Il doppiaggio sta morendo?

Il doppiaggio sta davvero morendo e non serve più come dicono molti? Cerchiamo di rispondere a questa domanda analizzando la storia recente e passata di questa pratica

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a cura di Lorenzo Ferrero

Il doppiaggio sta morendo? E' una domanda che ci si pone spesso, da diversi anni, specialmente da quando si ha accesso in maniera più semplice e immediata alle produzioni cinematografiche, televisive e multimediali nella lingua di appartenenza (non necessariamente inglese, ma comunque d'origine). Sembra essersi sviluppato quasi un vero e proprio "movimento anti doppiaggio", che ne demonizza la pratica e ne scoraggia l'utilizzo.

Ma è davvero così? Il doppiaggio sta davvero morendo e non serve più come dicono molti? Cerchiamo di rispondere a questa domanda analizzando la storia recente e passata di questa pratica (se volete, invece, un excursus sulla nascita e l'evoluzione del doppiaggio, vi rimandiamo al nostro approfondimento a questo link).

"Se nel 2020 non sai l'inglese, sei ignorante"

In origine, la pratica del doppiaggio italiano fu adottata dalle major del cinema americano per poter espandere il mercato delle proprie pellicole anche nel nostro paese, nel quale una buona parte della popolazione era pressoché analfabeta e non in grado di leggere le didascalie che erano presenti in molti film muti dell'epoca; solo in seguito vennero creati dei veri e propri stabilimenti in Italia, con attori e professionisti nostrani che davano la voce agli attori americani.

Fortunatamente, la situazione è decisamente cambiata nel corso degli anni e nonostante la percentuale di analfabetismo sia ancora a livelli piuttosto allarmanti (secondo il censimento del 2001, l'11% della popolazione), si può dire che buona parte della popolazione sia oramai in grado di leggere, scrivere e comprendere la lingua italiana, ma sfortunatamente non è lo stesso per le lingue straniere.

Il non sapere l'inglese o una qualsiasi altra lingua diversa dall'italiano è considerato da molti una mancanza e, per questo, un motivo per cui "è giusto che tu non debba poter godere di un prodotto perché sei ignorante".

Fortunatamente, il doppiaggio è una salvezza per tutti coloro che non hanno potuto o voluto studiare una lingua straniera. Moltissime produzioni, non solo in inglese, hanno trovato linfa nuova in Italia grazie proprio al doppiaggio e alla localizzazione: basti pensare alla moltitudine di soap spagnole, alcuni prodotti di nicchia tedeschi o polacchi che magari, senza una traduzione nella nostra lingua, sarebbero potuti rimanere nel dimenticatoio per sempre.

Sia chiaro, chi vi scrive non è per l'esclusività del doppiaggio italiano, ma per la libera scelta. Quindi, ben vengano le proiezioni in lingua originale o la possibilità di scegliere l'audio tramite le smart TV o i servizi di streaming, ma senza demonizzare ne l'una ne l'altra lingua.

Il "problema" dei colossi dello streaming

Soprattutto durante il primo lockdown, dove buona parte delle produzioni audiovisive si era fermato, alcuni doppiaggi sono stati rimandati, proprio a causa dell'emergenza sanitaria, per poter tutelare la salute dei professionisti, mandando in onda sulle varie piattaforme i prodotti solamente con l'audio originale e i sottotitoli.

Tuttavia, alcune serie sono state comunque doppiate in italiano, ma da persone italo-americane, in terra natia. Questo ha creato un brutto e ridicolo risultato, che molto ricorda i doppiaggi dei cartoni animati della Dingo Pictures. Fortunatamente, nel corso delle settimane, sono stati effettuati nuovamente in sedi italiane i doppiaggi professionali, cancellando la disastrosa prestazione precedente.

Fortunatamente, il canale Doppiaggi Italioti ha salvato e raccolto questa bruttissima parentesi in un video confronto che potete guardare e ammirare qua sotto:

https://www.youtube.com/watch?v=T2QAdDpsyY8

Quello che si spera non succeda è un uso costante di questa pratica, sia per il risparmio di denaro, sia di tempo. Perché se così fosse, si ritornerebbe alle origini del doppiaggio e si perderebbe quanto di buono costruito nel corso degli anni, togliendo anche di fatto lavoro a moltissime persone dell'industria dell'intrattenimento.

