Intervista a Gianluca Iacono, voce storica di Vegeta in Dragon Ball

Le interviste ai professionisti del doppiaggio continuano con Gianluca Iacono, voce storica di Vegeta in Dragon Ball.

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a cura di Lorenzo Ferrero

Come ogni mese, abbiamo avuto modo di intervistare un altro doppiatore professionista durante l'episodio di Voices, lo show in onda sul canale Twitch di Cultura Pop ogni primo e terzo giovedì del mese, dedicato proprio all'arte del doppiaggio. Quest’oggi è il turno di Gianluca Iacono, voce storica di diversi personaggi che ci hanno accompagnato fin dall'infanzia come Vegeta di Dragon Ball o Roy Mustang di Full Metal Alchemist, ma anche a personaggi reali come Gordon Ramsay, nonchè a Marshall Eriksen in How I Met You Mother e a moltissimi altri nel corso della sua carriera.

Questo è solo un estratto della chiacchierata che abbiamo avuto con Gianluca Iacono a Voices. Se volete vedere (e sentire) l’intervista completa, potete andare al video del nostro canale youtube che trovate in fondo all'articolo.

Tu hai iniziato con la radio e col teatro, ma come è avvenuto l'incontro con il doppiaggio?

In realtà, è un incontro che è arrivato molto presto, a partire da bambino, quando mi divertivo a fare le varie voci con gli amici. In seguito, dopo aver fatto un corso di dizione alla scuola di Iginio Bonazzi a Torino, che mi ha preso sotto la sua ala, e aver imparato a parlare bene, ho iniziato a 13 anni a doppiare già qualche produzione che, in quegli anni, arrivava anche nel capoluogo piemontese; il tutto, unito sempre a corsi di recitazione e ai primi radio-drammi che si iniziavano a fare in RAI.

Dai vent'anni in poi, il doppiaggio è diventato la mia professione, che mi ha portato a trent'anni a trasferirmi in via definitiva a Milano, per poterlo fare più comodamente.

Hai sempre pensato di intraprendere un percorso artistico nella tua vita o avevi altri progetti?

All'inizio ero molto combattuto, perchè volevo sempre rimanere in ambito creativo, ma fino ai vent'anni volevo fare la Rockstar: avevo un gruppo, ai miei amici piaceva la "New Wave", sapevo suonare la batteria e cantavo, quindi l'idea di "fare casino" inizialmente c'era. Poi però hanno prevalso la recitazione e il doppiaggio e ho proseguito per quella strada.

Si può dire che i "doppiatori" non siano altro che "attori" prestati al doppiaggio?

Assolutamente sì! Anche se, al giorno d'oggi specialmente grazie al web e al proliferare di corsi, il doppiaggio è diventato quasi una cosa a se stante, a differenza di un tempo dove venivano presi degli attori che prestassero la propria voce, soprattutto al nord, perchè è arrivato molto dopo rispetto a Roma e c'era un gran bisogno di gente capace. E' un peccato che si sia un po' persa come cosa, perchè tanti frequentano scuole di doppiaggio, dimenticandosi però la dizione o la recitazione.

Ovviamente esistono delle eccezioni, con persone che non hanno fatto teatro o recitazione o ne hanno fatto molto poca, ma che al leggìo sono comunque molto bravi.

E' vero che in Italia non è mai stato dato il giusto riconoscimento al teatro?

Purtroppo si, ma perchè oggi, soprattutto rispetto a vent'anni fa, è molto più impegnativo anche economicamente fare teatro. Anche solo trovare un ingaggio dove ti pagano le prove e tutte le repliche è molto difficile, perchè spesso è già tanto che ti diano il minimo sindacale ed è quindi complesso vivere di teatro, a meno che tu non sia ricco.

Io ho avuto la possibilità di fare degli spettacoli che garantissero degli ingaggi dignitosi, nei quali venivi spesato di tutto, compresi gli spostamenti e gli alberghi. Oggi è praticamente impossibile, purtroppo.

Pensi che questo problema derivi anche dal fatto che il mestiere dell'attore non venga riconosciuto, dalle persone, come un vero e proprio lavoro?

Purtroppo c'è questa forte tendenza a chiederti quale sia il tuo vero lavoro, quando dici di "fare l'attore", perchè è inconcepibile che una persona possa guadagnare recitando delle battute, e se non sei un po' noto è difficile farlo capire alle persone, perchè per molti, proprio come questione culturale, se fai qualcosa in ambito artistico è solamente un hobby, perchè "il lavoro serio è un altro".

A differenza del teatro, però, attorno al doppiaggio si sta sviluppando sempre più curiosità, sempre più interesse, grazie anche soprattutto al web e alle nuove piattaforme di streaming. Secondo te, perchè?

Beh, è proprio grazie ad internet e al web che si sta verificando tutto ciò, perchè adesso le persone possono vedere effettivamente come funziona un mestiere che è sempre rimasto un po' nell'ombra: esistono quindi i social con i profili di noi doppiatori, video di gente che doppia, contributi di fun-dubber e quindi gente che può provare a modo suo a farlo e quant'altro.

Infatti, iniziano ad essere presenti sempre più professionisti che si affacciano sempre di più sui mondi social: vedi me, ad esempio, ma anche Emanuela Pacotto, Flavio Aquilone, Angelo Maggi o Maurizio Merluzzo, che è quasi partito dal web e ha poi unito le due cose. E grazie a questo, le persone hanno iniziato a vederci anche come esseri umani con dei volti e delle vite che destano curiosità.

In Giappone, i doppiatori sono visti come vere e proprie star. Se si arrivasse allo stesso punto, secondo te, sarebbe una cosa positiva o avrebbe anche dei risvolti negativi?

Per me, positiva! (ride) Per carità, già adesso ci sono i fan, la gente che ti scrive e ti chiede delle foto, ma ammetto che arrivare a quei livelli ti faccia sentire come un divo di Hollywood. A parte gli scherzi, vorrebbe comunque dire che verrebbe dato al mestiere del doppiatore un'importanza davvero grande e non ci vedo nulla di male; del resto, la gente lo fa per gli attori di cinema e per le rockstar, non vedo perchè non farlo anche per i doppiatori!

Sta capitando sempre più spesso che alcune major impongano la corrispondenza anagrafica del doppiatore o della doppiatrice con quella del personaggio che interpretano, indipendentemente dal loro timbro vocale. Secondo te è corretto che avvenga?

La risposta è: dipende. Ci sono volte in cui è giustificato, come quando ad esempio dovresti tornare ad interpretare un personaggio dopo trent'anni, ma lui ne ha sempre diciotto, il che rende tutto un po' complicato. A parte casi limite come Davide Garbolino, che a più di cinquant'anni continua ad avere la voce di un ragazzo.

Tuttavia, rimane una pratica un po' al limite, perchè la voce invecchia diversamente dalla persona e questa "convinzione" sbagliata della corrispondenza anagrafica arriva da paesi in cui il doppiaggio, di solito, non si fa. E' come se dalla Germania ci venissero a dire che il Parmigiano si fa diversamente da come lo facciamo qua, è un modo di porsi totalmente sbagliato.

Diciamo che, talvolta, manca il buonsenso e basterebbe quello per evitare polemiche inutili.

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