Dan Brown - Il simbolo perduto, il ritorno di Robert Langdon

Su Sky arriva Dan Brown - Il simbolo perduto, trasposizione seriale del romanzo di Dan Brown

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

L’ultima volta che il mondo dell’entertainment ha vissuto le avventure di Robert Langdon sul grande schermo era il 2016, quando il docente di Harvard creato da Dan Brown era coinvolto in una disperata corsa contro il tempo per impedire il diffondersi di una letale pestilenza.

Quanto raccontato in Inferno, tratto dal quarto romanzo di Brown, sembrò essere l’ultimo passaggio di Langdon sul grande schermo, dove avevamo imparato a identificarlo con il volto sornione di Tom Hanks. Forse l’avventuroso docente universitario non tornerò più al cinema, ma non è certo stato dimenticato, visto che a partire dall’8 novembre lo vedremo nuovamente in azione su Sky e Now in Dan Brown - Il simbolo perduto.

Tratta dal terzo romanzo con protagonista Robert Langdon, Il simbolo perduto è una miniserie che introduce il personaggio di Dan Brown all’interno del contesto seriale. Dal suo esordio cinematografica con Il Codice da Vinci, la fama del personaggio è letteralmente esplosa, grazie alla formula narrativa iniziata in ambito letterario da Brown, che unendo storia, avventura e crime ha riscritto le regole di un genere, in cui sono poi intervenuti altri autori con un discreto successo, uno su tutti Glenn Cooper.

Lato cinematografico, il successo dei film di Ron Howard era profondamente legato all’interpretazione di Tom Hanks, che è divenuto per il pubblico il volto di Robert Langdon. Una sinergia che ora viene messa alla prova con Dan Brown - Il simbolo perduto, dove il ruolo del docente di Harvard viene affidato ad Ashley Zuckerman.

Dan Brown - Il simbolo perduto: le origini di Robert Langdon

Doverosa una precisazione, considerato il passato cinematografica del personaggio. Dan Brown – Il simbolo perduto è una serie che si emancipa dalla saga di Ron Howard, lasciandosi ispirare solamente dal romanzo di Brown. Una concezione che consente quindi di agire in modo più libero sulla caratterizzazione di Langdon, che non viene quindi influenzata dalla precedente interpretazione di Tom Hanks. Il Langdon che conosciamo in Dan Brown – Il simbolo perduto, infatti, non ha il fascino maturo della versione di Tom Hanks, ma viene presentato come un giovane docente universitario, riportandoci, in un certo senso, alle origini stesso del personaggio.

Abituati al volto di Tom Hanks, rivisto in questi giorni su AppleTV+ in Finch, questa versione giovanile del personaggio può essere un rischio per i fan delle pellicole di Howard, che sentiranno la mancanza del viso di Hanks, ma i due episodi visti in anteprima ci hanno lasciato la sensazione che il passaggio al mondo delle serie TV non abbia scalfito il fascino di Langdon.

Robert Langdon (Ashley Zuckerman) insegna simbologia all’università di Harvard, dove viene raggiunto da una telefonata di Peter Solomon (Eddie Izard), suo insegnante e mentore.

All’altro capo della chiamata, però, non c’è Solomon ma un suo assistente, che invita Langdon a Washington per un incontro alla Biblioteca del Congresso. Giunto sul posto, Langdon scopre come la verità sia un’altra: Solomon è stato rapito da una misteriosa setta, che intende avvalersi delle conoscenze di Langdon per svelare un antico mistero che risale alla fondazione stessa degli Stati Uniti. Ad aiutare Langdon in questa ricerca sarà Katherine Solomon (Valorie Curry), figlia del mentore di Langdon con cui il professore di Harvard ha una complessa relazione, che viene messa a dura prova durante questa letale caccia al tesoro.

A dare lustro a Dan Brown – Il simbolo perduto è il convincente adattamento dell’omonimo romanzo di Brown alla dimensione seriale. Affidata a Dan Dworkin e Jay Beattie, la sceneggiatura della serie beneficia di una cura accorta nella valorizzazione della narrativa di Brown, fatta di rivelazioni centellinate e mai forzate, in cui il lettore viene guidato tramite i processi mentali di Langdon.

Centrale, in questo meccanismo, la caratterizzazione del professore di Harvard, che necessita di un interprete che sappia valorizzare i piccoli vezzi e le peculiarità del personaggio creato da Brown. Zuckerman si rivela una scelta convincente, grazie a una recitazione composta che trasmette la sensibilità di Langdon, che si tratti di veicolare la sua claustrofobia o di dar risalto alle sue doti deduttive. I primi due episodi che abbiamo visto in anteprima sono una prova della bontà del lavoro del giovane attore, che offre un Langdon intraprendente e sicuro delle proprie capacità, pur mostrando fragilità che emergono in modo spontaneo.

Misteri, storia e avventura

Merito di una regia che pone Langdon al centro della scena, senza però perdere il focus della storia e dando anche agli altri personaggi il giusto spazio. La nostra attenzione viene focalizzata sui dettagli centrali di questa caccia al tesoro, l’occhio della camera indugia senza tentennamenti e segue con naturalezza l’evolversi della vicenda. La costruzione complessiva della serie, tuttavia, lascia la sensazione che si sia voluto creare un legame stilistico con quanto precedentemente visto al cinema, una sintonia che si rivede in alcune scelte autoriali, con giochi di camera che ricordano in modo evidente le movenze di Howard, e nell’impiego di una colonna sonora che tradisce una familiarità con le musiche composte da Hans Zimmer.

Se da un lato questi deja vù sembrano una mossa per creare comunque un legame tra la produzione Sky e i precedenti capitoli cinematografici, Dan Brown – Il Simbolo perduto mostra comunque una propria personalità, in cui scorci urbani noti e luoghi segreti concorrono alla creazione di una narrazione avvincente e rispettosa della narrativa tipica di Brown.

L’assaggio dei primi due episodi di Dan Brown – Il Simbolo perduto lascia ben sperare sulla miniserie di Sky, ma dopo solo la visione completa dell’indagine di Robert Langdon ci consentirà di valutare al meglio questa nuova trasposizione dell’opera di Dan Brown.