Intel: la fame di potenza continua a crescere

Tutto il mondo sta diventando un enorme computer e i computer hanno un disperato bisogno di chip.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Tutto il mondo sta diventando un enorme computer e i computer hanno un disperato bisogno di chip. Non è un caso che i produttori di semiconduttori stiano faticando parecchio a esaudire le richieste dei clienti e a Dallas un Pat Gelsinger, CEO di Intel, in grande spolvero ha aperto l’evento “Vision” con un discorso in cui ha toccato moltissimi punti, partendo proprio da questo.

Vision è l’evento primaverile di Intel dedicato agli scenari tecnologici del business, mirato ai manager che si occupano di strategia aziendale. Si contrappone a Innovation, l’evento autunnale che è invece più incentrato sulle caratteristiche tecniche e sulle specifiche, dedicato a chi deve mettere le mani nel ferro e nel codice.

Pat Gelsinger è partito dalla definizione della situazione attuale: il mondo ha fame di microchip perché la trasformazione digitale sta travolgendo come un’onda tutte le aziende del Globo. La pandemia ha dato un’accelerata importante al processo, condensando in pochi mesi il progresso che si sarebbe altrimenti consumato in cinque anni, ma la situazione attuale è chiara secondo il CEO: serve molta potenza di calcolo, servono chip in grado di macinare dati a velocità pazzesche e la soluzione non è ancora nei processori a basso consumo.

Purtroppo, le aziende produttrici non erano pronte alla richiesta e stanno faticano parecchio a stare al passo con gli ordini, ma Intel ci tiene a specificare che è già all’opera per aumentare le sue capacità produttive in maniera più ragionata di quanto non sia stato fatto finora: diversificando le regioni geografiche in cui verranno costruite le nuove foundries.

Si parla di tre nuove impianti produttivi negli USA con in più un revamp dell’impianto già operativo in  Nuovo Messico, mentre in Europa dovrebbero attivarsi impianti di produzione di chip in almeno cinque Paesi quali Italia, Germania, Polonia, Spagna e Francia. Tutti focalizzati sui prodotti principe di Intel: i chip ad alte prestazioni.

Chip che andranno ad equipaggiare quegli strumenti che si sono rivelati indispensabili per il lavoro da remoto: i PC.  Certo, tutti abbiamo sempre al nostro fianco lo smartphone e a volte un tablet, ma per il vero lavoro da ufficio, la stragrande maggioranza degli utenti usa un notebook o un desktop. In futuro, forse, le cose cambieranno per i PC, ma Intel è da tempo attiva anche in altri campi.

I settori che nei prossimi anni vedranno una grande cescita, secondo gli analisti del mercato IT, sono quelli del cloud, ai supercomputer, all’edge computing, all’accelerazione grafica e non solo, comprese le GPU. E intel è attiva in tutti questi settori. Il numero di datacenter nel mondo continua a crescere e le necessità di chi li deve gestire diventano sempre più variegate e specializzate.

Intel si sta trasformando da azienda di “ferro e silicio” in una di soluzioni e prodotti su misura. Non a caso il reparto software si sta allargando a dismisura, tanto da far dire a Gelsinger che ha a disposizione più programmatori adesso di quanti non ne avesse un paio d’anni fa, quando era CEO di VMWare.

E finalmente, Intel ha un aspetto “dinamico”, dà l’idea di un’azienda in cui c’è molto fermento e tanta carne messa al fuoco. Così tanta, in realtà, che in questo evento si annunciano anche degli annunci. Oltre ai nuovi XEON, vengono presentati i nuovi processori per workstation “HX”, le soluzione per il cloud, quelle per i super computer e l’annuncio che a giorni sarà rivelata la roadmap per le IPU fino al 2026.

Network & Edge

Intel è sicura che l’Edge Computing, cioè la gestione dei dati che avviene ‘vicino’ a dove questi vengono prodotti, è destinato a crescere in maniera importante. Nel 2021, durante la pandemia, quando era difficile andare dai clienti a installare macchine, sono state effettuate 45.000 installazioni in ambito edge computing.

Un numero importante che considerato il contesto è incredibile. Del resto, molti esperti concordano col dire che i dati da portare in cloud non sono tutti quelli che vengono prodotti, ma solo quelli che saranno utili al business dell’azienda proprietaria.  E questa prima elaborazione dovrà esser fatta tramite edge computing.

Supercomputer? Un giorno saranno una commodity

Durante l’evento si è anche parlato molto di supercomputing e di come questa tipologia di computer diventerà sempre più importante man mano che la quantità di dati che le aziende dovranno gestire aumenterà. Sono stati annunciati dei prodotti, delle iniziative e delle partnership, ma la cosa importante è che Intel ha una serie di chip dedicati a questo ambito e diventeranno importanti come numeri in un futuro piuttosto vicino.

Aurora, per esempio, è un supercomputer da 2 hexaflops attualmente in fase di costruzione da parte di Intel e Cray, sponsorizzato dall’ente per l’energia americano. Non è ancora operativo, ma da subito è possibile ad università e alcune industrie prenotarne il tempo macchina per le operazioni che saranno per lo più incentrate sul machine learning.

L’intelligenza artificiale serve a tutte le aziende

E quindi anche in questo campo si stanno sviluppando chip dedicati per accelerare al massimo l’adozione e lo sviluppo di queste tecnologie. Pat Gelsinger ha detto in questo ambito una cosa importantissima: nell’IA ci sono ancora troppe soluzioni proprietarie e questo rallenta lo sviluppo del settore; Intel vuole accelerare sulle tecnologie aperte in modo da permettere un ecosistema più ampio, più robusto e alla portata di tutti.

Le schede Gaudì 2 annunciate oggi permettono un salto notevole nel rapporto prezzo/prestazioni che risulta migliore di un 40% rispetto alla generazione precedente e l’ottimizzazione del software porterà a risultati ancora migliori permettendo di sviluppare modelli di Machine Learning a una frazione dei costi attuali.

Intel ha molto da fare nei prossimi anni

A prescindere da come andrà la lotta per i chip per i PC, Intel si è strutturata per portare molto valore in molti dei settori che vedranno un grande sviluppo nei prossimi anni. La loro capacità di esecuzione sembra al momento molto buona e i prodotti che non sono ancora eccellenti stanno crescendo comunque molto bene. Per noi, l’importante è che si stia lavorando per avere chip di qualità senza problemi di approvvigionamento e questo porterà un grande beneficio alle aziende di tutto il mondo che si stanno preparando alla nuova trasformazione digitale, quella trainata dai dati.