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Plantronics: la direzione è lo smarter working

InaMarie Johnson, senior vice president & chief human resources di Plantronics delinea la visione dell'azienda produttrice di auricolari per applicazioni professionali e spiega perché un lavoro smarter è un lavoro più conveniente per tutti.

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a cura di Riccardo Florio

Pubblicato il 27/04/2017 alle 16:07

Smarter working è un termine che viene declinato con molteplici accezioni. Qual è l'interpretazione di Plantronics a riguardo?

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In Plantronics pensiamo allo smarter working come a un modo di esistere, di associarsi, con una connotazione legata al tema dell'uguaglianza che fa parte della nostra cultura aziendale. Smarter working non significa mandare le persone a lavorare da casa ma è più una filosofia articolata su tre capisaldi.

Il primo riguarda la relazione con le persone e, nel mio ruolo di responsabile globale delle risorse umane, passo moltissimo tempo a pensare al modo con cui le persone svolgono la loro attività e agli accordi contrattuali, in modo da permettere ai nostri dipendenti di avere una carriera ricca e di impatto all'interno di Plantronics.

Il secondo è il posto in cui le persone lavorano, in base all'idea che il lavoro è legato a ciò che si fa e non al posto in cui si va. Lo smarter working offre la possibilità di lavorare nel posto che ciascuno ritiene più idoneo, dove riesce a essere più produttivo e lavorare meglio. I nostri spazi aziendali sono progettati per incoraggiare la collaborazione, la concentrazione, la comunicazione .

Il terzo caposaldo è la tecnologia che mette a disposizione un'ampia gamma di strumenti e noi utilizziamo tutti quelli disponibili per consentire ai nostri dipendenti di operare al meglio: dai social media alla unified communication.

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InaMarie Johnson, senior vice president & chief human resources di Plantronics

Quali sono i benefici dello smarter working per i dipendenti e per l'azienda ?

Sposare lo smarter working significa dare rispetto ai dipendenti, fornendo loro la libertà e l'autonomia di lavorare nei modi e luoghi preferiti e di scegliere gli strumenti di produttività. Più si trattano le persone con rispetto e più si alimenta la loro dedizione all'azienda e mettere i dipendenti nelle condizioni di lavorare meglio significa migliorare la loro produttività. L'azienda deve investire su un modello nuovo per fare le cose in modo differente, creando ambienti confortevoli e attrezzati, cambiando il modo di operare, i modelli di leadership e i sistemi di misura delle prestazioni.

Questo significa anche coinvolgerli nelle scelte, per esempio, dell'ambiente di lavoro ?

Esattamente. Nella realizzazione delle nostre sedi utilizziamo strumenti quali survey per chiedere ai nostri dipendenti di manifestare le loro esigenze, al fine di predisporre un design in grado di rispettare questi desideri. Si tratta di un approccio globale che interessa tutti i nostri uffici e che porta a una personalizzazione di ogni sede in base al motto "Think globally and act locally". Il nuovo Headquarter italiano di Vimercate, alle porte di Milano, è espressione di una precisa volontà di Plantronics di realizzare un ufficio che non sembra tale, con peculiarità che ne rendono evidente il suo carattere italiano: i colori, le trasparenze, i temi e gli arredi hanno elementi caratteristici molto diversi, per esempio, da quelli della nostra sede generale.

In che modo la vostra offerta tecnologica è conforme ai dettami dello smarter working ?

Poiché il lavoro va misurato in base ai risultati e si deve poter operare da qualsiasi posto, servono strumenti e tecnologie idonee. Gli auricolari professionali realizzati da Plantronics prendono in considerazione queste esigenze. Per esempio, dispongono di tecnologie di riduzione del rumore di fondo che permettono di avere un audio perfetto anche quando ci si trova all'interno di un ambiente rumoroso come un aeroporto. Non ci focalizziamo unicamente sui dispositivi ma anche sulle soluzioni software. Abbiamo, per esempio, sviluppato un software specifico per i contact center che ottimizza l'esperienza della conversazione telefonica. Altri aspetti riguardano l'ambiente circostante: per esempio nel nostro Headquarter europeo abbiamo implementato tecnologie acustiche per migliorare l'intellegibilità di ciò che le persone dicono.

Quale figura professionale deve essere responsabile dello smarter working all'interno dell'azienda ?

Lo smarter working deve essere sponsorizzato dall'alto. Sia che si tratti dell'amministratore unico, del proprietario di una piccola azienda o di un manager "C-Level", è questo tipo di figura che deve scegliere di investire in questa direzione. La figura che, invece, dovrebbe averne la responsabilità e gestirlo probabilmente è quella dedicata alla gestione delle risorse umane in collaborazione con il CIO, così da mettere insieme il responsabile delle persone con quello delle tecnologie. Inoltre, un'altra figura chiave che deve essere coinvolta è il facility manager o chiunque sia responsabile del luogo in cui le persone si trovano.

È possibile un'implementazione per fasi successive ?

Si può iniziare con un approccio per fasi, partendo da piccoli cambiamenti dell'ambente di lavoro per poi espanderli in numero e portata. Si può decidere di partire in molti modi differenti, ma il presupposto di partenza deve essere la fiducia. Si tratta, innanzitutto, di decidere di fidarsi che le persone che lavorano con te e per te faranno la cosa giusta avendo la possibilità di scegliere. Si deve invertire il paradigma che spesso caratterizza le aziende che è quello del controllo. A tal fine può essere utile, nelle nuove assunzioni, cominciare a esplorare questi aspetti e selezionare persone che manifestino una corretta predisposizione mentale rispetto a queste nuove modalità.

Esiste una differente attitudine generazionale allo smarter

working ?

I cosiddetti Millennials sposano in modo entusiasta queste tendenze, pensano in mobilità e, solitamente, adorano essere coinvolti in decisioni che riguardano, per esempio, l'eco sostenibilità. Altri lavoratori possono avere esigenze diverse: per esempio desiderare di avere postazioni meno mobili e più personalizzate. In questo non c'è niente di sbagliato. Il punto fondamentale è che non si deve obbligare tutti a operare nello stesso modo, ma ci deve essere spazio per accogliere ogni differente stile. È questo, in fondo, che rende il lavoro smart.

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