamente ricercato e che ben si differenzia da quello che generalmente possiamo trovare su strada. Voglio essere sincero, la calandra anteriore impreziosita da fari e figure triangolari e la sezione posteriore con luci “ad artiglio” è qualcosa che può dividere e che sicuramente non piace a tutti; personalmente l’ho apprezzata proprio per la sua linea esclusiva e grintosa.

Tucson misura 4.500 mm x 1.865 mm x 1.650 mm, con un peso compreso tra 1.500 e 1.700 kg a seconda della motorizzazione. A questo proposito è bene fare subito una premessa: Tucson è disponibile in commercio in diverse declinazioni, dalla più classica benzina o diesel, alla mild, plug-in e full hybrid. In questo contesto Hyundai crea una SUV di segmento C in grado di venire incontro ai gusti e alle necessità di tutti, nessuno escluso. Una strategia ben studiata, a tutto vantaggio dei numeri di vendita.

Cosa mi piace

Hyundai Tucson è un SUV maturo, di carattere e raffinato; con queste premesse non è difficile capire che la vettura mi sia piaciuta molto nei quasi 1.000 km percorsi in città, in montagna e in autostrada. Tralasciando un attimo l’aspetto estetico, già definito in apertura, di Tucson sono rimasto piacevolmente colpito dell’abitacolo e di tutti i comfort offerti dal produttore.

Sebbene non rientri in quella che potremmo definire come “categoria di SUV premium”, dove troviamo le tedesche, Tucson sa difendersi molto bene e offrire materiali ricercati finemente accoppiati e alternati. La portiera, ad esempio, vanta una sezione superiore morbida al tatto, seguita da una intermedia soffice una più rugosa nella parte più inferiore. Discorso analogo per la plancia, ben rifinita e caratterizzata da un design a “doppia culla” simmetrico per guidatore e passeggero; il display del conducente è a sbalzo, digitale 10.25”, e con una risoluzione degna di nota, e quello centrale, sempre da 10.25”, è integrato perfettamente senza risultare eccessivamente appariscente.

I comandi sono tutti touch, il cambio è minimale e i vani a disposizione per riporre oggetti o bottiglie sono numerosi. Positiva anche la dotazione, almeno nell’esemplare in prova, con sedili riscaldati (anche dietro), raffrescati, clima tri-zona (con display posteriore) e tutti i comfort possibili. Le portiere posteriori, inoltre, integrano le tendine parasole decisamente utili in caso di bambini o più semplicemente lunghi viaggi.

Nonostante sia una motorizzazione plug-in, dove notoriamente la batteria sottrae preziosi litri di capacità, il baule offre ugualmente uno spazio di archiviazione non indifferente senza limitare l’abitabilità. 546 litri per la plug-in, 577 per la mild hybrid e 616 per la full hybrid. Valido, infine, il sistema propulsivo ma di questo troverete più informazioni nel paragrafo dedicato.

Cosa non mi piace

L’unico aspetto che non mi ha convinto è l’integrazione del sistema di intrattenimento nella plancia e la presenza di tutti quei numerosi tasti fisici che ricordano, vagamente e in chiave moderna, l’interno della Hyundai Nexo a idrogeno. Niente di impossibile, in fin dei conti stiam sempre giudicando un SUV il cui debutto è avvenuto nel 2020 ed è normale che, almeno sul lato tecnologico, invecchi più velocemente di altri.

Sotto a questo punto di vista mi sarebbe piaciuto trovare qualche selettore in più, come sul volume o sulla gestione del clima. Male, invece, Apple CarPlay e Android Auto che sono ancora con il cavo; una scelta difficile da digerire, soprattutto perché ormai son disponibili wireless anche su alcune utilitarie ben più economiche.

Come va

Sotto al cofano di Tucson è presente un propulsore 1.6 T-GDi da 180 cavalli abbinato ad una unità elettrica da 90 cavalli, per un totale di 265 cavalli e 350 Nm di coppia. La potenza è gestita da un cambio automatico a 6 rapporti e erogata da un sistema di trazione integrale. A differenza di molte auto plug-in, Tucson è una vera 4x4 con tanto di albero di trasmissione e differenziali; la meccanica è quindi quasi tradizionale, accoppiata però ad un motore elettrico con batteria da 13,8 kWh e una autonomia di circa 60 km.

L’erogazione è fluida, la combinazione tra i due propulsori sinergica e l’inserimento di uno o dell’altro durante la guida è praticamente impercettibile. Lo sterzo non è da auto sportiva, ma neanche eccessivamente morbido; in ogni caso Tucson è da guidare in tranquillità, godendosi l’elevata insonorizzazione e tutti gli aiuti di guida a disposizione. La frenata è precisa e credo che sia una delle uniche plug-in che ho provato con una corsa del pedale sincera, senza quell’effetto “spugna” presente in tantissime vetture.

Il computer di bordo è intelligente e ben congeniato, tanto da rilevare in automatico l’arrivo di una eventuale galleria, chiudere i finestrini e attivare il ricircolo per un maggior comfort degli occupanti. Nella stessa misura lo sono gli assistenti alla guida, calibrati attentamente e sempre pronti.

Le versioni plug-in hanno sempre il peso aggiuntivo della batteria che, in genere, compromette i consumi; come va Tucson in merito a questo? Con un percorso misto di quasi 1.000 km sono riuscito a mantenere i 5.5 l/100 km; un valore contenuto, soprattutto se penso che non ho mai ricaricato con la spina, ma solo sfruttando l’efficace sistema di rigenerazione.

L’unico elemento che mi ha lasciato dubbioso è il cambio, ma solo in modalità sport e in condizioni limite (in salita in montagna); qui la sensazione è stata che non riuscisse a tenere la marcia giusta, generando direttamente troppo rumore nell’abitacolo e un consumo superiore alla media. Al netto di questa situazione, il comportamento è stato misurato e le tre modalità di guida favoriscono l’uso in condizioni di scarsa aderenza.

Chi dovrebbe acquistarlo?

Prima di identificare l'acquirente medio è necessario dare uno sguardo al mercato e capire con chi deve misurarsi Tucson. Tra i SUV di segmento C, nella fascia compresa tra 4,40 e 4,60 metri, ci sono una ventina di SUV vicini per caratteristiche e spazio, cosa che rende il confronto super serrato. Giusto per nominare alcuni modelli, Alfa Romeo Tonale, Audi Q3, BMW X1, Lynk&Co 01, Mazda CX-5, MG EHS, Peugeot 3008, Volkswagen Tiguan e Volvo XC40.

Il prezzo di partenza di Hyundai Tucson Plug-in è di 47.600 euro nell’allestimento XLine, cifra che sale fino a 49.500 negli allestimenti Exellence e NLine. Le funzionalità estese dei sedili rientrano nel Lounge Pack (2.450 euro) e il tetto apribile con altri elementi nel Deluxe Pack (2.350 euro). La vernice dell’esemplare in prova è chiamata Amazon Gray (è grigia, ma tendente al verde) e costa 750 euro, ma non è la più raffinata.

A chi consiglio Tucson? Secondo me è una scelta valida per chi ama viaggiare con la famiglia, necessita di un buon bagagliaio senza sacrificare lo spazio a bordo, di una vettura sicura ed estremamente confortevole. Occhio sempre alla motorizzazione e assicuratevi di poter caricare ogni tanto per mantenere i consumi nella norma e viaggiare il più possibile in elettrico.