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a cura di Fabrizio Picoco

Animosity è stato una gradita e interessantissima sorpresa, rivelandosi un fumetto solido e godibile, scaturito dall’immaginazione inarrestabile e controlla di Marguerite Bennett. La talentuosa sceneggiatrice californiana torna nell’universo di questa serie regolare per raccontare l’altra metà delle vicende successive al Risveglio, chiamando a raccolta il talento non da poco di Eric Gapstur e di Juan Doe

AfterShock ci delizia quindi con un nuovo capitolo di Animosity che è molto più di uno spin off, e Salda Press ce lo porta nel Belpaese: ne è valsa la pena?

Dall’altra parte della barricata

Con un inizio così folgorante come i primi episodi delle vicende di Jesse e Sandor e la loro epopea on the road da New York diretti verso la California, Marguerite Bennett ha ben pensato di farci vedere un altro scorcio dell’America post Risveglio.

Partendo dallo stesso assunto, anzi dallo stesso momento in cui inizia la serie regolare, l’attenzione narrativa si sposta esattamente sull’altra costa americana, quella Ovest, in quella San Francisco dove vive Adam North, veterinario.

La vicenda ruota intorno al difficile compito di gestire una città così grande e con così tanti abitanti (umani e animali) senza che tutto sfoci nelle barbarie. A capo del nuovo Governo cittadino c’è Invernomuto (Wintermute), un ibrido femmina tra Alaskan Malamut e Lupo, che allegoricamente rappresenta la summa di due mondi, quello addomesticato del cane da slitta e quello selvaggio del predatore delle nevi. Adam North, con le sue conoscenze mediche, diventa suo malgrado il consigliere del capo della città e ne vive a tutti gli effetti le difficoltà e i turbamenti per le decisioni che deve prendere.

Il volume di Salda Press in realtà raccoglie due archi narrativi ben distinti, dedicati a questi nuovi protagonisti. Il primo (L’ascesa al Potere, The Rise) racconta i primi momenti dopo il Risveglio, mentre Invernomuto cerca di mettere in piedi una nuova società, con regole e regolamenti che prendano in considerazioni il nuovo assetto sociale.

Le problematiche che emergono nel corso della narrazione sono pragmatiche e verosimili, se rapportate a un evento così cataclismatico come la perdita di ogni punto di riferimento fisso. Il cibo, la distribuzione delle razioni, l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione sono solo alcuni degli aspetti con cui Invernomuto deve fare i conti. La cosa interessante di questo passaggio è la descrizione del cane, che mostra tutte le difficoltà a cui un capo deve far fronte per governare in maniera equa una moltitudine informe di esseri viventi

Le decisioni da prendere non sono certo leggere e le conseguenze spesso sono imprevedibili e questo rende ancora più struggente leggere dei dubbi che scavano cicatrici nell’animo di Invernomuto, e quanti bocconi amari deve ingoiare pur di fare la cosa giusta.

In tutto ciò, emergono dei dettagli che lasciano presagire lo sviluppo sotterraneo di una macrotrama serpeggiante che vedremo sicuramente nei numeri a seguire.

Già nel secondo arco narrativo, un po’ meno incisivo del primo ed eponimo del volume, Evolution, l’attenzione si sposta sulle vicende di alcuni abitanti della nuova San Francisco, pretesto per mostrare ai lettori come si vive nel nuovo ordine sociale, molto simile a una dittatura ferrea, con venature neanche tanto velate di comunismo di russa memoria. La narrazione corale e i cambi di punti di vista sono gli espedienti, già ampiamente usati nella storia principale, per dare la possibilità al lettore di fare un viaggio approfondito nella San Francisco post Risveglio, per assaporare le difficoltà e le piccole vittorie della popolazione assortita che cerca di arrivare intera e viva alla fine della giornata.

L’intento politico e sociale emerge ancora più preponderante, dando a questo secondo capitolo un sapore molto più radicale.

Due facce della stessa storia

Leggendo questo lavoro di Marguerite Bennett, sono venute spontanee alcune considerazioni. La prima è che costruzione, dal punto di vista narrativo, di questa vicenda si connette alla serie regolare a formare una contrapposizione tra due approcci diversi alla catastrofe. E una cosa del genere si era avuta in un’altra celeberrima opera: L’Ombra Dello Scorpione (The Stand) di Stephen King.

