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Anti-eroi: i fumetti da leggere se vi piace Alan Moore

Da non perdere: una breve lista di fumetti da recuperare se vi piace leggere degli anti-eroi descritti da Alan Moore, ambigui e tormentati.

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Avatar di Rossana Barbagallo

a cura di Rossana Barbagallo

Pubblicato il 21/06/2020 alle 18:30 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 14:31

L'originalità delle storie di Alan Moore, e le modalità espressive con cui l'autore britannico le veicola, rendono il suo stile inconfondibile ponendo una firma riconoscibile che permette di identificare determinate narrazioni come sue. Un particolare caratteristico delle storie a fumetti di Alan Moore, nello specifico, è in genere la presenza di personaggi che sono perlopiù anti-eroi; protagonisti decisamente poco convenzionali, che vivono le loro "super" vite all'insegna della lotta al male dovendo contrastare al contempo le insidie di un'esistenza comune: quella fatta di scelte morali contraddittorie, istinti puramente umani, ideali portati avanti anche con i mezzi più violenti e radicali.

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Pur essendo Alan Moore pressoché inimitabile – che lo si ami o lo si odii – è possibile tuttavia leggere alcune opere fumettistiche che, allo stesso modo, vantano la presenza di eroi che sono tali loro malgrado, personaggi di storie in cui viene messa in scena la dualità di questi protagonisti, in grado sì di lottare e contrastare grandi minacce, ma che sono anche portatori di atteggiamenti e comportamenti talvolta impetuosi, spiacevoli, ostili. Reali, insomma.

Se vi piace leggere Alan Moore e cercate trame che narrano di eroi fuori dal comune, in definitiva potreste voler recuperare questi fumetti.

Anti-eroi in confinamento forzato: Black Hammer

Scritto da Jeff Lemire e disegnato da Dean Ormston, Black Hammer ha origine come progetto già nel 2007, tuttavia diverse vicende personali dei due autori li costringono a posticiparne la realizzazione, fino alla pubblicazione della serie a fumetti nel 2016 attraverso Dark Horse Comics (in Italia è edito invece da Bao Publishing).

Paragonato addirittura al Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, Black Hammer è un fumetto che racconta di un gruppo di supereroi "in pensione". Sebbene essi siano stati misteriosamente costretti ad esserlo. I sei protagonisti di questa serie, ciascuno dotato di un diverso potere, vivono infatti da circa dieci anni in una cittadina rurale chiamata Rockwood, alla Black Hammer Farm, tuttavia non possono lasciare in alcun modo i confini del posto, vivendo di fatto in una sorta di realtà indipendente. Una specie di dimensione a sè stante racchiusa in una normale cittadina, di cui tutti gli altri abitanti sono ignari (avendo la possibilità di andare e venire senza alcun problema).

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Perché i supereroi sono lì? Dieci anni prima i sei avevano combattuto a Spiral City contro un'enorme creatura che minacciava il pianeta chiamata Anti-God (dalle dimensioni si potrebbe paragonare in un certo senso a Galactus), e durante lo scontro il membro più potente del gruppo, Black Hammer, aveva dovuto dare fondo a tutta la propria forza per sconfiggere il nemico; dopo aver annientato l'essere cosmico, i supereroi si sono ritrovati tuttavia confinati all'interno delle campagne di Rockwood e lo stesso Black Hammer sembra essere morto – o essere disperso - nel tentativo di fuggire dalla loro nuova condizione.

Al supergruppo in isolamento in questo luogo apparentemente idilliaco, si unisce presto Lucy, la figlia di Black Hammer, che tenta di scoprire la verità sulla scomparsa del padre e su ciò che è accaduto agli eroi di Spiral City. Anche lei si ritroverà costretta all'interno dei confini di Rockwood, benché la determinazione e la volontà evidentemente ereditate dal padre la condurranno sempre più vicino alla risoluzione del mistero e ad acquisire essa stessa dei poteri che la renderanno, di fatto, la nuova Black Hammer.

I protagonisti della serie a fumetti di Jeff Lemire e Dean Ormston sono Abraham Slam!, un uomo privo di super poteri ma addestratotosi per essere all'altezza della lotta contro il crimine; Barbalien, un alieno giunto da Marte che può cambiare il suo aspetto; Golden Gail, una donna intrappolata nel corpo di una ragazzina a causa del suo potere, che le permette di trasformarsi in una bambina invulnerabile e dalla forza straordinaria ogni volta che pronuncia la parola "Zafram", benché il confinamento a Rockwood le abbia inflitto questo aspetto per sempre; Colonel Weird, avventuriero interstellare capace di spingersi in qualunque luogo e dimensione dell'universo, ma afflitto da una sorta di demenza, accompagnato dal suo robot Talky Walky; e la strega Madame Dragonfly, i cui poteri derivano da un capanno immerso nel bosco chiamato Capanno degli Orrori, da cui la donna trae forza e immortalità. I supereroi contavano poi anche la presenza di Black Hammer, campione dotato di un martello che può essere impugnato solo da chi ne è degno (avete una sensazione di deja vù?), e le cui sorti tuttavia sono avvolte nel mistero...

