Ripartire da un foglio bianco. Quando si parla di design, l'espressione che per il senso comune significa un nuovo inizio, assume non soltanto un significato simbolico. Che poi proprio bianco il foglio non è, se alla spalle ci sono decenni di attività creativa a cui poter attingere per costruire un futuro nuovo. Per quanto possa sembrare retorico o figurativo, sembra che i grandi marchi dell'industria automobilistica europea stiano guardando un po' indietro, al loro patrimonio e alla loro eredità creativa, per trovare nuova ispirazione.
Perché il design non è mai soltanto estetica: è identità, memoria collettiva, linguaggio che unisce tecnologia e cultura industriale. E allora, in questo contesto, guardare ai grandi maestri del passato è un atto di coraggio e di rinnovata fiducia verso se stessi. Un atto dovuto verso una realtà che da generazione scrive (e scriverà) la Storia d'Europa.
Appiattimento visivo
Per un decennio, il design automobilistico sembrava essersi perso in un labirinto di superfici scultoree, griglie sempre più grandi e linee di cintura ascendenti, tutto nel tentativo di apparire "futuristico". Ma il presente non ha soddisfatto appieno le aspettative. L'avanzata dell'elettrificazione non sta rispettando i tempi previsti e la concorrenza asiatica, in particolare quella cinese, si sta facendo sempre più agguerrita, proponendo veicoli elettrici con un'estetica a volte generica, a volte fin troppo esuberante.
In questo scenario, i grandi marchi tedeschi, un tempo pionieri di un'identità visiva inconfondibile, stanno strutturando una risposta visiva per certi versi inaspettata. Stanno guardando indietro, al loro passato recente, per trovare le risposte a come definire il loro futuro estetico. E questo passato non è quello delle auto d'epoca, ma quello degli ultimi anni '90 e primi anni Duemila, un'era di particolare esuberanza creativa in cui ogni modello aveva una sua spiccata personalità.
L'identità ritrovata: un viaggio nel passato
Quel periodo, segnato dall'uscita di modelli come la BMW Serie 5 E60 di Chris Bangle o l'Audi A6 C6, ha rappresentato un momento di forte sperimentazione stilistica. Le auto non erano solo veicoli, ma manifestazioni di un'identità precisa. La linea a cuneo aggressiva e i fari sottili della BMW comunicavano dinamismo e sportività, il tutto enfatizzato da una plancia orientata verso il guidatore. Un'estetica forte e a tratti polarizzante, che ha però creato un legame indissolubile con il marchio.
Allo stesso modo, l'Audi consolidava la sua immagine con un design "pulito", superfici tese e prive di fronzoli, un'eleganza che oggi potremmo definire "timida" e che si esprimeva in un minimalismo curato. E non si può non menzionare la Mercedes-Benz, che con modelli come la Classe S W220 offriva un lusso sobrio e rassicurante, basato su linee morbide e forme avvolgenti. Era un lusso discreto, in netto contrasto con l'opulenza ostentata di oggi.
Questi veicoli non erano semplicemente "macchine", ma espressioni di un linguaggio di stile che raccontava una storia e creava un legame emotivo con chi li guidava. Erano quasi un'estensione della personalità del proprietario, distinguendosi nettamente l'uno dall'altro.
Il passato come ispirazione per il futuro
Oggi, con l'industria automobilistica in profonda crisi d'identità, il richiamo a quel passato non è un semplice esercizio di nostalgia. È una necessità strategica. Di fronte a una concorrenza che spinge sull'acceleratore del design futuristico (a volte fin troppo), i marchi tedeschi hanno capito che la loro forza risiede nella loro storia, nel loro DNA.
Tornare a un design più essenziale, dove le proporzioni sono chiare e la riconoscibilità è immediata, è il modo per non perdersi nella massa di auto elettriche tutte simili. L'obiettivo non è copiare i modelli del passato, ma riprenderne i principi fondamentali: la chiarezza delle linee, l'attenzione al dettaglio e la creazione di un'identità forte e inconfondibile.
È un "design del ritorno", un'operazione che cerca di connettere il passato al futuro. Mentre l'industria si muove verso l'elettrificazione, le auto tedesche del futuro non perderanno la loro anima. Al contrario, la riscopriranno, attingendo a quel patrimonio stilistico che ha reso questi marchi leggendari. Non si tratta di guardare indietro per fermarsi, ma di usare la conoscenza del passato per ispirare e costruire un futuro più solido e riconoscibile, un futuro in cui l'auto europea potrà finalmente ritrovare la sua strada e la sua estetica.