I ricercatori Trend Micro hanno presentato lo studio Bitcoin Domains (disponibile liberamente al seguente LINK) che si propone di fare il punto sull’evoluzione delle monete virtuali e il loro legame con il mondo del cybercrime.
Bitcoin, nata nel 2009, è la prima e più nota moneta virtuale che sta incontrando crescente successo soprattutto in Cina e USA ma che desta preoccupazioni perché rimane suscettibile di trasferimenti di soldi illeciti anche attraverso l'impiego di malware e botnet. Le cosiddette "cripto-valute" che hanno seguito l'esempio di Bitcoin attualmente sono circa 80: dalla più antica, Litecoin, nata appena due anni dopo Bitcoin e che oggi rappresenta per diffusione la seconda valuta virtuale nel mondo, fino ai nuovi “cloni” scoperti quest’anno, come Gridcoin, Fireflycoin, Zeuscoin che si aggiungono ai pre-esistenti Worldcoin, Namecoin, Hobonickels.
In questo variegato universo, Trend Micro sceglie di mettere sotto i riflettori la valuta virtuale Namecoin e i domini .bit che sono poco costosi, privati e completamente non rintracciabili. Queste caratteristiche di anonimato dei domini .bit sono molto apprezzate dal cybercrime e possono costituire un punto di partenza per nuovi attacchi malware. Server DNS Namecoin sono già stati rintracciati in Francia, Olanda e Germania.
Namecoin sfrutta lo stesso meccanismo che ha decretato il successo di Bitcoin essendo incentrato su un database collettivo decentralizzato che viene promosso attraverso ogni transizione e ogni utente ha completo accesso a tutti i domini che sono stati acquistati o modificati.
La sua diffusione è ancora limitata; al nove novembre 2013 erano, infatti, state eseguite poco più di 2,5 milioni di transazioni: un numero lontano dai 26 milioni di transazioni effettuate attraverso Bitcoin, ma che Trend Micro invita a non sottovalutare.