Intervista a Mauro Uzzeo e Giovanni Masi: "Realizzare Il Confine è un privilegio"

A pochi giorni da Lucca Comics and Games 2022 la nostra intervista a Mauro Uzzeo e Giovanin MAsi dedicata al loro Il Confine

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a cura di Manuel Enrico

l rinnovamento che ha scosso negli ultimi anni una realtà storica del fumetto nostrano come Sergio Bonelli Editore si è concretizzato nella nascita di una serie di pubblicazioni che, andando oltre il classico canone narrativo della serialità tipica dell’editore meneghino, rivolte a un pubblico più esigente, in cerca di una proposta dai toni adulti e vicini a suggestioni narrative diverse. All’interno di questa rivoluzione bonelliana, incarnata dall’etichetta Audace, rientra Il Confine, racconto dai toni thriller creato da Mauro Uzzeo e Giovanni Masi. Serie tra le più longeve della citata Audace, Il Confine sarà uno dei protagonisti di Lucca Comics and Games 2022, dove sarà presentato il non volume della serie. Occasione che abbiamo ci ha concesso di incontrare Mauro Uzzeo e Giovani Masi per un’intervista esclusiva.

Intervista a Mauro Uzzeo e Giovanni Masi: "Realizzare Il Confine è un privilegio"

 Ogni luogo ha una storia, e ogni storia ha un mistero che aspetta di venire a galla. Ne IL Confine abbiamo intrapreso l’indagine dietro la scomparsa di un gruppo di ragazzi come fosse una storia crime, salvo poi addentrarci sempre più in una dimensione paranormale. La forza di questa evoluzione è, a mio avviso, racchiusa nella creazione di un folklore locale ben radicato, vissuto anche nella contrapposizione tra la preservazione delle tradizioni e una nuova società che sembra voler dimenticare il passato. Come avete costruito questo dualismo, intrecciandolo all’evoluzione della trama?

Questa alternanza tra tradizione e nuova società incarnata dai ragazzi scomparsi è stata una delle fondamenta su cui abbiamo costruito la storia de Il Confine fin dal principio. Per noi era importante sia per raccontare la “nostra” mitologia dei boschi (senza però legarci a una zona troppo specifica della tradizione), sia perché ci sembrava un ottimo modo per raccontare i nostri personaggi. Metterli davanti alla scelta se seguire magari una tradizione che non capiscono più o di inventarsene una nuova, con tutti i rischi che si corrono in questi casi, era un ottimo modo per vedere i nostri protagonisti reagire a un ennesimo Confine che ognuno di noi, anche se in forme ovviamente diverse, si trova a dover affrontare nella vita. Una delle cose fondamentali, però, è che non abbiamo mai preso una posizione in nessuna delle due direzioni. Sono i nostri personaggi che possono scegliere, o non scegliere, da che parte stare o come relazionarsi con i boschi de Il Confine e con i misteri che essi celano. Per noi questo è essenziale alla buona riuscita della storia. Anche perché, speriamo, porti il lettore a farsi le stesse domande dei nostri personaggi. In fondo è come se chiedessimo: “Tu, lettore, da che parte del confine hai deciso di stare?”.
Per quanto abitiamo in provincia di Roma, sia io che Giovanni siamo cresciuti in una dimensione lontana da quella della Capitale, ma anche da quella delle grandi città in generale. Sarà anche per via delle origini delle nostre famiglie, ci troviamo decisamente più a nostro agio nella vita di paese ma, soprattutto, è proprio quella di paese la vita che conosciamo meglio. Dal primo momento in cui abbiamo iniziato a mettere insieme i pezzi che avrebbero composto il grande affresco de Il Confine volevamo che il perno attorno a cui ruotasse tutto il mistero fosse legato proprio a quel tipo di vita lì. Nei paesi, a differenza delle grandi città, si conoscono tutti. I legami tra le persone sono intricati fili di una ragnatela che collega parentele perse nel tempo, amori e diatribe dimenticate ma che resistono in una eco che intacca i rapporti di tutti. Storie infinite che si tramandano di padri in figli all’interno di società silenziosamente – e meravigliosamente – matriarcale.  E nei paesi, soprattutto quelli di confine tra l’urbanizzazione e le aree rurali, persistono miti legati a un folklore che permea il quotidiano scorrere delle vite di ogni abitante e noi quello volevamo raccontare. Come i rigurgiti di un paganesimo contadino fossero strettamente collegati ai miti boschivi, e quanto il confine tra il razionale mondo conosciuto e l’irrazionale imprevisto s’incontrassero perfettamente tra le ombre degli alberi che separano le ultime casine di periferie dall’inizio dei sentieri montani. Immergere in questo ambiente due personaggi venuti da fuori, due “stranieri” come Laura e Antoine, a loro volta cittadini del mondo, ci ha offerto la possibilità di collegare mondi apparentemente vicini ma in realtà distantissimi.

