Il panorama delle telecomunicazioni mondiali si prepara a un salto tecnologico che va ben oltre il semplice incremento di banda: il 6G, la cui standardizzazione è prevista per il decennio in corso con deployment commerciale atteso attorno al 2030, ridefinirà radicalmente il concetto stesso di connettività. Non si tratta più di evolvere l'infrastruttura esistente, ma di ripensare l'architettura di rete integrando domini finora separati: terrestre, satellitare, aereo e persino funzionalità di sensing ambientale che trasformeranno le torri radio in sensori distribuiti del territorio. Una convergenza che promette di eliminare le ultime sacche di digital divide e aprire scenari applicativi oggi confinati alla fantascienza, dalle comunicazioni olografiche in tempo reale alla connettività garantita anche in ambienti estremi.
Dal punto di vista delle prestazioni pure, il 6G punta a velocità di picco nell'ordine delle decine di Gbit/s per singolo utente, con latenza inferiore al millisecondo in scenari ottimali. Si tratta di un miglioramento di almeno un ordine di grandezza rispetto al 5G Advanced, la cui standardizzazione presso il 3GPP è attualmente in fase di completamento con le specifiche Release 18 e 19. Questa capacità di throughput consentirà finalmente applicazioni come streaming XR immersivo e telechirurgia robotica con feedback aptico, scenari che richiedono sia banda estrema che latenza impercettibile.
L'aspetto più innovativo risiede però nell'architettura di rete. Il 6G erediterà il core network del 5G Advanced, completamente virtualizzato e basato su principi di cloud-native design, ma lo evolverà integrandovi capacità di intelligenza artificiale native a ogni livello dello stack. Non si tratta semplicemente di ottimizzazione automatica delle risorse radio o predizione del traffico, funzionalità già presenti in forma embrionale nel 5G: l'IA gestirà end-to-end la rete, dall'orchestrazione del core fino alle decisioni millisecondi-per-millisecondo sullo scheduling delle risorse radio.
La vera discontinuità architettonica si manifesta nel Radio Access Network: il 6G adotterà torri radio standalone di nuova generazione dotate di capacità computazionali locali sufficienti a eseguire inference di modelli di machine learning complessi. Questa edge intelligence permetterà di gestire dinamicamente la rete di accesso senza dipendere costantemente dal core, riducendo ulteriormente la latenza e garantendo resilienza anche in caso di congestione o interruzione dei backhaul. Ogni base station diventerà un nodo intelligente capace di adattarsi in tempo reale alle condizioni del canale, ai pattern di mobilità degli utenti e alle priorità del traffico.
L'integrazione di reti satellitari, droni e High Altitude Platform Stations (HAPS) rappresenta un altro pilastro fondamentale. A differenza del 5G, dove la connettività non terrestre rimane un'estensione opzionale gestita attraverso gateway dedicati, nel 6G questi domini saranno parte organica dell'architettura. Gli smartphone e i dispositivi IoT potranno effettuare handover trasparenti tra celle terrestri, satelliti in orbita bassa (LEO) e piattaforme aeree, garantendo copertura continua anche in mare aperto, aree montane o durante emergenze quando l'infrastruttura terrestre è compromessa.
Il sensing ambientale integrato trasformerà le antenne 6G in radar distribuiti capaci di rilevare movimento, presenza di oggetti e persino parametri atmosferici utilizzando le stesse onde radio impiegate per la comunicazione. Questa funzionalità JCAS (Joint Communication and Sensing) permetterà applicazioni innovative nel monitoraggio del traffico urbano, rilevamento di incendi boschivi, assistenza alla guida autonoma e sicurezza degli edifici, senza richiedere sensori dedicati aggiuntivi. Le bande millimetriche e sub-THz che il 6G utilizzerà (oltre i 100 GHz) offrono la risoluzione necessaria per questo tipo di applicazioni.
Per quanto riguarda le comunicazioni olografiche, si tratta di un caso d'uso ambizioso che richiede non solo bandwidth estremo ma anche sincronizzazione perfetta e capacità di elaborazione distribuita. L'idea è trasmettere non semplici video 8K stereoscopici, ma veri e propri campi luminosi tridimensionali che permettano la ricostruzione olografica dell'immagine dal lato ricevente. I requisiti sono nell'ordine di centinaia di Gbit/s per flusso, raggiungibili solo combinando tecniche di beamforming massivo, multiplexing spaziale e compressione intelligente guidata da neural network.
Sul fronte della standardizzazione, l'ITU ha già pubblicato la raccomandazione IMT-2030 che definisce i requisiti di alto livello per il 6G, mentre il 3GPP inizierà presumibilmente i lavori sulle specifiche tecniche dettagliate verso la metà del decennio, con primi rilasci commerciali previsti non prima del 2029-2030. In Europa, progetti finanziati da Horizon Europe come Hexa-X e 6G-IA stanno già esplorando le tecnologie abilitanti, mentre in Asia Cina, Giappone e Corea del Sud hanno avviato massicci programmi di ricerca con investimenti miliardari. Resta da vedere quale ruolo giocherà l'industria europea, storicamente forte nella standardizzazione ma in difficoltà sul fronte della produzione di apparati radio e chipset.