Dien Bien Phu, la recensione dei volumi 6 e 7

Dien Bien Phu è una delle serie manga più apprezzata tra quelle del panorama underground. Ecco la recensione dei volumi 6 e 7.

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a cura di Giovanni Arestia

Dien Bien Phu è una delle serie manga, portata in Italia da Bao Publishing con la sua collana Aiken, più apprezzata tra quelle del panorama underground. Giunto al settimo volume, il racconto di Daisuke Nishijima inizia a prendere una piega sempre più sentimentale con la guerra che finalmente giunge alla conclusione per la gioia di Hikaru e Principessa. In questa recensione vi parleremo brevemente sia del sesto volume che del settimo per addentrarci insieme nell'agrodolce manga sulla Guerra del Vietnam come mai prima era stata raccontata e descritta.

Dien Bien Phu Vol. 6: la storia prende una piega inaspettata

Il sesto volume riporta il lettore in Vietman nel 1966, momento storico in cui si inizia a intravedere la conclusione del sanguinoso scontro tra le fazioni: da una parte, infatti, abbiamo il colonnello Jabo e la nonna, mentre dall'altro lato Tim Lawrence e Principessa in una battaglia dove solo uno dei due sopravvivrà. Per tutti questi sei volumi, Tim ha compiuto un viaggio interiore affinché potesse accrescere la consapevolezza delle sue forze e del suo coraggio. Il ragazzo è, quindi, giunto in una fase di rassegnazione e voglia di vendetta così alta che non può essere fermato se non dalla ragazza vietnamita. È proprio in questo volume, quindi, che termina ufficialmente la storia e la crescita di Tim che è passato da uno sperduto ragazzino innamorato e indeciso su quale figura seguire (quella dell'amata Principessa o della figura paterna del Colonnello) a essere un guerriero folle a tratti anche ingenuo perché non si rende conto dei sentimenti delle persone che gli stanno vicine.

La presa di coscienza del vero legame col colonnello Jabo arriva solo verso la fine, quando il lettore scopre insieme a Tim la vera potenza del loro rapporto che forse sta per concludersi per sempre. In tutto questo non manca la presenza dei Berretti Verdi che hanno lasciato qualcosa di indelebile all'interno dell'animo del ragazzo e di tutti gli altri personaggi. La conclusione arriva come un fulmine a ciel sereno, con un colpo di scena davvero ben realizzato che conclude la storia in maniera emozionante e aulica come solo Nishijima poteva fare. Il volume, così come anche gli altri successivi al secondo, presenta una buona quantità di scene d'azione, tuttavia in questo volume l'autore ha deciso di evitare troppe prolissità decidendo invece di giungere a una conclusione tanto cruda quanto inevitabile. Tutto questo è correlato da disegni di grande spessore emotivo che coinvolgono il lettore e lo lasciano a bocca aperta per la loro bellezza e forza espositiva. In ogni caso si tratta del primo vero volume in cui finalmente si mette un punto a una parte della storia con un evento doloroso e un inizio appena abbozzato che pone tanta curiosità al lettore.

Dien Bien Phu Vol. 7: la guerra dal punto di vista Vietnamita

Dunque, se il sesto volume si conclude con un finale così tanto a effetto, come potrà mai iniziare il settimo volume? Con un'altra scena ad altissima intensità emotiva e sentimentale. Si lascia per un attimo il Vietnam e ci si sposta alle Hawaii, ed esattamente a Pearl Harbour nel 1941. In quell'anno numerosi caccia Zero si avvicinano alla base americana e dall'alto decidono di attaccare gli Stati Uniti per la prima volta in una delle basi più isolate e sicure sulla Terra. All'epoca lo sgomento fu enorme, soprattutto perché gli Stati Uniti si sentivano al sicuro e non avrebbero mai pensato che qualcuno potesse attaccarli in una maniera così plateale. Così, poco più di tre anni dopo dall'evento, gli statunitensi decisero di vendicarsi con uno degli eventi più terribili che l'uomo possa ricordare ovvero con il lancio di due bombe nucleari prima a Hiroshima e poi a Nagasaki. Tutto questo per ricordare che in quello stesso momento nasceva un importante personaggio: Hikaru Mikami.

Il settimo volume, poi, si sposta in Vietnam ben ventidue anni dopo il tragico evento giapponese. La Principessa è in Cina ed è pronta a combattere per la rivoluzione e il suo posto è stato preso da tre astragali neri conosciuti come Lon, Nol e Thi. Il sopracitato Hikaru, purtroppo, è diventato un prigioniero di guerra dopo che la Principessa lo ha catturato dopo la sua fuga. Inoltre l'ex fotografo si trova in terra asiatica da ormai un anno e sta facendo di tutto per abituarsi alla nuova vita militare. Nel frattempo negli Stati Uniti i cittadini non sopportano più la guerra e le rivolte popolari più o meno pacifiche, acclamate anche da numerosi artisti soprattutto musicale, sono all'ordine del giorno. Come se non bastasse si avvicina il capodanno lunare che per i vietnamiti rappresenta un importante giorno di festa che in quel periodo coincideva con l'offensiva del Tet, ovvero un attacco a sorpresa simile a Pearl Harbour che, come la storia insegna, fu un'importante svolta per l'intero conflitto.

Nel settimo volume la narrazione prende una piega completamente diversa rispetto ai precedenti numeri e in particolare il sesto. Gli eventi si fanno più oscuri, ma finalmente riusciamo a osservare anche l'esercito vietnamita in tutta la sua magnificenza. A questo si aggiungono villaggi genuini e vivaci dove vivono solo donne e bambini per una ragione, in realtà, molto cupa: gli uomini sono in guerra o sono morti. Insomma, l'accento viene dato alla vita quotidiana in una terra molto complicata e attanagliata da continue e sanguinose lotte. Interessanti, infine, in entrambi i volumi di Dien Bien Phu, i vari approfondimenti che suddividono i diversi capitoli inerenti alla parte storica del conflitto e ai riferimenti alla realtà dei fatti. Non mancano, infatti, delle parentesi riguardanti la fotografia di guerra e in particolare alle varie raffigurazioni del capodanno lunare che mostrano come in mezzo alle morti militari c'erano tanti civili che avevano il piacere di mettere da parte il dolore per far finta che tutto andasse bene.

Conclusioni

Con questi due volumi, quindi, abbiamo potuto scoprire come l'idea di Nishijima sia stata quella di raccontare la guerra in tutto il suo complesso senza vincitori e senza far pendere l'ago in uno dei due contendenti. Perché, dopotutto, nei conflitti a soffrire maggiormente sono sempre i civili ed è importante dare loro il risalto che meritano. Nonostante ciò, il tema principale è proprio il conflitto e dopo un finale ad effetto mostrato nel sesto volume, il settimo si apre con una componente più emotiva dello stesso dove i vietnamiti finalmente vengono descritti in maniera più dettagliata e coinvolgente. Insomma, la guerra sta arrivando a un punto di fine e non vediamo l'ora di scoprirne di più con i prossimi numeri.