Il settore dell'intelligenza artificiale sta attraversando un momento di profonda riflessione, con segnali sempre più evidenti che suggeriscono un possibile surriscaldamento del mercato. Mentre le aziende tecnologiche continuano a investire miliardi in questa tecnologia rivoluzionaria, cresce il timore che si stia ripetendo lo stesso scenario che portò al crollo della bolla dot-com del 2000. La situazione attuale presenta analogie preoccupanti con quel periodo, quando l'euforia per le nuove tecnologie internet aveva spinto le valutazioni a livelli insostenibili, salvo poi crollare drammaticamente quando la realtà si è scontrata con aspettative irrealistiche.
I numeri che fanno riflettere: investimenti record ma risultati incerti
I dati forniti da CB Insights dipingono un quadro tanto impressionante quanto allarmante: nella prima metà del 2025, il 50% degli investimenti venture capital è confluito verso startup specializzate in intelligenza artificiale. In soli sei mesi, i finanziamenti al settore AI hanno superato l'intero budget investito nell'anno precedente, una crescita che ha fatto suonare campanelli d'allarme tra gli osservatori più prudenti del mercato tecnologico.
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Investimenti record non giustificati da risultati concreti: Massicci finanziamenti a fronte del fallimento del 95% dei progetti pilota.
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Segnali di crisi da grandi aziende: Meta sta ridimensionando il proprio team AI e ha bloccato le assunzioni.
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Valutazioni "irrazionali": Anche il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha ammesso che le valutazioni di alcune startup sono insostenibili.
Tuttavia, uno studio del MIT ha gettato una luce critica sull'efficacia reale di questi massicci investimenti. La ricerca, condotta intervistando 150 dirigenti aziendali, esaminando 350 dipendenti e analizzando 300 progetti di AI, ha rivelato che il 95% dei progetti pilota di intelligenza artificiale non produce risparmi finanziari misurabili né incrementa i profitti aziendali. Un risultato sorprendente, considerando che gli investimenti aziendali in AI generativa oscillano tra i 30 e i 40 miliardi di dollari.
Meta, l'azienda di Mark Zuckerberg che aveva investito milioni nella creazione di un team dedicato alla "superintelligenza", ha recentemente annunciato una ristrutturazione significativa della propria divisione AI. Il colosso dei social media ha deciso di smantellare l'apparato interno esistente, suddividendolo in quattro nuovi gruppi specializzati: ricerca, formazione, prodotti e infrastrutture.
La mossa più significativa riguarda però il blocco delle assunzioni nella divisione AI, una decisione che ha colto di sorpresa molti osservatori. Fino a pochi mesi fa, Meta offriva stipendi da capogiro e bonus alla firma da 100 milioni di dollari per attrarre i migliori talenti del settore. Ora, secondo quanto riportato dal New York Times, l'azienda sta considerando una riduzione del personale proprio in quello che dovrebbe essere il suo settore più strategico.
L'allarme di Sam Altman: eccitazione eccessiva e valutazioni irrazionali
Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha lanciato un monito che ha fatto eco in tutta Silicon Valley. Durante una conferenza stampa, ha ammesso senza mezzi termini che gli investitori si stanno "eccitando troppo" per l'intelligenza artificiale, pur riconoscendo che questa tecnologia rappresenta "la cosa più importante accaduta da molto tempo a questa parte".
Le parole di Altman sono state particolarmente dure riguardo alle valutazioni di alcune startup: "È folle e non razionale che alcune piccole startup di AI ricevano finanziamenti a valutazioni così elevate". La sua previsione è stata lapidaria: "Qualcuno perderà una quantità fenomenale di denaro, anche se molte persone ne guadagneranno altrettanto".
Il lancio di ChatGPT-5 all'inizio del mese ha ricevuto una risposta tiepida dal mercato, nonostante Altman l'abbia definito un "aggiornamento importante". Molti utenti hanno lamentato che il nuovo chatbot risultasse freddo e impersonale, tanto che OpenAI ha dovuto promettere il ritorno di ChatGPT-4o per gli utenti premium.
Il verdetto degli esperti: bubble o rivoluzione?
Il dibattito tra i leader tecnologici riflette l'incertezza del momento. Eric Schmidt, ex CEO di Google, sostiene che sia "improbabile" trovarsi di fronte a una bolla speculativa. Al contrario, Joe Tsai, cofondatore di Alibaba, ha espresso preoccupazione per quello che definisce "una sorta di bolla", temendo che la corsa alla costruzione di data center possa superare la domanda effettiva.
Lo studio del MIT ha identificato un "gap formativo" come principale ostacolo al successo dei progetti AI: aziende e dipendenti non comprendono ancora come utilizzare al meglio questa tecnologia per massimizzarne i benefici. Molte organizzazioni si concentrano sull'utilizzo dell'AI in marketing e vendite, quando potrebbero ottenere maggiori risparmi applicandola ai processi operativi interni.
Mercoledì, gli investitori guarderanno con particolare attenzione ai risultati trimestrali di Nvidia, considerati un barometro cruciale per comprendere lo stato reale del mercato dell'intelligenza artificiale e stabilire se i timori di una bolla siano fondati o semplicemente il riflesso di un momento di assestamento in un settore in rapidissima evoluzione.