Il problema delle auto elettriche è il prezzo

Si tratta dell'ostacolo principale alla loro diffusione. Con un prezzo di acquisto più accessibile, la loro diffusione sarebbe più ampia

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a cura di Tommaso Marcoli

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Nel primo trimestre del 2025 l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha lanciato un forte monito: senza una sostanziale riduzione dei costi di acquisto delle auto elettriche, la transizione verso la mobilità a batterie potrebbe rallentare, vanificando i progressi registrati finora nell’espansione delle infrastrutture e nell’autonomia dei veicoli. A livello globale le vendite di BEV sono cresciute di circa il 25 % nel 2024, spinte soprattutto dal mercato cinese, ma al di fuori della Cina il prezzo medio di listino delle elettriche resta significativamente più alto rispetto a un equivalente a combustione interna.

In Italia la penetrazione delle BEV continua a salire, ma solo un italiano su quattro prenderebbe oggi in considerazione l’acquisto di un’elettrica senza un sostegno economico aggiuntivo, segno che il gap di prezzo rimane un ostacolo strutturale per il mercato di massa nazionale.

Le aspettative dei consumatori 

La prima ondata della Mobility Consumer Pulse Survey 2025 di McKinsey, condotta tra febbraio e marzo su quasi 20 000 automobilisti in Cina, Europa e Stati Uniti, ha rivelato come il 33 % dei consumatori sarebbe disposto a pagare oggi un sovrapprezzo per un’elettrica rispetto a un veicolo a combustione interna, ma che questa quota salirebbe al 55 % se i prezzi fossero in parità e al 63 % se le BEV fossero addirittura più economiche dei modelli tradizionali. Tale divario tra significato reale del prezzo di listino e percezione da parte del pubblico mette in luce la centralità dell’“affordability” nel determinare le decisioni di acquisto, soprattutto in mercati come quello europeo dove i sovrapprezzi oscillano ancora tra il 15 % e il 25 %.

In Italia, benché non disponga di una statistica separata nell’attuale survey, il sentimento non differisce da quello europeo: la disponibilità a passare all’elettrico è strettamente condizionata dalla possibilità di un vero allineamento tariffario, dato che molti potenziali acquirenti temono un’immediata penalizzazione economica senza benefici tangibili a breve termine.

Il quadro istituzionale e le misure strutturali

A inizio 2025 l’IEA ha definito la riduzione dei costi di acquisto una “no-regret action” indispensabile per governare la transizione, invitando governi e settore privato a incentivare ricerche e investimenti nei siti produttivi di batterie. In parallelo, l’Unione Europea ha aperto trattative con la Cina per introdurre un prezzo minimo all’importazione di veicoli elettrici, misura volta a evitare dumping e a garantire condizioni di concorrenza più eque, soprattutto nei segmenti dove il prezzo cinese risulta ancora sensibilmente inferiore a quello degli OEM europei.

Sul fronte interno, l’ACEA ha sottolineato come le differenze nei regimi di incentivi tra Paesi UE generino percezioni di disuguaglianza nell’accesso all’elettromobilità, spingendo alcuni Stati a valutare forme di sovvenzione aggiuntive non più legate esclusivamente all’assorbimento di CO₂ ma anche al raggiungimento di una soglia di prezzo massima per i veicoli senza sussidio.

Dal costo delle batterie al prezzo di listino

Il motore principale della riduzione dei costi rimane la discesa del prezzo delle batterie agli ioni di litio, che nel 2024 hanno raggiunto in media 115 USD per kWh, con un calo del 20 % anno su anno, il più marcato dal 2017 secondo BloombergNEF. Se queste economie di scala venissero completamente trasferite al consumatore, le auto elettriche potrebbero toccare la parità di prezzo con i veicoli a combustione già entro la metà del decennio.

Tuttavia, nella maggior parte dei casi i risparmi sui costi di produzione non si riflettono integralmente sul listino: i costruttori mantengono un premium per dotazioni tecnologiche avanzate e posizionamento di brand, lasciando scoperta una fascia di mercato sensibile al prezzo, che fatica a trovare offerte realmente accessibili.

Strategie dei costruttori e dinamiche competitive

Sul fronte dell’offerta, i costruttori cinesi stanno diventando protagonisti anche in Europa grazie a politiche di pricing aggressive. BYD, pur avendo chiuso il 2024 con appena il 2,8 % di quota sul mercato continentale, ha triplicato le vendite in Q1 2025 spingendo modelli “low-cost” e rinforzando la propria rete di concessionari, segnale di una strategia incentrata sulla conquista delle fasce medie. Al contrario, Tesla ha registrato ad aprile un calo delle vendite in Europa fino al 74 % in alcuni mercati, a riprova della crescente pressione competitiva da parte di brand con listini più contenuti.

