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Trump ha vinto, e l'Europa dell'auto ha paura

Donald Trump è stato eletto alla presidenza USA e ha promesso di imporre dazi commerciali anche nei confronti dell'UE, ecco le conseguenze per l'auto

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a cura di Tommaso Marcoli

Editor

Pubblicato il 06/11/2024 alle 11:44

Le urne si sono chiuse sull'altra sponda dell'Atlantico e Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Un risultato che rimetterà al centro dell'agenda presidenziale la politica interna e la protezione della sua economia con tutte le ripercussioni che questa dottrina comporta. E tra le industrie che più di ogni altre potrebbe subire - letteralmente - il peso delle decisioni economiche, c'è sicuramente quella dell'automobile. Trump ha sempre visto con sospetto la presenza di automobili europee in America, celebre uno scambio di battute (da lui stesso riportato) con Angela Merkel. Il Tycoon chiese alla cancelliera quante Chevrolet pensasse circolassero per Berlino. La cancelliera tedesca rispose, quasi divertita, "non credo ce ne siano". La risposta fu in pieno stile Trump: "appunto, questa cosa non va bene". Una conversazione ormai di qualche anno fa ma che rende molto bene l'idea del futuro Presidente. E l'industria dell'auto europea potrebbe, forse, iniziare ad avere paura.

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Aumento delle tariffe e delle barriere commerciali

Il primo passo che Trump potrebbe compiere sarebbe quello di reintrodurre o ampliare tariffe sulle auto e componenti importati dall'UE. Questo porterebbe a un aumento dei costi per le case automobilistiche europee come Volkswagen, BMW, e Mercedes (che hanno negli USA il loro primo mercato di sbocco) riducendo la loro competitività sul mercato americano. Se si riduce la penetrazione degli stessi all'interno del mercato più ricco del Pianeta, le conseguenze ricadrebbero a pioggia su tutto il comparto produttivo europeo. Le conseguenze potrebbero essere davvero pesanti.

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Ritiro degli incentivi per la mobilità elettrica

Sebbene l’amministrazione Trump abbia sempre osteggiato il passaggio alla mobilità elettrica, questo tema sarà molto probabilmente ridiscusso. Il motivo è semplice: Elon Musk (proprietario di Tesla) è stato attore protagonista della campagna elettorale di Trump, aiutandolo nella comunicazione e donando 180 milioni di dollari al suo partito. Trump ha una fortissima considerazione dell'imprenditore, definito un "super genio" ed è difficile immaginare che attui uno sgarbo di queste proporzioni a un elemento che si è rivelato fondamentale per la sua vittoria elettorale. Trump potrebbe però limitare gli incentivi alle sole automobili elettriche americane, ad esempio, e questo comporterebbe un danno enorme per le case automobilistiche europee che hanno investito miliardi nella transizione verso l’elettrico. Volkswagen e Stellantis, in primis, potrebbero risentirne, perdendo terreno rispetto ai produttori locali che potrebbero adattarsi più facilmente a una politica più protezionista.

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Competizione con le aziende tech americane

Trump ha segnalato una maggiore apertura verso le big tech americane, che stanno entrando nel mercato automobilistico con innovazioni in mobilità autonoma e software (come Tesla, Apple e Google). Le case automobilistiche europee potrebbero trovare difficoltà a competere su questo terreno, perché non hanno le stesse competenze specifiche e non possono fare affidamento su fornitori esterni di pari livello. Le cose potrebbero ulteriormente complicarsi se l'UE proseguirà con regolamentazioni più stringenti per l’industria digitale e dell’intelligenza artificiale.

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Incertezza nelle catene di fornitura

Con una maggiore pressione per isolare la Cina, considerata il nemico numero 1 per l'industria USA fondamentale per la fornitura di batterie e componenti per veicoli elettrici, le case automobilistiche europee si troverebbero a dover riorganizzare la propria catena di approvvigionamento. E attenzione, in questo scenario si inserisce anche la discussione attorno ai dazi proprio ai veicoli elettrici cinesi. Se gli USA imponessero un bando all'import di componenti, questo potrebbe far lievitare i costi di produzione e rallentare l’introduzione di modelli elettrici competitivi sui mercati globali, proprio mentre l’UE preme per accelerare la transizione ecologica.

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Possibili restrizioni agli investimenti europei negli USA

Infine, in caso tutto il percorso economico a stampo protezionista di Trump trovi compimento nei prossimi mesi, gli investimenti diretti delle case europee in America potrebbero subire restrizioni. Se così fosse, sarà limitata la loro capacità di produrre in loco e mantenere un buon rapporto qualità-prezzo per i consumatori americani.

123RF/akilmazumder Auto elettrica
Auto elettrica

Per affrontare questa situazione, l’industria automobilistica europea potrebbe cercare nuove alleanze strategiche e investire maggiormente in innovazione interna per rendere i propri prodotti più competitivi, anche di fronte a eventuali barriere commerciali. La sfida è aperta.

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