Anche nella storia di King, si aveva una comunità di sopravvissuti asserragliati alla bell’e meglio al di qua delle Montagne Rocciose, cercando disperatamente di rimettere in sesto una democrazia che ricalcasse quella appena caduta. E dall’altra parte, In quel di Las Vegas, Randall Flagg radunava i suoi adepti regnando con piglio autoritario e dittatoriale, ma con una apparente efficienza senza precedenti.

Ovviamente non c’è niente di straordinario in una costruzione così speculare della trama, tanto che se letta in questo senso, la storia di Evolution non è neanche un vero e proprio spin off, ma solo un arco narrativo convergente con quello di origine. D'altronde lo scopo di Jesse e Sandor è proprio quello di arrivare in California.

Un’altra cosa che balza all’occhio è che, se da una parte la scrittura della Bennett sia ottima, dimostrando il prolifico talento che cova questa autrice, dall’altra l’effetto sorpresa si è esaurito da un bel pezzo. Ormai dopo un bel po’ di numeri della serie regolare, noi lettori ci siamo abituati alla convivenza tra animali e umani e avviene quello che potremmo chiamare l’Effetto Blacksad. In pratica, alla fine, le circostanze non più straordinarie hanno smesso di fare presa sulla curiosità del lettore, e quello che vede sono solo animali antropomorfi. Non c’è più l’effetto wow dei primi numeri, in cui gli animali reagivano in maniera strana a situazioni quasi normali. Ora ci aspettiamo di vedere emergere la personalità dei personaggi a quattro zampe, esattamente come se fossero delle persone di un racconto postapocalittico.

Non che Evolution sia un prodotto mediocre, non possiamo dire una cosa del genere, perché ha un sacco di pregi, ma sicuramente non ha lo stesso appeal della serie regolare, mancando anche l’aspetto più squisitamente survivalista.

Nell’epopea di Invernomuto, almeno in queste prime battute, viviamo il tentativo di mantenere in piedi una società sostenibile, e non c’è quel senso di costante pericolo che invece pervade tutta l’avventura on the road di Jesse.

Per fortuna, i colpi di scena ci sono e l’ultimo, che chiude il volume è qualcosa che lascai presagire scenari ancora più inquietanti, e sicuramente ci spingerà a prendere anche i numeri a venire, perché la vera curiosità è che vogliamo sapere poi come le due linee narrative (quella di Jesse e Sandor e quella di Invernomuto e Adam) si intersecheranno.

Due modi di vedere l’Apocalisse

In questa occasione, il comparto artistico è stato affidato a due grossi nomi del fumetto americano.

La prima parte (The Rise) è stata curata da Juan Doe, che ha sfoderato il suo stile sintetico dalla colorazione flat. Il tratto a volte minimalista e diretto forse è stato il vero punto debole per questa storia. Non fraintendete: non denigriamo il lavoro eccezionale di questo artista, che abbiamo apprezzato già in altre serie, anche in veste di copertinista, ma forse il suo approccio non si sposava molto con la drammaticità delle vicende narrate.

Ci sono delle tavole visivamente decise e dirette, come ci si aspetterebbe, ma allo stesso tempo, l’effetto drammatico è stemperato da un approccio cartoonistico con colori lisergici e carichi.

Il discorso cambia con gli episodi disegnati da Eric Gapstur. Lo stile realistico di questo autore è più in sintonia con la trama narrata e regala alcune tavole molto evocative. In questo caso, è facile trovare il feeling con la vicenda quasi immediatamente.

Inoltre, il fatto che Gapstur sia intervenuto nel secondo arco narrativo, crea un altro tipo di dissonanza: i personaggi disegnati da Doe non sono immediatamente riconoscibili in quelli realizzati da Gapstur, generando un po’ di confusione, almeno nelle prime tavole.

Una volta rifatto l’occhio al diverso stile, comunque, la lettura non ne risulta affatto appesantita ed è possibile godere della storia e del diverso approccio stilistico.

Nell’edizione in volume, Salda Press ancora una volta impreziosisce il tutto con una selezione di copertine variant e sempre interessanti pagine di sceneggiatura con bozzetti di lavorazione, che fanno felice chiunque voglia assaporare il duro studio dietro la realizzazione di un fumetto.

Animosity Evolution rappresenta l'evoluzione della storia originale raccontata da Marguerite Bennet in Animosity.