Dan Springer, l'ex CEO di DocuSign, ha chiarito che nel suo processo decisionale per le promozioni, un diploma conseguito in una università prestigiosa come Harvard non ha alcun peso.
Il manager, ora alla guida della società di software Ironclad, sposta radicalmente il focus dalle credenziali formali alla performance effettiva e al potenziale di crescita del dipendente. L'assunto è che in un ambiente aziendale votato all'innovazione e alla rapidità, ciò che conta è l'applicazione pratica delle proprie abilità, la crescita costante e il risultato concreto portato all'azienda.
Una critica che somiglia a un attacco diretto, il cui bersaglio è il cosiddetto effetto alone che circonda i titoli accademici di prestigio, specialmente in contesti dove il valore legale indiretto di un diploma non è sufficiente a garantire il successo nel mondo del lavoro. Per Springer, il vero imperativo non è la provenienza, ma la capacità di trasformare la conoscenza in valore misurabile per l'organizzazione.
Si tratta di un cambio di paradigma necessario per la gestione del talento nell'ecosistema digitale, dove la competenza tecnica evolve a ritmi serrati e l'obsolescenza è una minaccia costante.
La formula della promozione meritocratica
Secondo l'ex leader di DocuSign, la valutazione del potenziale di un dipendente si basa su una formula che combina competenze, ego e etica del lavoro. La sua equazione mentale posiziona le skills al numeratore, le divide per l'ego e innalza il risultato alla potenza della dedizione ( how hard they work ).
Il ruolo dell'ego come denominatore è cruciale: un ego sproporzionato è in grado di diluire il valore delle migliori competenze tecniche, deviando l'attenzione dal successo collettivo al trionfo personale. Al contrario, l'etica del lavoro, o l'intensità che la persona mette nell'impegno, funge da moltiplicatore esponenziale per l'efficacia del professionista. Questo approccio è strategico per le società di software in crescita, dove il work smart è valorizzato solo se è accompagnato dal work hard.
Oltre il curriculum: il primato della concretezza
L'orientamento di Springer riflette una tendenza sempre più diffusa nel settore tecnologico, nota come skills-based hiring, che pone le abilità dimostrabili e le soft skill davanti alle credenziali tradizionali. Per un pubblico di professionisti e tecnici, questo principio sottolinea un punto fondamentale: la valutazione oggettiva basata sulla performance e sul contributo ai risultati aziendali è l'unica leva di crescita sostenibile.
L'attenzione alla competenza umana e all'intensità lavorativa è ancor più rilevante nell'attuale contesto di automazione spinta. Mentre l'Intelligenza Artificiale può assumere il controllo dei processi ripetitivi, la decisione strategica e la supervisione umana obbligatoria sull'output algoritmico richiedono un capitale umano non solo competente, ma anche eticamente allineato e dedito all'obiettivo aziendale. Il talento non è solo ciò che sai, ma come lo usi per il successo del cliente e dell'organizzazione.
Se da un lato l'ex CEO di DocuSign sembra smantellare il mito della formazione accademica d'élite, dall'altro esalta un valore ancora più raro: la disciplina del servizio. Un aspetto che diventa particolarmente importante oggi, visto che gli strumenti digitali livellano le capacità di base.
La vera domanda che ogni manager dovrebbe porsi non riguarda il luogo di studio del candidato, ma la sua volontà incondizionata di applicare il proprio potenziale per creare qualcosa di eccezionale e di saper mettere l'ego al servizio del risultato.