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Il “mobile” prima di tutto

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Il “mobile” prima di tutto

di Riccardo Florio sabato 13 Luglio 2013 19:01
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Le aziende devono seguire una strategia "mobile first" e non "mobile also". È questo il presupposto che muove IBM per guidare le aziende verso una rivoluzione che pone il concetto di mobilità al centro di qualsiasi attività venga realizzata all'interno dell'organizzazione aziendale.
Stefano Stinchi, vice president software sviluppo applicativo di IBM Europe, illustra i principali trend che stanno interessando il mercato.

Stefano Stinchi, vice president software sviluppo applicativo di IBM Europe

Qual è la portata del cambiamento indotto dall'avvento della mobilità?

Si preannuncia un forte sforzo di cambiamento perché l'ICT è nato e si è, finora, sviluppato attorno a ciò che viene denominato "system of record" ovvero ai sistemi che governavano i dati, mentre ora ci si deve spostare verso il concetto di "system of engagement" a indicare una gestione che ruota attorno alla relazione con le persone. Il punto di partenza è di capire e recepire, all'interno dell'azienda, l'idea che la mobilità non è una rivoluzione tecnologica ma di business. Possiamo discutere di dispositivi mobili, di tecnologia indossabile o del personal device del futuro ma ciò che è cambiato per sempre è l'impatto dell'utente sull'azienda che in precedenza era piccolo, con Internet è aumentato e con il mobile è diventato fondamentale.

Cosa dovrebbe fare un'azienda per seguire questo processo evolutivo?

L'azienda deve operare su due aspetti del proprio sistema informativo. Il primo è quello dell'infrastruttura che deve diventare scalabile e flessibile perché uno dei problemi più significativi da affrontare attualmente è il Bring Your Own Device. Il BYOD non può essere gestito semplicemente pensando di assegnare uno smartphone a tutti gli executive per rendere il 10% del personale più produttivo. I responsabile dei sistemi informativi devono capire che non è possibile evitare di coinvolgere il restante 90% che, peraltro, non ha bisogno di un dispositivo mobile fornito dall'azienda perché lo ha già e deve solo avere la possibilità di utilizzarlo per accedere alle applicazioni aziendali. Va compreso che non è più l'IT che guida il cambiamento ma è l'utente e i sistemi informativi vanno adeguati per rispondere alle esigenze degli utenti. Un secondo tema cruciale è la velocità. La scala temporale del time-to-market per le applicazioni enterprise è passata da anni, a otto e poi a sei mesi per giungere ormai all'ordine delle settimane se non dei giorni.
Un utente che si trova a dover interagire con un'applicazione che non funziona secondo le sue aspettative non attende più, come in precedenza, un mese perché venga sistemata ma, semplicemente, l'abbandona. Un'applicazione che colleziona per un mese commenti negativi ha un "rating" che non ne permette più il posizionamento sul mercato. Pertanto, gli interventi per modificare gli aspetti infrastrutturali o applicativi vanno predisposti in tempi rapidissimi.

Per potersi riorganizzare un'azienda ha però bisogno di tempo. Quanto se ne può permettere?

Ovviamente non è possibile stravolgere completamente i modelli di un'azienda in una settimana ma è fondamentale che l'azienda intraprenda un percorso chiaro avendo ben presente il punto di arrivo, che deve prevedere un cambiamento totale verso il system of engagement.
Non si tratta di un semplice "aggiustamento" dell'approccio esistente ma di un cambiamento radicale che può avvenire in un periodo più o meno lungo in funzione della tipologia di mercato in cui è collocata l'azienda. È il mercato che detta i tempi con cui un'azienda deve cambiare, perché il mobile ha abbassato notevolmente le barriere di ingresso. Pensiamo, per esempio, ad aziende come American Express o Visa, che potevano essere considerate le più solide e protette rispetto all'evoluzione del mercato. L'arrivo del servizio Square, che ha trasformato ogni singolo cellulare in un POS accettando pagamenti di carta di credito da iPhone, Android o iPad, sta crescendo a ritmi dell'8mila per cento al mese allontanando il mondo retail dai sistemi tradizionali di pagamento (che gli richiedevano un "fee" N.d.r.) e obbligando American Express e Visa a correre a ripari per predisporre contromisure adeguate.

Anche le aziende poco propense all'innovazione possono avvantaggiarsi della mobilità?

Se un'azienda non dispone di una particolare capacità innovativa è preferibile inizialmente che affidi all'esterno una specifica parte del suo business a cominciare dall'area in cui è possibile conseguire i maggiori vantaggi dall'introduzione della mobility. IBM propone una molteplicità di servizi per aiutare le aziende nella trasformazione verso la Mobile Enterprise che coprono l’intero ciclo di vita del mobile e permettono di conseguire vantaggi in termini di aumento della produttività, flessibilità, riduzione dei costi. Abbiamo una serie di servizi consulenza come l'IBM Mobile Infrastructure Strategy & Planning che aiuta i nostri clienti a indirizzare correttamente tutti gli aspetti e a definire la propria strategia per la mobility; servizi gestiti, per evitare alle aziende di doversi dotare delle infrastrutture e delle competenze per gestire in sicurezza il proprio ambiente mobile e servizi professionali e progettuali.

Come si affronta il problema della sicurezza applicativa?

La sicurezza delle applicazioni mobili resta un problema critico. All'interno del proprio portafoglio d'offerta IBM ha sviluppato diversi prodotti. Abbiamo soluzioni di analisi statica del codice che intervengono al momento in cui è terminato lo sviluppo per stabilire, in base a pattern noti di malware o altre minacce, se vi siano vulnerabilità o aspetti di sicurezza non considerati. A questi si affiancano strumenti che intervengono "a valle", effettuando un'analisi dinamica attraverso test di performance della sicurezza per verificare che tutti i criteri vengono rispettati.

Come cambiano i tempi dello sviluppo applicativo in ambito mobile ?

L'adozione della metodologia Agile, che prevede il coinvolgimento nel processo di sviluppo di tutte le persone necessarie per terminare il progetto software incluso il committente, ha velocizzato la definizione dei requisiti, ma non ha risolto il problema. Il ciclo del software, infatti, prevede le tre fasi di development, test e rilascio in produzione e ciò che si deve ottenere è che l'insieme di tutte e tre venga completato in un tempo molto breve. IBM fornisce strumenti per conseguire questo obiettivo e, per farlo al meglio, ha recentemente acquisito una società chiamata Green Hat che dispone di una tecnologia per la virtualizzazione degli ambienti testuali e un'altra chiamata UrbanCode che ha sviluppato soluzioni per accelerare il deployment delle applicazioni in produzione. L'obiettivo di Rational è che il ciclo end-to-end, dalla individuazione dei requisiti, alla fase di test fino al rilascio in produzione, avvenga su tempi dell'ordine delle settimane, in linea con le richieste degli ambienti mobili.

di Riccardo Florio
sabato 13 Luglio 2013 19:01
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