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Diabolik: recensione del nuovo film dei Manetti Bros.

Abbiamo visto in anteprima Diabolik dei Manetti Bros. Ecco la nostra recensione.

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Avatar di Mabelle Sasso

a cura di Mabelle Sasso

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 14/12/2021 alle 12:30 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 11:37
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A partire dal 16 dicembre approderà in sala il film Diabolik dei Manetti Bros. La nuova creatura del duo romano porta sullo schermo Diabolik, l’iconico personaggio creato dalle sorelle Giussani nel 1962. La pellicola vede nel cast Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, e rispettivamente nei ruoli di Diabolik, Eva Kant e l’ispettore Ginko. Oltre ai tre attori principali, il cast annovera la partecipazione di Alessandro Roia, Serena Rossi, Roberto Citran, Luca Di Giovanni, Antonino Iuorio, Vanessa Scalera, Daniela Piperno, Pier Giorgio Bellocchio e Claudia Gerini. La pellicola, inizialmente prevista per il 2020, è distribuita da 01 Distribution, che qualche mese fa aveva portato in sala l’apprezzato Freaks Out di Gabriele Mainetti, un altro film di genere italiano molto atteso.

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Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla proiezione in anteprima riservata alla stampa di Diabolik: di seguito potete leggere le nostre considerazioni sulla trasposizione cinematografica de il Re del Terrore.

Diabolik: una nuova genesi per il Re del Terrore

Diabolik, Eva Kant e l’ispettore Ginko sono tre nomi in grado di risuonare nell’immaginario collettivo e di evocare immediatamente atmosfere e suggestioni ben precise. Elementi come la tuta nera, lo chignon biondo, la Jaguar E-Type e gli inseguimenti per le strade di Clerville sono impressi indelebilmente nel subconscio di tutti coloro che si sono imbattuti almeno una volta in uno degli inconfondibili volumetti brossurati di Astorina. Nel misurarsi con questa importante eredità culturale tutta italiana i Manetti Bros., grandi appassionati dell’opera delle sorelle Giussani, avevano l’arduo e stimolante compito di confrontarsi con quasi 60 anni di storie alle quali attingere, al fine di consegnare al pubblico italiano una nuova ma fedele trasposizione cinematografica del personaggio (la prima era avvenuta nel 1968 ad opera di Mario Bava).

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Nel perseguire questo obiettivo i Manetti Bros. portano sullo schermo la storia intitolata L'arresto di Diabolik (disponibile per l'acquisto online), terzo albo della prima serie, celebre in quanto vede la prima apparizione di Eva.

La storia, ben nota agli appassionati del fumetto originale, ci introduce al personaggio di Lady Kant, una ricca ereditiera e proprietaria del preziosissimo diamante rosa, obiettivo dello spietato ladro. Ben presto gli eventi prendono una piega inaspettata, sia per Diabolik che per Eva: i due sono travolti da una passione ardente, che li renderà complici in un complesso piano di evasione e vendetta, costellata da tutti gli elementi iconici da sempre associati alle storie di Diabolik. Nei suoi tre atti ritroviamo una Clerville degli anni ‘60, minuziosamente ricostruita assemblando diversi scorci di altrettante città italiane, rifugi segreti e piani complessi portati a segno con precisione chirurgica e grazie all’ausilio di gadget e strumenti “all’avanguardia”.

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Il ritmo della pellicola non è sempre ben sostenuto: volendo descrivere Diabolik con una parola sola si potrebbe definire un film tortuoso. La struttura in tre atti infatti non procede spedita e costante, come un’auto che percorre un rettilineo, bensì come su una strada di montagna a tornanti, che richiede cautela e attenzione necessaria a seguire l’intricato e denso intreccio messo in piedi dai Manetti e dallo sceneggiatore Michelangelo La Neve. Nel complesso il ritmo discontinuo del film è evidente fin dall’inizio, aprendosi con una spettacolare sequenza di inseguimento di bondiana memoria, seguita subito dopo da un lungo preambolo introduttivo, per poi tradursi in un pattern ricorrente che alterna momenti di azione e piani meticolosi a scene volte ad illustrare il contesto della vicenda e risente quindi di un andamento ondivago.

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Visivamente la regia dei Manetti si destreggia tra due filoni estetici distintivi: da una parte vi è uno stile in grado di adattare la grammatica visiva tipica del fumetto italiano all’immagine cinematografica, dall’altro vi è un uso della composizione e dell’estetica tipica del cinema d’epoca. Nel primo ritroviamo con un montaggio che vuole emulare la giustapposizione delle vignette, mentre il secondo elemento visivo ripropone alcuni degli elementi distintivi dei Manetti Bros, che si possono trovare in altri lavori precedenti della loro ricca filmografia.

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A controbilanciare completamente gli aspetti meno solidi di questo film ci sono tutti quegli elementi visivi immersivi, come le scenografie curate da Noemi Marchica, che portano in vita le atmosfere patinate e sospese nel tempo. Scenografie, costumi e oggetti sono completamente votati a sostenere un casting particolarmente azzeccato, soprattutto nei tre ruoli iconici dei protagonisti resi da Marinelli, Leone e Mastrandrea che riescono a rendere perfettamente i tre personaggi nei vari aspetti distintivi che li contraddistinguono: intensità, freddezza e meticolosità per Diabolik, indipendenza, intelligenza e ambizione per Eva e caparbietà, ossessività e integrità per Ginko.

La performance positiva dei tre attori era stata anticipata nei mesi scorsi da fotografie di scena e dietro le quinte e da alcuni trailer, che davano un’impressione positiva sulla bontà del casting e che trovano così conferma dopo la nostra visione del film. Alla luce di questo particolare aspetto particolarmente azzeccato desta quindi qualche perplessità la notizia sui sequel del film, che non vedranno Marinelli vestire nuovamente i panni di Diabolik.

In conclusione

Diabolik dei Manetti Bros. è un film che traduce, in modo letterale e fedele, il mondo e i personaggi creato dalle Giussani, grazie a scelte di regia volte a tradurre la grammatica del fumetto in quella cinematografica portando sullo schermo, fin nel dettaglio, un mondo immaginario animato da una vicenda complessa e che va a rendere omaggio a tutti i suoi elementi più caratteristici.

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La lunghezza complessiva della pellicola e alcune parti della trama più macchinose appesantiscono la visione del film, tuttavia un cast particolarmente azzeccato, in grado di incarnare perfettamente sullo schermo il fascino di questi personaggi così iconici, compenserà ampiamente il minutaggio generoso della pellicola.

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