Anche le case occidentali stanno reagendo: Renault ha lanciato la Turbo 3E a listino elevato per consolidare l’immagine premium, ma prepara modelli di volume più accessibili; Mercedes e Stellantis esplorano partnership e nuovi schemi di produzione per abbassare il prezzo di alcuni SUV elettrici, mentre la discussione su un’integrazione delle filiere europee di batteria si fa più urgente per tagliare i costi logistici e ridurre la dipendenza dall’Asia.

Prospettive future

Dall’analisi delle ricerche più recenti emerge chiaramente che, se infrastrutture e autonomia hanno ormai raggiunto livelli tali da non rappresentare più il vincolo principale, il vero collo di bottiglia resta l’accessibilità economica. Senza un allineamento dei prezzi di listino delle BEV con quelli delle ICE, accompagnato da incentivi mirati e da una revisione delle strategie industriali, il potenziale di mercato rimarrà in gran parte inespresso.

È quindi prioritario coordinare azioni su più fronti: incentivazione statale alla decarbonizzazione, investimenti nella filiera delle batterie (anche per le wallbox), concorrenza regolata ma favorevole all’innovazione e modelli di business in grado di trasformare la mobilità elettrica in una scelta alla portata di tutti. Solo così l’auto elettrica potrà compiere il salto definitivo da tecnologia di nicchia a soluzione diffusa di mercato.

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5 Commenti

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Finalmente un articolo che parla chiaro sul reale motivo della scarsa risalita delle BEV. Il costo! Sono stanco di leggere proposte di city car, che su strade extraurbane dimostrano sia accelerazioni (importanti per un sorpasso) che autonomie ridicole, proposte a prezzi appena accettabili. Da dodici anni le pensioni sono rimaste ferme al palo mentre i costi "obbligatori" della vita sono diventati esorbitanti, quali spese mediche, spese condominiali, assicurazione e manutenzione auto, elettricità.
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Dacia Spring, col recente ribasso di 3k parte (nuova) da 15k (17k per il modello "top di gamma")... un prezzaccio. E monta batterie NMC, quando passeranno alle LFP questo prezzo potrebbe calare ulteriormente. L'altra "spallata" l'avremo con le nuove BYD "europee" che verranno vendute a partire da quest'anno: senza pagare i dazi, e con l'aggressivo rapporto qualità/prezzo che contraddistingue BYD, mi aspetto auto come Atto 2 a 25k-26k (oltre a Seagull, che, ben accessoriata, costerà probabilmente intorno ai 20k con batteria da 37kWh)
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non concordo, almeno per me la questione è "dove la ricarico vivendo in un condominio e quando ??"
non posso andare al lavoro metterla alla colonnina e poi settarmi la sveglia per interrompere il lavoro e correre a spostarla dal parcheggio blu altrimenti pago per i miunti in più che rimane li.
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il prezzo è uno dei tre principali problemi delle auto elettriche. Problema che i costruttori hanno voluto estendere anche alle auto ibride e a combustibile fossile per fare cassa e al contempo illudere gli automobilisti che le auto elettriche non sono poi così care.
Gli altri problemi riguardano l'autonomia reale (ma ancor più che questo i tempi di ricarica e la reperibilità dell'energia necessaria qual'ora il parco dovesse estendersi sostituendo quello attuale) e la durata delle batterie nel tempo.
Per tacere dell'infinità di altre cosette solo apparentemente minori che vanno dalla sicurezza di questi veicoli 100% connessi alle politiche scorrette, per non dire proprio illegali, praticate dal costruttore.
La scelta migliore oggi? Una auto usata immatricolata negli ultimi 10 anni: city car o segmento b, motorizzazione diesel 1500 o ibrida benzina/gpl e un pò di fortuna in aggiunta a scrupolose verifiche per non incappare nelle mire di un truffatore.
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Quelli che avete espresso sono dati di fatto, certezze, dimostrabili realtà che danno molto fastidio all'amante delle auto a pile.
Forse, loro e i "burocrati" che spingono su questo ragionano nell'ottica: sono problemi loro e non miei. Si arrangino o vaddano a piedi.
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Dacia Spring, col recente ribasso di 3k parte (nuova) da 15k (17k per il modello "top di gamma")... un prezzaccio. E monta batterie NMC, quando passeranno alle LFP questo prezzo potrebbe calare ulteriormente. L'altra "spallata" l'avremo con le nuove BYD "europee" che verranno vendute a partire da quest'anno: senza pagare i dazi, e con l'aggressivo rapporto qualità/prezzo che contraddistingue BYD, mi aspetto auto come Atto 2 a 25k-26k (oltre a Seagull, che, ben accessoriata, costerà probabilmente intorno ai 20k con batteria da 37kWh)
La top di gamma (da 65 CV) ha un'accelerazione da 0 a 100 Km/h di 13,7 sec. Sorpassi addio.
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