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Meta usa i tuoi post per insegnare alle macchine: si può dire no

Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato che a partire da maggio 2025 utilizzerà i dati personali degli utenti, come post, foto, commenti e informazioni fornite durante l’uso di servizi di AI, per addestrare i suoi sistemi di intelligenza artificiale.

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a cura di Avv. Giuseppe Croari

avv.

Pubblicato il 08/05/2025 alle 18:00

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Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Silvia Di Paola

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A partire da maggio 2025, Meta – la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp – inizierà a utilizzare i dati personali degli utenti per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale, in particolare lo strumento noto come Meta AI. La decisione riguarda contenuti come post, foto, commenti e interazioni generate sulle piattaforme, ma anche dati forniti durante l’uso di servizi basati su AI. Il trattamento avverrà sulla base del “legittimo interesse” dell’azienda, una giustificazione che solleva interrogativi significativi in ambito normativo e che ha già attivato l’attenzione delle autorità di protezione dei dati.

La novità ha implicazioni dirette su milioni di persone che usano quotidianamente i servizi digitali di Meta. Il Garante italiano per la privacy ha avviato un’indagine per verificare la compatibilità tra le finalità dichiarate da Meta e i principi del GDPR, mentre gli utenti possono esercitare il diritto di opposizione attraverso un modulo specifico, disponibile entro la fine di maggio. Al centro del dibattito: chi decide come vengono usati i nostri dati, quali garanzie effettive esistono per proteggerli e in che misura l’evoluzione dell’intelligenza artificiale deve rispettare i diritti fondamentali degli individui.

Implicazioni sulla privacy – il diritto di opposizione

L’idea che i nostri dati personali — immagini, testi, interazioni — possano essere usati per addestrare sistemi di intelligenza artificiale solleva dubbi profondi, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche giuridico, etico e sociale. Cosa succede quando perdiamo il controllo sulle informazioni che ci riguardano? Profilazioni sempre più invasive, uso improprio di dati sensibili e opacità nei meccanismi decisionali delle piattaforme rendono la questione tutt’altro che teorica. 

Preoccupazioni che ci poniamo da anni, più o meno da quando si è diffusa Internet; ma anche questioni a cui non si è mai data una risposta definitiva. 

Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) offre agli utenti uno strumento concreto: il diritto di opposizione. In particolare, l’articolo 21 permette a chiunque di dire “no” al trattamento dei propri dati quando questo si basa su un legittimo interesse, come nel caso di Meta. Per farlo è sufficiente compilare un modulo specifico, disponibile all’interno delle impostazioni delle piattaforme. Un gesto semplice, ma che può segnare la differenza tra essere utenti consapevoli o solo fonti di dati.

Come presentare l’opposizione

Per opporsi all'utilizzo dei propri dati per l'addestramento dell'IA, gli utenti devono seguire una procedura specifica. 

Anzitutto, essi devono accedere al modulo di opposizione. È possibile trovare il modulo in esame entrando nella sezione delle impostazioni di privacy su Facebook o Instagram e cercando la sezione relativa all'IA di Meta, oppure vi si può accedere direttamente da questo link. Basterà inserire la mail e cliccare su “Invia”. Lo stesso link si trova anche nelle comunicazioni ufficiali di Meta, per chi le riceve. 

Meta richiede di spiegare l'impatto che l'utilizzo dei propri dati per l'addestramento dell'IA avrebbe su di sé. La compilazione di questa parte non è obbligatoria.

Dopo aver inviato il modulo, gli utenti riceveranno un codice di verifica via e-mail, che dovrà essere inserito per completare la procedura. Una volta completata la procedura in esame, gli utenti dovrebbero ricevere una conferma via e-mail che l'opposizione è stata registrata.

È importante notare che l'opposizione deve essere presentata separatamente per ciascuna piattaforma (Facebook e Instagram); gli utenti dovranno procedervi entro fine maggio; in questo modo si impedirà a Meta di utilizzare anche i dati già pubblicati. Laddove l’utente proceda all’opposizione dopo il 28 maggio, il blocco riguarderà solo i contenuti futuri. 

Legittimo interesse e rispetto delle regole

Sebbene Meta giustifichi l’operazione di trattamento dei dati personali alla luce del legittimo interesse, sul punto è intervenuto il Garante della privacy. Tale autorità ha, infatti, aperto una indagine volta a verificare la legittimità di un simile trattamento. In particolare, l’indagine si concentra sulla compatibilità tra le finalità originarie della raccolta dei dati e il loro utilizzo per l’addestramento dell’IA, sulla necessità del trattamento nonché sulla proporzionalità rispetto ai diritti degli utenti.

Anche il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) raccomanda di utilizzare la base giuridica del legittimo interesse con cautela, subordinandola alla presenza di specifiche condizioni quali: a) la necessità del trattamento, b) il bilanciamento degli interessi, e c) la trasparenza e l’informazione. 

Sebbene Meta affermi di agire nel rispetto delle normative sulla privacy, le preoccupazioni sollevate da esperti e autorità competenti indicano la necessità di un esame più approfondito delle sue pratiche. A tale riguardo, una misura di prevenzione è certamente rappresentata dalla possibilità per l’utente di ricevere le informazioni necessarie all’eventuale trattamento dei dati. 

Gli utenti devono essere pienamente informati e avere un controllo effettivo sull'uso dei loro dati personali, in linea con i principi fondamentali del GDPR.

Se sei un’azienda e necessiti di supporto in tema di intelligenza artificiale rivolgiti ai nostri partner dello Studio Legale FCLEX e chiedi dell’Avvocato Giuseppe Croari esperto di diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie

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