Blacking Out: brutte persone che fanno cose brutte, recensione

Blacking Out è la nuova proposta dell'etichetta Astra di Star Comics: una crime story scritta da Chip Mosher con disegni di Peter Krause.

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a cura di Domenico Bottalico

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Star Comics porta in Italia, attraverso l'etichetta Astra, Blacking Out. Si tratta di un graphic novel comiXology Originals, cioè un contenuto originale creato dalla notissima piattaforma per la fruizione del fumetto digitale negli Stati Uniti, firmato da Chip Mosher, responsabile dei contenuti di comiXology e autore per BOOM! Studios di Left on Mission con Francesco Francavilla, ai testi ed il veterano Peter Krause (Superman, Power of Shazam!, Metropolis S.C.U., Star Trek: The Next Generation, Daredevil e già nominato agli EisnerAwwards) alle matite.

Blacking Out: brutte persone che fanno cose brutte

Edendale, sud della California. Il devastante incendio che ha bruciato i boschi limitrofi alla cittadina ha restituito il corpo carbonizzato di Karen Littleton. Il padre Robert, accusato di picchiare la ragazza e già sotto inchiesta per un incendio scoppiato l'anno prima, è il principale sospettato: è davvero lui l’omicida o si tratta di una pista sbagliata? Mentre il processo diventa un piccolo circo mediatico, l'ex-vice sceriffo Conrad Sauer viene assoldato dall'avvocato della difesa affinché conduca una indagine parallela che possa scagionare il principale sospettato.

Conrad ha come unico indizio un crocifisso d'oro appartenente alla vittima ma il ritorno in città complicherà non poco le cose. Qualche mese prima infatti è stato licenziato per essersi addormentato ubriaco in servizio e questo incarico sembra l'occasione giusta per redimersi. Fra nuove fiamme e vecchi improbabili amici: dietro la morte della ragazza c'è qualcosa di marcio, Conrad lo percepisce e la cittadina sembra chiudersi dinnanzi a questa triste verità.

Quando tutti i sospetti sembrano definitivamente puntare su Robert Littleton, Conrad inizia a capire effettivamente quello che è accaduto e a ricostruire tutta la vicenda ma quale verità verrà effettivamente a galla?

Il crimine paga

Chip Mosher imbastisce in Blacking Out una solidissima storia di detection moderna che si rifà, per stilemi e ritmo, ai capisaldi del genere del fumetto americano contemporaneo firmati da autori quali Brian Azzarello e Greg Rucka strizzando contemporaneamente l'occhio ad alcune proposte televisive e cinematografiche in cui sembrano evidenti gli echi del True Detective (la prima stagione) di Nic Pizzollato, di Taylor Sheridan e di tutta la scuola neo-western e neo-crime moderna.

L'espediente della ricostruzione a ritroso dei fatti permette all'autore di dare un taglio decisamente meno scontato alla componente detection e all'omicidio motore di tutti gli eventi ma soprattutto di costruire in maniera meno ortodossa non solo il protagonista ma anche i personaggi di contorno della vicenda. Come ogni crime story che si rispetti infatti a costituire motivo di interesse è l'intreccio fra il plot e il carosello di umanità che popola la cittadina di Edendale.

È una tensione palpabile e costruita attraverso la presentazione, e la decostruzione, di figure archetipiche del genere (la femme fatale, l'avvocato corrotto, il capro espiatorio) e l'ambientazione morbosa e sempre efficace della piccola cittadina di provincia piena di segreti. Fra razzismi mai sopiti, poliziotti che interpretano la legge a modo loro e torride passioni, l'autore prepara sagacemente il terreno per il twist finale inaspettato che rappresenta davvero l'elemento di interesse di un graphic novel che non ha alcune velleità di rivoluzionare un genere ma al contrario di inserirvisi con prepotenza. L'unico rammarico è il numero di pagine relativamente esiguo in cui si dipana la vicenda: con la solida costruzione effettuata e i discreti personaggi presentati, Blacking Out avrebbe forse meritato un respiro più ampio.

La matite di Peter Krause, i colori di Giulia Brusco

Dal punto di vista grafico ci sono due elementi che risaltano subito all'occhio osservando il lavoro del veterano Peter Krause. Il primo è sicuramente la scelta di non cadere nella tentazione di utilizzare il chiaroscuro come elemento grafico predominante, il secondo invece è legato alla impostazione della tavola.

Krause spinge infatti sul chiaroscuro solo nelle ultimissime pagine del graphic novel, una scelta inusuale quando si illustra una storia crime/noir che solitamente invece è utilizzato per accompagnarne le contraddizioni ed i personaggi spesso non limpidi che le abitano, optando invece per uno stile aggressivo dalle chine spesse e dal tratteggio robusto ma mai ridondante volto alla ricerca di un realismo che si esplica ovviamente sia in una marcata espressività (o inespressività a volte) che nella prossemica e nel linguaggio del corpo dei personaggi.

Per quanto riguarda invece la costruzione della tavola, il disegnatore utilizza al meglio tutto l'ampio spazio a disposizione con un layout che oscilla costantemente fra quello tipicamente americano e quello più ricco di riquadri di matrice franco-belga. Anche questa soluzione è inusuale e accompagnata da una continua ricerca di un taglio urgente e cinematografico nello storytelling con l'alternanza di verticalità e orizzontalità fra campi medi e primi e primissimi piani.

La ricerca di Krause è valorizzata senza ombra di dubbio dal lavoro eccellente ai colori di Giulia Brusco che, in più di un frangente, ruba la scena al disegnatore. La colorista infatti esalta le matite con un paletta dai toni crepuscolari, cesellando sfumature che esaltano ora i neri profondi ora i tratteggi espressivi di Krause. È però nell'alternanza dei colori primari che la Brusco si guadagna l'attenzione del lettore: blu, gialli e rossi diventano testimoni cromatici di sequenze importanti, separate per intenzioni ma idealmente filo conduttore verso la risoluzione finale. Un lavoro davvero eccellente e ben congegnato, di chiara matrice americana, che si muove fra realismo ed espressionismo pop.

Il volume

Star Comics opta per un formato inusuale (20x30.5 cm) confezionando un volume cartonato, con carta patinata dalla buona grammatura, a metà strada fra quelli di area francofona e gli absolute/deluxe di derivazione americana. Una scelta che sicuramente dona prestigio alla pubblicazione mettendo in evidenza le tavole dal gusto cinematografico di Peter Krause. Dal punto di vista carto-tecnico il volume risulta ineccepibile mentre non si può dire lo stesso sulla cura editoriale.

Soprassedendo sull'assenza di extra, il volume presenta molti refusi ed errori di lettering che inficiano la lettura (spesso si sbagliano i nomi dei personaggi) e una traduzione farraginosa con più di un passaggio assolutamente poco chiaro (come a pagina 26, terza vignetta, nella didascalia). Un caso più unico che raro vista l'ottima cura editoriale da sempre posta nelle sue pubblicazioni dell'editore perugino.