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a cura di Tom's Hardware

Penso che la miglior trama sia l'apparente assenza di trama. Mi piacciono gli incipit lenti, che s'insinuano sotto la pelle degli spettatori e permettono loro di apprezzare note graziose e soffici senza martellare con il senso della trama e tenerli col fiato sospeso.

Stanley Kubrick in un'intervista del 1960

Forse l'aneddoto più famoso su 2001 (d'ora in poi lo chiameremo così) riguarda la première del film, che uscì nel 1968: un perplesso Rock Hudson lasciò la sala prima della fine della proiezione, esclamando "Qualcuno ha capito di cosa parla [questo film]?". Allo scetticismo del divo, Kubrick rispose con una frase che sintetizza alla perfezione il linguaggio artistico della sua opera:

"Se qualcuno pensa di aver capito completamente il film, abbiamo fallito. La nostra intenzione era sollevare molte più domande di quelle cui abbiamo risposto."

La storia del film inizia quando proprio Kubrick chiese ad Arthur C. Clarke, uno dei più grandi autori fantascientifici di sempre, di scrivere un libro dal quale egli potesse trarre un lungometraggio. Tra le due opere, romanzo e film, esistono come sempre alcune differenze: la più significativa è che mentre il primo vedeva Bowman giungere su Saturno, nel secondo questo arriva invece su Giove. Ciò è dovuto alla difficoltà che si aveva nel 1967 nel realizzare una versione sufficientemente realistica degli anelli del sesto pianeta, per cui il regista decise di cambiare questo dettaglio.

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D'altra parte l'ossessione di Kubrick per il realismo e la perfezione visiva è rimasta famosa nel cinema. Più di un attore è stato portato all'esasperazione dal regista, che costringeva chi lavorava per lui a ripetere una scena anche sessanta o settanta volte, finché non era pienamente soddisfatto del risultato.

Uno degli aneddoti che raccontano meglio questa sua ossessione si svolge durante le riprese di Spartacus, quando per girare la scena del massacro degli schiavi gli assistenti del regista assegnarono a ognuna delle comparse, che stavano stese a terra su una collina interpretando il popolo massacrato dai romani, un cartellone su cui era scritto un numero, diverso di comparsa in comparsa. Da una collina vicina, Kubrick dava istruzioni ad ognuno di loro attraverso un megafono.

Se volete saperne di più sulla vita del regista, vi consiglio di guardare il bellissimo documentario S is for Stanley, di Alex Infascelli. Non è propriamente incentrato sul regista, bensì sul cassinese Emilio D'Alessandro, suo migliore amico, ma racconta in maniera esauriente la quotidianità della vita di Kubrick.

2001 space odyssey promo[1]

Il romanzo di Clarke uscì nello stesso anno del film, risultandone complementare nonostante fosse artisticamente diverso: il lungometraggio puntava sull'enigmaticità, cercando di stimolare riflessioni importanti nel pubblico. Il risultato fu un film di difficile comprensione, che da molti fu considerato persino noioso a causa dei suoi lunghi silenzi (in due ore e quaranta minuti di film ci sono neanche quaranta minuti di dialoghi).