Trasformare la plastica in carburante diesel, la via cinese

La Chinese Academy of Sciences sta portando avanti un progetto di ricerca che punta a trasformare il polietilene in carburante senza effetti collaterali per l'ambiente.

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a cura di Dario D'Elia

Trasformare la plastica in carburante potrebbe essere una degna risposta all'inquinamento globale. La Chinese Academy of Sciences ha pubblicato su Science un progetto di ricerca che lascia ben sperare e che sembra risolvere (quasi) tutti i problemi legati al processo di conversione.

Oggi il polietilene – usato per realizzare bottiglie, contenitori e anche le guaine dei cavi – una volta recuperato viene posto in fornaci, bruciato ad alte temperature e reimpiegato per realizzare altre plastiche. Insomma, la procedura richiede l'impiego di grandi quantità di energia, inquina e non risolve il problema alla radice.

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Isole di plastica nell'oceano

Il chimico Zheng Huang e il suo staff hanno scoperto che le molecole organiche di una serie di microbi abbinate a Iridio – una sorta di catalizzatore organometallico - se portate a temperature di 150° con il polietilene possono accelerare un processo di degradazione senza precedenti. Si ottiene così un liquido che può consentire la creazione di diesel e derivati.

I vantaggi sono che le richieste energetiche per il processo sono ridotte e non ci sono effetti collaterali per l'ambiente. L'unica grande sfida ancora irrisolta è legata all'efficienza. Il rapporto è ancora di 30 a 1, quando l'obiettivo "commerciale" è di 10mila o 1 milione a uno.

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"I nostri prodotti sono molto più puliti rispetto a quelli ottenuti dai metodi di combustione tradizionali", ha dichiarato Huang. "Pensiamo che il potenziale futuro sia lì – ovvero migliorare l'efficienza e ridurre i costi dell'Iridio. Speriamo molto presto di poter scalare il processo dal grammo di laboratorio al chilo o anche tonnellata".