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La serie a fumetti creata da Jeff Lemire e Dean Ormston si avvicina così concettualmente ad alcune opere di Alan Moore, mettendo in scena un gruppo di supereroi che ormai di super hanno ben poco, costretti come sono all'interno di una nuova realtà da molto tempo, così tanto che le loro gesta del passato sono divenute solo un lontano ricordo. Ciò che vediamo è quindi la loro umanità, il loro vissuto lacerato dalle esperienze pregresse e da quelle attuali a Rockwood, mentre delle avventure contro le forze del male non ci vengono mostrate che le reminiscenze della loro vita prima del confinamento nella nuova, misteriosa dimensione. Questa, tra l'altro, ha l'aspetto della tipica zona rurale americana, creando così un'ulteriore contrapposizione e divisione tra i protagonisti di Black Hammer e le metropoli di vetro e acciaio in cui in genere i supereroi combattono – e dove anch'essi hanno affrontato i nemici dell'umanità durante il loro passato glorioso.

Black Hammer è così uno sguardo, una sbirciatina potente, vera e umana se vogliamo, a ciò che succede ai supereroi dei fumetti (non è un caso che i protagonisti siano delle citazioni ad altri personaggi celebri) quando questi vengono gettati nel dimenticatoio editoriale una volta rimpiazzati da nuovi, giovani e brillanti personaggi; o quando le loro gesta sembrano essere cancellate dai ciclici cambiamenti apportati ai diversi universi narrativi del mondo fumettistico, rendendo di fatto i protagonisti (soprattutto quelli della Golden Age dei comics) diversi da ciò che erano in passato.

Il primo numero del fumetto Black Hammer: se volete leggere di questi anti-eroi, non dovrete fare altro che cliccare qui.

Anti-eroi occulti e fumatori incalliti: Hellblazer di Jamie Delano

Non è un caso che Jamie Delano siano nato a Northampton, stessa cittadina britannica di Alan Moore, e che John Constantine sia una creatura ideata dallo stesso Moore sulle pagine di Swamp Things della DC Comics. Pare che sia stato proprio quest'ultimo a considerare Delano l'autore più adatto a proseguire le vicende del mago londinese e, di fatto, il primo ciclo di fumetti di Hellblazer firmato dall'autore pupillo di Moore sembra essere storicamente uno tra quelli più apprezzati nel mondo fumettistico.

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Hellblazer ha quell'aria tipicamente brit, un po' tenebrosa e sovversiva che si respira in alcune delle opere a fumetti di Alan Moore e perciò non può non essere citato in questa disamina. Fosse anche solo per il suo protagonista: un anti-eroe come quelli di cui narra Moore, afflitto da un passato tormentato e da un presente se possibile ancor più tossico. Pubblicata dalla Vertigo a partire dal 1988, la longeva serie a fumetti (giunta a 300 numeri nel 2013) racconta infatti di John Constantine, un uomo più o meno ordinario in grado tuttavia di servirsi della magia ed esperto conoscitore dell'occultismo.

Le sue attitudini, sebbene sia spesso votato ad aiutare gli altri e sconfiggere il male rappresentato dai demoni che infestano la Terra, lo caratterizzano come un personaggio arrogante, dalle scelte morali talvolta discutibili, pungente e cinico, dedito ad abitudini piuttosto malsane: fumare di continuo le sue sigarette Silk Cut (nel ciclo successivo di fumetti scritto dal geniale Garth Ennis, Constantine dovrà fare i conti con un cancro ai polmoni causato proprio dal suo vizio), bere fiumi di alcol e in generale cercare le emozioni forti che solo l'azione adrenalinica di avventure pericolose e misteriose possono donare.

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John Constantine non deve fronteggiare però solo i demoni che dall'inferno sono giunti sul nostro mondo. I demoni interiori che lo perseguitano dal suo passato sono forse quelli con cui il protagonista di Hellblazer è costretto a doversela vedere maggiormente tra le pagine del fumetto che lo ha reso celebre. Egli è afflitto infatti da laceranti sensi di colpa, causati da diverse azioni compiute nel passato che hanno avuto esiti più o meno disastrosi (come scatenare alcune creature infernali sulla Terra, per esempio), divenendo così un personaggio ambiguo, sempre un po' a metà tra le forze celestiali e quelle infernali. Constantine, inoltre, non si contrappone semplicemente al male, ma talvolta lo manipola per i suoi scopi, diventando così un bersaglio preferenziale: ma a pagarne le spese sono spesso le persone a lui più care, prese di mira dagli esseri oscuri che si annidano nel nostro mondo.

