Negli ultimi anni, molte metropoli europee hanno introdotto restrizioni al traffico veicolare nelle aree centrali con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e, più in generale, la vivibilità urbana. Queste misure, note spesso come Zone a Traffico Limitato, Zone a Basse Emissioni o Congestion Charge, mirano a ridurre l’impatto sanitario e ambientale delle emissioni generate dal trasporto su gomma.
L’aumento dei casi di malattie respiratorie e cardiovascolari correlate all’inquinamento, unito a obblighi normativi nazionali ed europei sul superamento dei limiti di NO₂ e PM10, ha spinto le amministrazioni locali a sperimentare forme diverse di blocchi e pedaggi per i veicoli più inquinanti.
Il caso di Milano
Milano è tra le città europee che hanno adottato una strategia articolata in più fasi, con l’introduzione di Area C nel 2012 e di Area B nel 2019. Una valutazione condotta dall’Istituto per la Politica Ambientale Europea evidenziava già nel 2024 una riduzione del 19% delle concentrazioni di PM10, del 10% di NOx e del 22% di CO₂ rispetto ai livelli pre-Area C/Area B, con un dimezzamento delle emissioni di PM10 nei primi quattro anni di applicazione.
Uno studio più recente ha misurato cali di NO₂ fino a 11,1 µg/m³ in corrispondenza delle scuole soggette alle restrizioni, confermando l’impatto positivo dei blocchi sul miglioramento della qualità dell’aria urbana.
Nonostante condizioni meteorologiche sfavorevoli e una conformazione geografica tendenzialmente statica per la dispersione degli inquinanti nella Pianura Padana, le ZTL milanesi hanno dimostrato di contrastare efficacemente l’inquinamento generato dal traffico.
Londra e l’ultra low Emission Zone
La capitale britannica ha allargato l’Ultra Low Emission Zone nel 2023, portandola a coprire l’intero territorio urbano. Un rapporto pubblicato a marzo 2025 indica che nel 2024 i livelli di NO₂ sono stati inferiori del 27% rispetto a uno scenario senza ULEZ, con un calo del 54% nel centro città e del 24% nelle zone periferiche.
Le emissioni di PM2.5 da traffico si sono ridotte del 31% nell’area esterna alla ZTL, mentre le concentrazioni di NOx risultano ora del 36% inferiori al trend pre-ULEZ.

Grazie a incentivi e sanzioni, nel 2024 il tasso di veicoli conformi agli standard ambientali ha raggiunto il 96,7%, partendo dal 39% nel 2017. I dati dimostrano un effetto sostanziale non solo sulla qualità dell’aria ma anche sui comportamenti di mobilità, con meno auto inquinanti in circolazione e un conseguente alleggerimento del traffico.
Esperienze in altre città europee
Anche altre amministrazioni hanno seguito l’esempio. A Birmingham, la Clean Air Zone introdotta nel 2022 ha fatto registrare una riduzione del 13% del NO₂ nei primi sei mesi, sebbene un’analisi universitaria abbia segnalato impatti più contenuti, con cali fino al 7,3% e nessuna variazione significativa di PM2.5.
Nella storica città di Bath, la Clean Air Zone avviata nel marzo 2021 ha portato nel 2021 a un calo medio del 22% di NO₂ in tutta la città e raggiunto nel 2022 una riduzione del 26% rispetto al 2019. Seppure in contesti urbani meno estesi rispetto a Milano e Londra, questi esempi confermano come le limitazioni al traffico possano produrre miglioramenti tangibili sulla qualità dell’aria, pur evidenziando la necessità di coordinare tali misure con politiche di trasporto pubblico e mobilità sostenibile.
Analisi dei dati
Il confronto fra i diversi contesti rivela che le percentuali di riduzione degli inquinanti variano in funzione dell’ampiezza delle zone limitate, del tasso di motorizzazione preesistente e delle caratteristiche geografiche. Milano ha ottenuto riduzioni del 19% di PM10 e dell’11 µg/m³ di NO₂ nelle zone circoscritte, mentre Londra ha conseguito un decremento del 27% di NO₂ a livello cittadino grazie all’estensione totale dell’ULEZ.
Birmingham e Bath, sebbene con numeri percentuali inferiori rispetto ai giganti urbani, mostrano comunque efficacia nel ridurre di oltre un quinto le concentrazioni di NO₂. Complessivamente, una ZTL ben progettata e adeguatamente supportata da controlli, incentivi e alternative di mobilità sembra garantire un miglioramento significativo della qualità dell’aria e, di conseguenza, della salute pubblica.
Dall’analisi dei dati più recenti emerge che i blocchi al traffico nelle città europee rappresentano uno strumento efficace per migliorare la qualità dell’aria e, indirettamente, la qualità di vita dei cittadini. Le esperienze di Milano, Londra, Birmingham e Bath dimostrano riduzioni significative di NO₂, PM10 e PM2.5, insieme a una maggiore propensione verso veicoli puliti e mezzi sostenibili.
In prospettiva, per massimizzare i benefici, tali misure devono essere integrate in un quadro strategico più ampio di mobilità urbana, comprendente potenziamento dei trasporti pubblici, ciclabilità e incentivi per l’elettrificazione dei veicoli. Solo così sarà possibile coniugare accessibilità, efficienza e salute ambientale nelle metropoli del futuro.