Google è sinonimo di ricerca online da vent'anni e oltre, ma le cose stanno cambiando rapidamente e Google sta perdendo terreno proprio sulla Ricerca. Una perdita che rappresenta un cambiamento profondo. Un numero crescente di utenti sta infatti usando ChatGPT come prima scelta per ottenere risposte. E non è nemmeno l'unico problema di Google, considerando che molti giovani e giovanissimi fanno le loro ricerche direttamente su TikTok.
Il fenomeno comunque si sta rapidamente diffondendo anche tra le generazioni più mature, attratte da un approccio completamente diverso alla ricerca delle informazioni. La trasformazione in corso ricorda quella che investì il settore delle telecomunicazioni quando gli smartphone resero obsoleti i telefoni fissi: non si tratta semplicemente di un miglioramento incrementale, ma di un cambiamento paradigmatico nel modo in cui accediamo alla conoscenza digitale.
L'era della risposta diretta
Il motivo principale per cui sempre più persone abbandonano la ricerca tradizionale risiede nella differenza fondamentale tra i due approcci. Google funziona come un bibliotecario che ti indica gli scaffali dove cercare, ChatGPT invece è come un esperto che ha già letto tutti i libri e può risponderti direttamente. Questa modalità rispecchia molto di più il modo naturale in cui l'umanità ha sempre trasmesso la conoscenza: attraverso il dialogo e la spiegazione diretta.
La frustrazione di dover navigare tra decine di link, spesso per trovare informazioni frammentarie o contraddittorie, sta spingendo molti utenti verso l'intelligenza artificiale conversazionale. Il tempo risparmiato è considerevole: invece di passare minuti a filtrare i risultati di ricerca, si ottiene una risposta elaborata in pochi secondi.
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda il sistema di ranking di Google, che non sempre premia la qualità del contenuto. L'idea di base è che il motore di ricerca dovrebbe dare all'utente il miglior risultato possibile, quello che effettivamente risponde alla sua domanda: ma spesso i primi risultati sono di pessima qualità, siti creati apposta per battere l'algoritmo ma con contenuti inutili (o poco utili) per le persone.
Spesso ci si trova ad "atterare" su articoli pieni di keyword che però non dicono niente, e di frequente si arriva a questo risultato dopo aver fatto lo slalom tra inserimenti pubblicitari che - a loro volta - non sono utili per la nostra ricerca.
I chatbot invece rispondono in modo diretto e semplice, con del testo non troppo difficile da leggere. È vero per ChatGPT ma anche per Gemini della stessa Google: il bot sintetizza informazioni da una vasta gamma di fonti senza privilegiarne alcune a scapito di altre. Il risultato è spesso più equilibrato e meno condizionato da logiche commerciali o di visibilità.
Inoltre possiamo chiedere al bot di spiegare la risposta in modo più semplice o più approfondito, secondo le nostre esigenze. Qualcosa che la ricerca tradizionale non può fare. L'intelligenza artificiale può inoltre strutturare le informazioni in formati diversi: elenchi puntati, tabelle comparative, riassunti schematici. Questa versatilità la rende particolarmente utile per professionisti che devono elaborare grandi quantità di dati in tempi ridotti.
Il chatbot poi è più bravo a elabora richieste complesse, e possiamo anche parlarci a voce. Non è - ovviamente - in grado di "capire" veramente, ma le sua proprietà statistiche sono in grado di elaborare frasi lunghe e complesse. E a volte riescono anche a dedurre ciò che intendiamo pur non avendo scritto una frase perfetta. Su un motore di ricerca tradizionale, su Google, si può scrivere al massimo una frase semplice; una cosa che, comunque, solo pochi anni fa era una rivoluzione pazzesca.
Questa capacità di elaborazione contestuale si rivela particolarmente preziosa in ambiti professionali, dove le decisioni dipendono spesso dall'interazione di fattori multipli e complessi.
L'evoluzione del dialogo digitale
Un aspetto rivoluzionario di ChatGPT è la continuità conversazionale. A differenza di Google, che tratta ogni ricerca come un evento isolato, l'IA mantiene la memoria del dialogo, permettendo di approfondire progressivamente un argomento attraverso domande successive. Questo approccio incrementale consente di arrivare a soluzioni più raffinate e personalizzate. E in questo, tra l'altro, ChatGPT funziona meglio di Gemini.
La possibilità di fare domande di follow-up trasforma la ricerca di informazioni da un processo meccanico in un'esperienza più simile a una consulenza professionale, dove ogni risposta può generare nuovi spunti di approfondimento.
Chi ha vissuto i primi anni di Internet ricorda un'esperienza più pulita e focalizzata. Il web moderno è invece caratterizzato da popup invasivi, pubblicità aggressive, paywall e contenuti clickbait che rendono la navigazione spesso frustrante. ChatGPT elimina completamente questi ostacoli, offrendo un'esperienza di consultazione lineare e senza interruzioni. Bisogna però accettare i limiti della versione gratuita, che sono altrettanto fastidiosi, o accettare di pagare l'abbonamento - una scelta che personalmente ritengo più che giustificata.
Questa pulizia dell'interfaccia non è solo una questione estetica: riduce significativamente il carico cognitivo dell'utente, permettendo di concentrarsi esclusivamente sul contenuto relevante.
Un database dinamico
Forse l'aspetto più innovativo di ChatGPT è la sua capacità di funzionare come un database dinamico. Mentre Google presenta informazioni in formato statico, l'IA può riorganizzare, filtrare e presentare i dati secondo criteri personalizzati. Questo la rende particolarmente utile per ricerche che richiedono elaborazioni creative o incroci di dati non convenzionali.
Per esempio, è possibile chiedere una classifica dei presidenti americani ordinata per età al momento dell'elezione, o un elenco di film degli anni '80 raggruppati per regista e ordinati per incasso. Queste query "dinamiche" sarebbero estremamente difficili da soddisfare attraverso la ricerca tradizionale.
Il chatbot può prendere le informazioni disponibili e organizzarle per rispondere alla domanda. Il motore di ricerca ce le può mostrare solo se esistono già in rete e se riesce a trovarle.
Dal sapere al saper fare
L'ultima frontiera riguarda la capacità di ChatGPT di non limitarsi a fornire informazioni, ma di eseguire concretamente determinati compiti. Mentre Google può spiegare come scrivere una lettera di presentazione, ChatGPT può redigerla direttamente, personalizzandola sui dati forniti dall'utente. Questa evoluzione da "motore di ricerca" a "assistente operativo" rappresenta probabilmente il cambiamento più significativo nel rapporto tra uomo e tecnologia informativa degli ultimi decenni.
La trasformazione è solo all'inizio, ma i segnali sono chiari: stiamo assistendo alla nascita di una nuova era nella gestione della conoscenza digitale, dove l'intelligenza artificiale non si limita a indicarci dove trovare le risposte, ma diventa essa stessa la fonte di soluzioni personalizzate e immediate.