Mentre i governi accelerano verso la decarbonizzazione e la chiusura programmata delle centrali fossili, una nuova opportunità economica emerge dalle ceneri dell'industria pesante tradizionale. La convergenza tra la crescente domanda di capacità computazionale per l'intelligenza artificiale e la necessità di dismettere vecchi impianti energetici sta creando un fenomeno di riconversione industriale senza precedenti.
La corsa al "speed to power" delle Big Tech
La velocità è diventata il fattore determinante per i colossi tecnologici europei. Costruire un data center completamente nuovo in Europa comporta tempi di attesa che possono superare i dieci anni solo per ottenere la connessione alla rete elettrica, un lusso che aziende come Microsoft e Amazon non possono permettersi nell'era dell'espansione dell'intelligenza artificiale. Come spiega Sam Huntington di S&P Global Commodity Insights, il mantra che domina le decisioni è ormai un concetto chiaro: "speed to power".
I dati di Synergy Research Group evidenziano come l'Europa sia in ritardo significativo rispetto a Stati Uniti e Asia proprio a causa della lentezza burocratica che caratterizza lo sviluppo di nuove infrastrutture digitali. La riconversione di siti industriali esistenti rappresenta quindi una scorciatoia strategica per accedere rapidamente a energia, sistemi di raffreddamento ad acqua e autorizzazioni già in essere.
L'economia della riconversione energetica
Le cifre che ruotano attorno a questa trasformazione sono impressionanti. I nuovi Power Purchase Agreements possono raggiungere valori che vanno da centinaia di milioni fino a miliardi di euro, considerando che ogni data center può consumare da centinaia di megawatt fino a oltre un gigawatt per sito. Gregory LeBourg di OVH rivela un aspetto cruciale del mercato: le aziende tecnologiche sono disposte a pagare fino a 20 euro in più per megawattora pur di garantirsi forniture a basse emissioni di carbonio.
Simon Stanton di RWE chiarisce la portata strategica di queste operazioni: "Non è solo una questione di vendita di terreni inutilizzati, ma di costruire relazioni strategiche che permettono di ridurre i rischi e finanziare nuove infrastrutture rinnovabili". Le utility energetiche stanno infatti ripensando completamente il proprio modello di business, trasformando quello che un tempo era un costo di dismissione in una fonte di reddito stabile e a lungo termine.
Il panorama delle dismissioni e opportunità
I numeri dell'ONG Beyond Fossil Fuels disegnano chiaramente le dimensioni del fenomeno: entro il 2038, la maggior parte delle 153 centrali a carbone e lignite ancora operative nell'Unione Europea e nel Regno Unito verrà definitivamente chiusa, in linea con gli obiettivi climatici continentali. Dal 2005 a oggi, ben 190 impianti hanno già cessato la loro attività, creando un patrimonio infrastrutturale in cerca di nuova destinazione.
Engie ha già mappato 40 siti potenziali da proporre agli operatori digitali, inclusa l'ex centrale a carbone Hazelwood in Australia, chiusa nel 2017. L'azienda francese punta a raddoppiare la sua capacità rinnovabile e di accumulo entro il 2030, passando dagli attuali 52,7 GW a oltre 100 GW. Anche altri giganti energetici come EDP (Portogallo), EDF (Francia) ed Enel (Italia) stanno sviluppando strategie simili per valorizzare i propri asset industriali.
I progetti concreti già in movimento
Tom Glover della società immobiliare JLL conferma che numerosi progetti di riconversione sono già in fase avanzata di sviluppo. Tra i più ambiziosi spicca un mega data center da 2,5 GW in fase di realizzazione presso un'ex centrale a carbone tedesca, mentre nel Regno Unito sono in corso quattro progetti per un importante cliente tecnologico non ancora identificato pubblicamente.
Drax sta attivamente cercando un partner strategico per trasformare una sua ex centrale a carbone nello Yorkshire, oggi parzialmente convertita a biomassa. Il sito offre vantaggi competitivi significativi, incluse infrastrutture di raffreddamento già operative e un modello "behind-the-meter" che garantisce alimentazione diretta dal sito, utilizzando la rete nazionale solo come supporto di emergenza. EDF ha già completato la selezione di sviluppatori per due progetti su centrali a gas nel centro e nell'est della Francia.
Gli "energy park": il futuro della sostenibilità digitale
Una delle innovazioni più promettenti emersa da questa tendenza è lo sviluppo di "energy park" integrati, dove i data center vengono collegati direttamente a impianti di produzione rinnovabile, minimizzando la dipendenza dalla rete elettrica tradizionale. Questo modello rappresenta un'evoluzione significativa rispetto al semplice "riciclaggio" di vecchie infrastrutture, creando ecosistemi energetici completamente autosufficienti e a impatto ambientale ridotto.
La strategia non si limita alla semplice sostituzione di attività industriali, ma ridefinisce il concetto stesso di sostenibilità nel settore tecnologico, dimostrando come la transizione energetica possa generare valore economico attraverso la riqualificazione intelligente del patrimonio industriale esistente.