Presente e passato. Due orizzonti temporali che sono accuratamente scanditi ne Il  Confine, dove il presente sembra esser l’elemento scatenante di un dramma ciclico, che nel passato aveva già mostrato tutta la sua pericolosità. Con Il Confine 9 abbiamo modo di vivere nuovamente questo dualismo, che nelle vostre mani diventa uno strumento narrativo affilato, chirurgico. Quali sono le difficoltà per un autore nel dover gestire questa meccanica, dove i personaggi mutano anche graficamente?

"Il fatto è che, per noi, i due orizzonti temporali sono semplicemente uno. Mi spiego meglio, quando iniziammo a scrivere il Confine, la prima cosa che facemmo fu scrivere un documento, una bibbia, con tutta la storia in ordine cronologico, dall’inizio alla fine. Doveva essere un documento abbastanza preciso da darci date e riferimenti, ma doveva essere comunque abbastanza elastico da accogliere quelli che sarebbero stati gli ovvi cambiamenti e miglioramenti che avremmo inserito durante la scrittura vera e propria. E doveva farlo sia per la serie a fumetti, sia per le varie declinazioni multimediali, come il Gioco di Ruolo per esempio. Quel documento è il nostro faro, sappiamo che se navighiamo in quelle acque, la storia sarà coerente in ogni sua incarnazione. Quindi il fatto che il lettore percepisca due o più orizzonti temporali, è perché abbiamo deciso di utilizzare questo strumento narrativo per motivi estetici e perché ci sembrava il miglior modo per raccontare la nostra storia, sia i personaggi che crescono, sia quelli che restano sempre uguali, sia quelli di cui vediamo tanti lati e sfaccettature diverse. Questo permette a noi autori di non impazzire e di saltare dove più ci interessa per raccontare la storia nel modo più efficace possibile."
"Uno dei tre romanzi più importanti della mia vita è Mattatoio n.5, uno dei capolavori di Kurt Vonnegut. Racconta di come Bill Pilgrim reduce della seconda guerra mondiale e ricoverato in una clinica a causa di un disturbo da stress post traumatico, pur di non impazzire per gli orrori vissuti in guerra, si rifugia mentalmente su un pianeta chiamato Tralfamadore  (nella finzione narrativa viene in realtà rapito dagli alieni stessi). Lì conosce i Tralfamadoriani, creature eterne che esistono contemporaneamente in tutti gli istanti del tempo; quindi, per loro non esiste un prima e un dopo ma un eterno ora in cui si svolgono tutti gli eventi. Ed è lo stesso metodo che usiamo io e Giovanni quando scriviamo Il Confine: tutto è ora. Tutto sta accadendo. In questo istante un gruppo di ragazzi e ragazze sale su un pulmino per andare in gita. Adesso il piccolo Aurelio incontra per la prima volta il ragazzo con la fiamma in testa nel bosco. Ora Antoine trova il cadavere di Irene nascosto tra le nevi. In questo momento Irene è in classe e sta seguendo la lezione della professoressa Santino. La storia de Il Confine sta avvenendo adesso, sotto i nostri occhi e noi la raccontiamo come fossimo Traldamadoriani!

In Il Confine, la narrazione procede con un ritmo ben scandito, che privilegia il dialogo sintetico rispetto a flussi di coscienza più ricchi e imponenti. Abbiamo già avuto modo di vedere l’utilizzo di particolari escamotage ‘grafici’, come l’utilizzo delle chat digitali in passato, ma con il nono capitolo assistiamo a una rivoluzione per la saga, ossia l’utilizzo delle didascalie come specchio di una narrazione intima di uno dei personaggi, voce narrante e protagonista degli eventi del volume.  Come è nata questa scelta e che impatto ha avuto sullo sviluppo dell’albo, anche sul piano grafico?

