Il mondo del lavoro si trova di fronte a una delle dichiarazioni più dirette mai pronunciate da un leader aziendale riguardo l'impatto dell'intelligenza artificiale sull'occupazione. Andy Jassy, amministratore delegato di Amazon, ha comunicato ai dipendenti che l'azienda prevede una riduzione della forza lavoro aziendale nei prossimi anni, giustificando questa scelta con i guadagni di efficienza derivanti dall'uso estensivo dell'IA. La notizia ha scatenato reazioni controverse all'interno dell'azienda, aprendo un dibattito che va ben oltre i confini di Seattle.
Con i suoi 1,5 milioni di dipendenti in tutto il mondo, Amazon rappresenta uno dei maggiori datori di lavoro globali, e le parole di Jassy assumono un peso particolare nel panorama economico internazionale. L'intelligenza artificiale generativa e i sistemi di automazione cambieranno radicalmente il modo in cui viene svolto il lavoro all'interno del colosso dell'e-commerce, ha spiegato il CEO in un memorandum pubblicato sul sito web aziendale. Secondo la sua visione, alcune mansioni richiederanno meno personale, mentre altre categorie professionali vedranno aumentare la domanda.
La strategia di Amazon si inserisce in un contesto più ampio di investimenti massicci nella tecnologia del futuro. Durante una chiamata sui risultati trimestrali di marzo, l'azienda ha annunciato l'intenzione di spendere 100 miliardi di dollari in spese di capitale, principalmente destinate a investimenti in AI e centri dati. Parallelamente, Business Insider aveva già riferito del congelamento del budget per le assunzioni nel settore retail per quest'anno, segnalando un cambio di rotta nella politica delle risorse umane.
La ribellione interna dei dipendenti
Le reazioni interne non si sono fatte attendere. Attraverso diversi canali Slack aziendali, migliaia di dipendenti hanno espresso il proprio dissenso verso l'approccio di Jassy, criticando apertamente la sua leadership e la spinta verso l'automazione. I messaggi visionati da Business Insider rivelano una frattura profonda tra la visione del management e le preoccupazioni dei lavoratori. "Non c'è niente di più motivante di un martedì che leggere che il tuo lavoro sarà sostituito dall'AI tra qualche anno", ha scritto sarcasticamente un dipendente.
Il dibattito interno si è concentrato su una questione fondamentale: come dovrebbe essere posizionata l'intelligenza artificiale nell'ambiente aziendale. Molti dipendenti hanno sottolineato che un aumento del 50% della produttività grazie all'AI offre alle aziende due strade alternative. La prima prevede la riduzione della forza lavoro mantenendo l'output attuale, la seconda mantiene il team intatto puntando sulla crescita del business. Amazon, secondo i critici interni, ha chiaramente scelto la prima opzione.
Non tutti i dipendenti hanno reagito negativamente all'annuncio. Alcuni hanno apprezzato la trasparenza di Jassy, riconoscendo che la sostituzione del middle management con sistemi automatizzati era già nell'aria. "Almeno ha detto ad alta voce quello che pensavamo tutti", ha commentato un dipendente, "ora sappiamo che fa chiaramente parte del piano". Altri hanno suggerito che diversi livelli di management intermedio potrebbero essere sostituiti dall'app di intelligenza artificiale di Amazon "senza che nessuno se ne accorga".
Un fenomeno che travalica Amazon
La posizione di Jassy non rappresenta un caso isolato nel panorama aziendale globale. Diversi leader industriali hanno già espresso preoccupazioni simili riguardo l'impatto dell'intelligenza artificiale sull'occupazione. Allison Kirkby, CEO del gigante delle telecomunicazioni britannico BT, aveva già avvertito che l'AI potrebbe portare a ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo che l'azienda aveva annunciato nel 2023 l'eliminazione di 55.000 ruoli entro il 2030.
Le previsioni si fanno sempre più drastiche. Dario Amodei, CEO di Anthropic, ha suggerito alla fine di maggio che l'intelligenza artificiale potrebbe eliminare la metà di tutti i lavori entry-level nel settore dei colletti bianchi. Sebastian Siemiatkowski, amministratore delegato di Klarna, ha dichiarato all'inizio di questo mese di aspettarsi un impatto così significativo sui lavori d'ufficio da provocare una recessione economica.
Micha Kaufman, CEO e fondatore del sito di lavoro freelance Fiverr, è stato ancora più diretto in un'email di aprile ai dipendenti condivisa su LinkedIn: "Non importa se sei un programmatore, designer, project manager, data scientist, avvocato, addetto al customer support, venditore o persona della finanza — l'AI sta arrivando per te".
Nonostante le prospettive poco rassicuranti, Jassy ha offerto alcuni consigli ai lavoratori per navigare questo panorama professionale in evoluzione. Descrivendo l'intelligenza artificiale come "la tecnologia più trasformativa dai tempi di Internet", ha esortato i dipendenti a mantenere la curiosità verso l'AI, a educarsi attraverso workshop e formazioni, e a sperimentare con questi strumenti ogni volta che è possibile. Secondo la sua visione, coloro che abbracceranno questo cambiamento e diventeranno esperti di intelligenza artificiale saranno ben posizionati per avere un alto impatto e contribuire alla reinvenzione dell'azienda.
Le critiche interne, tuttavia, mettono in discussione proprio questa narrativa ottimistica. Alcuni dipendenti hanno espresso preoccupazioni sulla sicurezza di affidarsi troppo pesantemente all'IA senza le dovute salvaguardie, sottolineando che l'intelligenza artificiale non è sempre una fonte affidabile di informazioni. Il rischio è quello di creare un circolo vizioso dove le persone si rivolgono all'AI per risolvere problemi che la stessa tecnologia ha causato. "È pericoloso e avrà conseguenze reali", ha avvertito uno dei dipendenti nei canali interni.