Il settore dei data center si prepara a una crescita senza precedenti che metterà sotto pressione le reti elettriche di mezzo continente nordamericano. Secondo un nuovo rapporto di BloombergNEF, entro il 2035 queste infrastrutture richiederanno 106 gigawatt di elettricità, quasi il triplo rispetto ai 40 gigawatt consumati attualmente. Una trasformazione radicale che sta già sollevando interrogativi sulla capacità delle reti di sostenere tale domanda energetica.
Il fenomeno presenta caratteristiche peculiari che vanno oltre la semplice moltiplicazione numerica delle strutture esistenti. La maggior parte dei nuovi impianti pianificati avrà dimensioni colossali, con una capacità media superiore ai 100 megawatt, mentre quasi un quarto supererà i 500 megawatt. Alcuni giganti raggiungeranno addirittura la soglia di 1 gigawatt, una scala che oggi caratterizza solo il 10% delle installazioni operative. Per fare un paragone comprensibile al pubblico italiano, si tratta di strutture che consumano più elettricità di città medie come Brescia o Modena.
La geografia di questa espansione privilegia aree più rurali rispetto al passato, una scelta dettata dalla necessità di trovare spazio per strutture sempre più estese e dalla scarsità di siti disponibili vicino ai centri urbani. Gli stati americani di Virginia, Pennsylvania, Ohio, Illinois e New Jersey concentreranno buona parte dei nuovi investimenti, tutti situati nella regione gestita dalla PJM Interconnection, l'organizzazione che coordina la rete elettrica in quella porzione di territorio. Anche il Texas, con la sua rete Ercot indipendente, vedrà un significativo aumento di capacità.
L'intelligenza artificiale si conferma il motore principale della corsa alla potenza di calcolo. BloombergNEF prevede che il tasso di utilizzo complessivo dei data center salirà dal 59% al 69%, con l'addestramento dei modelli di AI e le operazioni di inferenza che arriveranno a rappresentare quasi il 40% del totale delle operazioni computazionali. Questo spiega perché gli investimenti globali nel settore abbiano raggiunto quest'anno la cifra record di 580 miliardi di dollari, superando quanto il mondo spende annualmente per la ricerca di nuove riserve petrolifere.
Le previsioni di BloombergNEF rappresentano una revisione significativamente al rialzo rispetto a un documento pubblicato dalla stessa organizzazione appena ad aprile. L'accelerazione è stata innescata da un'ondata di nuovi progetti annunciati negli ultimi mesi. Tra l'inizio del 2024 e l'inizio del 2025, i progetti in fase iniziale sono più che raddoppiati, anche se questi si distinguono da quelli già confermati o attualmente in costruzione. Con una tempistica media di sette anni dal piano alla messa in funzione, sono proprio i progetti nelle fasi preliminari a influenzare maggiormente le previsioni a lungo termine.
Questa espansione frenetica sta però generando tensioni con i gestori delle reti elettriche. Monitoring Analytics, l'organismo indipendente che vigila sulle operazioni di PJM Interconnection, ha presentato un reclamo formale alla Federal Energy Regulatory Commission (FERC), l'autorità federale che regola l'energia negli Stati Uniti. L'accusa è pesante: secondo l'organismo di controllo, PJM avrebbe l'autorità di autorizzare nuove connessioni di data center solo quando la rete dispone di capacità adeguata, ma non starebbe applicando questa regola.
Nel documento presentato alla FERC, Monitoring Analytics sostiene che nell'ambito delle sue responsabilità per mantenere l'affidabilità del sistema, PJM ha il potere di richiedere ai grandi nuovi carichi come i data center di attendere prima di essere aggiunti alla rete, fino a quando non possano essere serviti in modo affidabile. L'organismo propone la creazione di una vera e propria lista d'attesa per i carichi elettrici, paragonabile alle code già esistenti per i nuovi impianti di generazione.
Ma la questione non riguarda solo l'affidabilità della rete. Monitoring Analytics punta il dito contro i data center come responsabili degli attuali prezzi elevati dell'elettricità nella regione, accusando PJM di non aver chiarito e applicato le proprie regole esistenti per proteggere un servizio affidabile e accessibile economicamente. "Il fallimento di PJM nel chiarire e far rispettare le proprie norme e nel proteggere un servizio affidabile e conveniente è ingiusto e irragionevole", si legge nel reclamo.
La controversia illumina un dilemma che non riguarda solo gli Stati Uniti ma che si sta manifestando in diverse regioni del mondo dove si concentrano questi impianti. Da un lato, i data center rappresentano infrastrutture essenziali per l'economia digitale e per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, tecnologie considerate strategiche per la competitività economica. Dall'altro, il loro impatto sulle reti elettriche e sui prezzi dell'energia solleva interrogativi sulla sostenibilità di una crescita così rapida e concentrata territorialmente.