"Cerchiamo sempre di metterci nei panni dei nostri protagonisti quando raccontiamo la loro storia. I ragazzi parlano via chat perché quel modo di comunicare è quello più diffuso nella loro fascia d’età. Quando abbiamo ragionato su come impostare il numero 9, ci siamo resi subito conto di quanto Vanni sarebbe risultato il protagonista. E quindi abbiamo ragionato su come un uomo dei primi del ‘900, custode di un segreto terribile, si sarebbe comportato. La forma diario ci è sembrata quella che probabilmente sarebbe stata scelta da Vanni stesso. Ci siamo andati così a sfogliare la narrativa dell’epoca, cercando di ritrovarne il ritmo della scrittura e adattandolo al contesto e al background del nostro personaggio. E infine abbiamo chiesto alla grandissima Marina Sanfelice di trovare una didascalia e un font adatti a trasmettere quel tipo di sensazioni che cercavamo. Come riferimenti, siamo andati a prendere le lettere che i soldati della prima guerra mondiale spedivano a casa. Se ne trovano tante, per fortuna, e abbiamo preso a riferimento quel tipo di calligrafia che era di uomini spesso non troppo acculturati, ma che comunque usavano la forma epistolare per comunicare con i propri cari. Tutto questo lavoro ci ha permesso di avere un numero in cui, per la prima volta, usiamo appunto le didascalie per raccontare i pensieri di un uomo che cerca di proteggere suo figlio da qualcosa di terrificante che arriva dai boschi. Ci è sembrato un buon modo per trasmettere tutta la sua angoscia e le sue preoccupazioni."
"Realizzare una saga come quella de Il Confine, per noi, è un privilegio enorme. Scrivere una propria serie, vederla disegnata da artisti straordinari e pubblicata dalla più importante Casa Editrice italiana ci sembra un sogno che ci riempie di orgoglio. Per questo motivo abbiamo deciso di non “sprecare” nemmeno una pagina. Volevamo che ogni volume de Il Confine fosse in un certo senso unico, per cui ci siamo imposti due regole: la prima è che ogni volume possa essere un nuovo punto d’ingresso nella serie. Ti invitiamo a farci caso. Ne La Neve Rossa noi iniziamo a raccontare questa storia a un mese dalla partenza del pulmino e dalla valanga. Laura Denti è lì da tanti giorni ed è snervata perché non cava un ragno dal buco. Ma tu potresti iniziare a leggere la storia anche dal Volume 8, in cui un gruppo di ragazzi partiti per una gita torna, ma le cose non sembrano essersi messi bene per loro. Cosa gli è successo? Oppure puoi iniziare da questo volume nove e seguire la storia di un ragazzino italiano di inizio del novecento che incontra uno strano amico nel bosco. Ognuna di queste è una porta d’accesso al mistero e per noi questo è un elemento importantissimo perché, in un certo senso, ci porta a raccontare quanto sia sfaccettato.  La seconda regola è quella di rendere unico ogni volume associandolo a un suo stile. Per cui se nel volume 9, come spiegava Giovanni, il rimando più evidente è quello alla narrazione epistolare del secolo scorso, nel quinto usiamo quello delle chat e dei social. Se nel quarto il tono è quello della detection pura, il terzo comincia come un grande omaggio alla commedia italiana tipo Pane, Amore e... e poi si trasforma in uno slasher degno di Sam Raimi o del primo Peter Jackson. Per noi è molto importante mantenere queste caratteristiche perché il nostro obiettivo è quello di raccontare un mistero che si dipana in oltre cento anni di storia d’Italia, e ci teniamo molto che anche lo stile della narrazione segua questo arco temporale."

Il Confine a Lucca Comics and Games 2022

Durante Lucca Comics and Games 2022, sarà possibile acquistare i volumi de Il Confine presso lo stand Bonelli. La serie sarà anche protagonista dell'appuntamento di lunedì 31 ottobre, alle 13.00 Nero, Il Confine e le altre produzioni Audace: segni, disegni e colori. Con Michele Masiero, Mauro Uzzeo, Giovanni Masi, Emiliano Mammucari, Matteo Mammucari e Matteo Cremona. Presso la Sala Tobino di Palazzo Ducale.

I volumi de Il Confine

La novità rappresentata da Il Confine non è solamente sul piano narrativo, ma anche su quello editoriale. La linea Audace si ispira al mercato francese, con una dimensione generosa degli albi, compensata da una foliazione minore, scelta che impone agli autori di lavorare in modo da imbastire la loro trama per poter suddivisa in archi narrativi che sappiano evolvere la storia, mantenendo un equilibrio tra rivelazione e aggiunta di misteri che invitino a proseguire la lettura. La visione di Masi e Uzzeo, ispirata dalla passione per la serialità televisiva d’autore, ha trovato modo di ispirare anche la struttura grafica degli albi. Se il citato cliffhanger chiude spesso la componente narrativo, graficamente i volumi della serie accolgono altri dettagli tipici della serialità, come un’anticipazione del prossimo episodio (un trailer) e un rapido riassunto del precedente episodio (un previously), realizzati con vignette che rappresentano i picchi emotivi dei volumi. Un risultato convincente, frutto del lavoro di Fabrizio Verrocchi, che sceglie un approccio minimale sulla copertina, lasciando pieno campo alla forza espressiva di LRNZ, ma con il contrasto cromatico del rosso acceso che si contrappone ad una cromia più contenuta e fredda.