Da quanto si evince da alcuni addetti ai lavori, inoltre, i vari paletti imposti dai colossi dello streaming, la notevole quantità di produzioni e la necessità sempre degli stessi di fare tutto molto velocemente, stanno minando la qualità finale dei prodotti stessi, risultando spesso frettolosi, imprecisi e poco curati.

Se si riuscissero a limare alcuni aspetti di questa "problematica", sicuramente si darebbe la possibilità ai professionisti del settore di lavorare meglio e ai fruitori di godere di prodotti di qualità.

Gli adattamenti "un po' così"

Spesso si dà la colpa di un brutto doppiaggio ai doppiatori stessi, che in realtà loro interpretano solamente quello che gli viene dato al leggio, quando molte volte il problema risiede in un adattamento dell'originale eseguito in maniera non propriamente corretta.

Alcuni esempi? Basti pensare a Friends e al nome storpiato di Phoebe (che dovrebbe leggersi "Fibi"), che viene chiamata per tutte le stagioni "Febe", o al terrificante "auto che era" di Futurama (hanno tradotto "Werecar" in questa maniera, invece che "Auto Mannara") e tantissimi altri che hanno totalmente cambiato il senso di ciò che si vede a schermo.

E come non citare lo "scandalo" del nuovo adattamento di Evangelion, dove Gualtiero Cannarsi ha voluto inserire la sua "impronta" in un adattamento, rendendolo totalmente incomprensibile?

Sappiate, però, che un adattamento dei dialoghi non consiste in una semplice traduzione, bensì necessita che ciò che viene tradotto risulti corrispondente ai movimenti del labiale originale: se il personaggio pronuncia una "A", è necessario che la parola tradotta in italiano abbia un suono perlomeno simile, che effettui lo stesso movimento della bocca. Capite, quindi, che non è un lavoro semplice e molto spesso non è possibile effettuare questa operazione. Inoltre, i tempi stretti e le pressioni di cui abbiamo parlato prima, sicuramente non aiutano per la buona riuscita dell'adattamento stesso.

Le mancate localizzazioni e la pirateria

Unito a tutti questi fattori, ci si mette la pirateria, che compromette le localizzazioni verso il nostro paese. Cosa centra la pirateria col doppiaggio? E' presto detto: molte case produttrici, si basano sui vari dati di ascolto (o, nel caso di videogiochi, di vendite) dei determinati prodotti nelle varie nazionalità, e in base a quelli decidono se localizzare o meno una determinata produzione; quindi, se ad esempio gli ascolti di una determinata serie sono bassi in Italia, la casa di produzione potrebbe decidere di non esportare più prodotti simili in quella determinata lingua.

Inoltre, vengono analizzate le varie statistiche delle piattaforme, che hanno spesso evidenziato come tantissime persone che visualizzano contenuti in Italia preferiscano utilizzare la lingua originale, piuttosto che la propria, inducendo di fatto la casa produttrice a optare per una non localizzazione, perché i numeri di spettatori non sono sufficienti a giustificarne la spesa.

Il doppiaggio sta morendo?

Dopo aver analizzato questi aspetti, ritorniamo alla domanda iniziale: il doppiaggio sta morendo?

La verità sta nel mezzo: siamo di fronte a un grandissimo cambiamento, sia per quanto riguarda il doppiaggio in particolare, sia per quanto riguarda la fruizione dei prodotti audio-visivi e multimediali. In quest'epoca, probabilmente si dovrebbe essere per la "libertà di scelta", ovvero che chiunque dovrebbe essere in grado di poter scegliere in che modo fruire di un prodotto, senza che nessuno venga penalizzato o "discriminato".

Non servono fazioni pro o contro il doppiaggio, visto anche che in Italia abbiamo una pletora di professionisti di tutto rispetto, che ci intrattengono da tempo immemore.

Stiamo anche attraversando un'epoca di riscoperta del doppiaggio, dove i professionisti del settore sono invitati nei programmi televisivi, negli show e chi più ne ha, più ne metta. Segno, questo, che l'interesse intorno alla professione è più vivo che mai e siamo sicuri che se si riusciranno a limare diversi degli aspetti di cui abbiamo parlato prima, noi utenti e il mondo dell'intrattenimento ne potranno solo che gioire sia nel presente che nell'immediato futuro.

Se siete appassionati di doppiaggio, potete recuperare il libro Le voci del tempo perduto, che ripercorre la storia del doppiaggio dal 1927 al 1970. Lo potete acquistare semplicemente cliccando su questo link.