La storia dlela fusione nucleare continua ad attirare investimenti miliardari nonostante le sfide tecnologiche ancora irrisolte. Lowercarbon Capital, la società di venture capital fondata da Chris Sacca, ha annunciato giovedì al SOSV Climate Tech Summit l'intenzione di lanciare un secondo fondo dedicato esclusivamente alle startup che lavorano su questa tecnologia energetica. La notizia, riportata da Bloomberg, conferma come alcuni investitori rimangano convinti che la fusione nucleare commerciale sia ormai vicina alla realizzazione pratica.
L'impegno finanziario necessario per sviluppare reattori a fusione è tutt'altro che trascurabile. Solo quest'anno, Commonwealth Fusion Systems, una delle aziende leader del settore sostenuta proprio da Lowercarbon Capital, ha raccolto 863 milioni di dollari. Quattro anni fa, la stessa società aveva chiuso un round di Serie B da 1,8 miliardi di dollari, cifre che danno l'idea delle dimensioni in gioco. Secondo i dati raccolti da TechCrunch, almeno una dozzina di startup attive nella fusione hanno superato la soglia dei 100 milioni di dollari in finanziamenti.
Il primo fondo lanciato da Lowercarbon Capital nel 2022 ammontava a 250 milioni di dollari e aveva già puntato su realtà promettenti come Commonwealth Fusion Systems e Pacific Fusion. Sebbene Sacca non abbia rivelato l'entità precisa del nuovo veicolo di investimento, fonti vicine alla società hanno indicato a Bloomberg che l'obiettivo è quello di superare le dimensioni del precedente fondo. Questo conferma una tendenza crescente nel settore del venture capital climatico.
La fusione nucleare rappresenta da decenni il Santo Graal dell'energia pulita: un processo che replica quello che avviene nel sole, producendo enormi quantità di energia senza emissioni di carbonio e con scorie radioattive minime rispetto alla fissione nucleare tradizionale. Tuttavia, la realizzazione pratica di reattori commercialmente sostenibili si è rivelata estremamente complessa, tanto che è diventata proverbiale la battuta secondo cui la fusione è "sempre a trent'anni di distanza".
Nonostante lo scetticismo di molti, alcuni investitori climatici di alto profilo mantengono una fiducia incrollabile nella tecnologia. Oltre a Sacca, figure come Vinod Khosla hanno destinato risorse significative al settore. La loro scommessa si basa sulla convinzione che i recenti progressi tecnologici abbiano finalmente avvicinato il momento della svolta commerciale. Diversi sviluppi recenti sembrano infatti mostrare segnali incoraggianti, alimentando l'ottimismo degli investitori.
L'annuncio di Lowercarbon Capital arriva in un momento in cui il dibattito sull'energia nucleare si è riacceso anche in Italia e in Europa, dove la transizione energetica richiede soluzioni capaci di garantire energia pulita e costante. A differenza dei reattori a fissione, che sollevano preoccupazioni sulla sicurezza e sullo smaltimento delle scorie, la fusione nucleare promette una fonte energetica praticamente inesauribile e intrinsecamente più sicura, anche se ancora lontana dalla commercializzazione su larga scala.
Il portafoglio di investimenti di Lowercarbon Capital nel settore della fusione riflette una strategia mirata a sostenere diverse tecnologie e approcci, nella speranza che almeno uno raggiunga per primo la viabilità commerciale. Questa diversificazione è tipica del venture capital in settori ad alto rischio e alta potenziale ricompensa, dove i tempi di sviluppo sono lunghi e i risultati incerti.