Il mago londinese – celebre per le fattezze che richiamano quelle del cantante Sting, per il suo trench, la cravatta un po' lasca e la sigaretta costantemente tra le labbra – è poi un po' figlio del suo tempo, benché molti dei problemi tipici del suo contesto siano ancora parecchio attuali. Delano ha calato infatti il suo Constantine proprio nella società britannica degli anni '80 in cui l'autore ha scritto Hellblazer, inserendo una sorta di denuncia sociale e politica: quella dominata dal governo della lady di ferro Margaret Tatcher, segnata da un generale senso di disagio e sfiducia causati da disoccupazione e povertà, dai conflitti armati e dalla costante minaccia di una guerra nucleare, una società indebolita nel profondo da alcolismo, tossicodipendenza e repressione.

Se vi piacciono i fumetti di Alan Moore, in sostanza, non potete perdere lo storico ciclo di fumetti di Hellblazer firmati da Jamie Delano, dove non troverete di certo un supereroe à la Superman, quanto piuttosto un cinico bastardo umano e pieno di difetti, ma dalle capacità necessarie e l'animo gentile (in profondità) quanto basta per contrapporsi al male. Uno degli anti-eroi più amati di sempre.

Il primo numero della serie a fumetti di Hellblazer: pressoché introvabile, non lasciatevelo scappare e cliccate su questo link.

Anti-eroi succhiasangue: Redneck

Il fumetto rivelazione scritto da Donny Cates (Baby Teeth, Ghost Fleet, God Country) e disegnato da Lisandro Estherren, è stato pubblicato in Italia da SaldaPress ed è una delle creazioni più recenti nel mondo fumettistico, per il suo arrivo sugli scaffali nel 2017 e per la fama di chi lo firma.

Donny Cates è infatti un nome nuovo e ancora giovane in questo panorama, non di certo storico come quello di Alan Moore; tuttavia la sua presenza si sta facendo largo negli ultimi anni all'interno del mondo dei comics, grazie alle sue storie peculiari e avvincenti. Anche lo stile di scrittura di Cates è ben lontano da quello del celebre autore britannico, eppure la storia narrata in Redneck potrebbe essere apprezzata da molti di quelli che hanno amato i protagonisti caratterizzati da Alan Moore. Ritroviamo infatti anche qui un gruppo di anti-eroi, personaggi che dotati di determinati poteri e capacità, vivono però la propria vita arrancando tra le afflizioni di un'umanità fin troppo opprimente e facendosi largo a spintoni tra nemici che contribuiscono a rendere la loro esistenza ancor più complicata.

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Il fumetto di Donny Cates e Lisandro Estherren è ambientato in Texas, con tutto il carico di usanze, cultura, abitudini e scenari immaginifici di cui questa location è portatrice; qui vive un'antica famiglia di vampiri, i Bowman, la quale è votata ad un'esistenza pacifica e lontana dalle usanze ancestrali che vedevano queste creature della notte nutrirsi di sangue umano. Essi cercano in sostanza di mantenere un basso profilo perché non vogliono guai: desiderano semplicemente vivere come qualsiasi altro umano, senza problemi di sorta, trovando un'alternativa per il loro nutrimento nell'allevamento di bestiame che viene poi rivenduto ai ristoranti locali.

I Bowman, nonostante abbiano rinunciato alle proprie doti vampiresche e al potere che da esse deriva, dovrà però cercare di sopravvivere alla minaccia che grava sulla loro casa: quella rappresentata dai cacciatori di vampiri che proprio non vogliono saperne di lasciar vivere queste creature della notte, mentre nonno Bowman, che è un vampiro all'antica, non sembra essere d'accordo sul risparmiare gli umani.

Numero dopo numero, assistiamo in Redneck alle continue vicende sfortunate di questa famiglia di vampiri, ritiratasi ad una vita pacifica e il cui passato sembra tuttavia tormentarla, impedendo di fatto ai protagonisti della storia di configurarsi completamente come dei "buoni". Nonostante i propositi, essi sono pur sempre delle creature succhiasangue e dovranno fare i conti con una serie di scelte morali che li renderanno, tuttavia, più umani di quanto si creda. Cates non ci racconta di supereroi, è vero, ma i vampiri di Redneck, con le loro afflizioni, la volontà di non usare i propri poteri per fare del male, la loro ambiguità che li lascia a metà tra figure dagli ideali positivi e dalle azioni violente e brutali, sono più vicini ai protagonisti di Moore di quanto si pensi e meritano di essere letti almeno una volta.

E per finire, il primo numero della serie ideata da Donny Cates: trovate Redneck a questo link.

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