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Kaspersky, +280% di attacchi ai Remote Desktop Protocol in Italia

Hanno raggiunto i 174 miliardi gli attacchi nel nostro paese che hanno preso di mira i protocolli di desktop remoto, al boom nell'anno del lavoro da casa

Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 11/12/2020 alle 12:11
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Pubblicato il 11/12/2020 alle 12:11
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La pandemia di coronavirus ha causato cambiamenti improvvisi e radicali in tutto il mondo. Le necessarie misure di allontanamento sociale stanno ancora avendo un impatto su aziende e private, con i criminali informatici sempre molto pronti ad approfittarne. Ed è quanto dimostra una recente indagine di Kaspersky, che rivela come, solo in Italia, sia cresciuto del 280% il numero di attacchi ai Remote Desktop Protocol.

Tutto parte da un sondaggio condotto nell'aprile 2020, dove si arriva a costatare che circa la metà (46%) degli intervistati da Kaspersky non aveva mai lavorato da casa prima e quindi non era del tutto pronta a tali cambiamenti. Un mese prima, in Italia il numero di rilevamenti Bruteforce.Generic.RDP individuati è salito vertiginosamente, infatti nei primi undici mesi del 2020 è stato registrato un aumento di 3,8 volte rispetto allo stesso periodo del 2019. Complessivamente, tra gennaio e novembre 2020 sono stati rilevati quasi 174 miliardi di attacchi ai server Remote Desktop Protocol. Guardando allo stesso periodo del 2019, in Italia, Kaspersky aveva rilevato 45,7 milioni di attacchi di questo tipo.

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Oltre agli attacchi ai server RDP, i criminali informatici hanno preso di mira anche gli strumenti di comunicazione online sfruttati ampiamente dai dipendenti durante lo smart working. Kaspersky ha rilevato 1,66 milioni di file dannosi in tutto il mondo che sono stati diffusi attraverso false applicazioni di messaggistica e videoconferenze molto popolari e tipicamente utilizzate per il lavoro. Una volta installati, questi file caricavano principalmente adware, ovvero programmi che inondano i dispositivi delle vittime con pubblicità indesiderata con l’obiettivo di raccogliere i loro dati personali.

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È stato rilevato anche un altro gruppo di file camuffati da applicazioni aziendali, i Downloaders, ovvero applicazioni che non possono essere dannose, ma che sono in grado di consentire il download di altre applicazioni, dai Trojan agli strumenti di accesso remoto. Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky ha dichiarato: «Il 2020 ci ha insegnato molto. Venivamo da quello che abbiamo sempre reputato un mondo già digitalizzato eppure, nonostante ciò, la migrazione verso le piattaforme digitali non è stata per niente semplice».

«Quando l'attenzione si è spostata verso il lavoro da remoto anche i criminali informatici ne hanno approfittato reindirizzando i propri sforzi verso questo nuovo trend. Sono felice di constatare che il processo di adozione del lavoro da remoto sia stato veloce perché questo ha permesso al mondo di andare avanti e all’economia di non fermarsi. Oggi siamo sicuramente più consapevoli che c'è ancora molto da imparare sull'uso responsabile della tecnologia, soprattutto per quanto riguarda la condivisione dei dati».

«Una delle maggiori sfide del 2020 è stata proprio la scarsa consapevolezza rispetto ai potenziali pericoli della rete. Il vero problema in questo caso è stata la crescita improvvisa della domanda di servizi online - siano essi legati al lavoro o ai servizi per il cibo d’asporto. Molte persone che prima di questo periodo si tenevano ben lontane dal mondo digitale hanno dovuto iniziare a utilizzare servizi online a loro sconosciuti cosi come lo erano i pericoli che avrebbero potuto incontrare in rete».

«Queste persone si sono rivelate, di conseguenza, le più vulnerabili durante la pandemia. Il processo di digitalizzazione ha rappresentato una grande sfida per tutto il mondo ma spero che abbia contribuito ad aumentare il livello di consapevolezza sulla sicurezza informatica tra gli utenti». È possibile leggere il report completo a questo link.

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