La neve rossa

In un piccolo villaggio al confine tra Italia e Francia, il pulmino che trasporta una classe di adolescenti in gita scolastica sparisce all'improvviso senza mai arrivare a destinazione. Sulle tracce dei ragazzi, due detective: Laura Denti, un'agente dell'Interpol specializzata nel ritrovare persone scomparse, e Antoine Jacob, il massimo conoscitore di quelle montagne, ritiratosi fra i boschi per non avere più a che fare con gli esseri umani. Una donna e un uomo che, oltrepassato quel confine che nessuno dovrebbe mai superare, saranno costretti a unire le loro forze e affrontare le conseguenze di tutti i loro errori passati.

Sotto l'arco spezzato

In un piccolo villaggio al confine tra Italia e Francia, una classe di adolescenti sparisce all'improvviso durante una gita scolastica. Di loro si perde ogni traccia finché, in un luogo lontano da qualsiasi sentiero percorribile, viene ritrovato il pulmino sul quale viaggiavano. Le pessime condizioni in cui versa, le macchie di sangue di cui è ricoperto e gli strani simboli che lo circondano non lasciano presagire niente di buono. Laura Denti e Antoine Jacob si trovano a unire le loro forze mentre i misteri nel piccolo paese incastonato tra le Alpi aumentano a dismisura. Chi è l'uomo che si aggira pazzo nei boschi? Quali segreti nascondono i genitori dei ragazzi scomparsi e perché qualcuno non vuole che le ricerche proseguano? Quale antico potere si scatena proprio sotto l'arco spezzato?

Gli eroi non piangono

La Prima Guerra Mondiale è finita. Sulla strada verso casa, Enrico e un gruppo di suoi commilitoni trovano rifugio in un incantevole paese incastonato tra le Alpi. I loro racconti dal fronte gli procurano di che mangiare e l'ammirazione dei paesani, soprattutto quella di un ragazzino storpio di nome Aurelio, e quella di Maria, che in Enrico vede l'occasione di riscatto e la possibilità di una vita felice lontana da lì. Perché il paese è un luogo maledetto. Sotto la montagna si agitano forze oscure, dove vivono quelli che vengono chiamati "i Marchiati": hanno visto qualcosa che li ha segnati per sempre e ha inciso la follia nelle loro carni. La stessa identica follia che oggi, cento anni dopo, travolgerà con tutta la sua forza primitiva anche Antoine Jacob e Laura Denti... perché gli enigmi sono intrecciati come i rami degli alberi, nei boschi oltre il confine.

Dodici scheletri

Ancora sotto shock per quanto scoperto oltre l'arco spezzato, Antoine Jacob sembra aver perso ogni contatto con la realtà. Laura Denti, determinata a fidarsi delle sue parole, lo segue tra i boschi innevati e i sentieri che cambiano forma, alla ricerca delle rovine che custodiscono il più terrificante dei segreti. Corpi contusi. Schiene marchiate. Voci di bambini appena sussurrate. Figli scomparsi, nascosti e poi rivelati. Redentori lacerati, estirpati dai loro stessi crocifissi. Mentre oscuri patti vengono siglati all'ombra della montagna, una rete di risposte che celano nuove, inquietanti, domande si stringe intorno a Laura senza lasciarle via di scampo. A chi appartengono quelle spoglie insanguinate? E se si celasse proprio lì, nella cripta del romitorio abbandonato, la risposta al mistero nascosto oltre il Confine? Creato da Mauro Uzzeo & Giovanni Masi, "Il confine" è un thriller dalle atmosfere oniriche e morbose, in cui nulla è quello che sembra e il confine tra bene e male, così come quello tra realtà e incubo, si fa sempre più labile fino a svanire del tutto.

Quella notte di dicembre

La scuola, le chat di gruppo, il sesso in casa o in macchina - sempre in silenzio e senza farsi scoprire - le bugie, l'alcool, gli innamoramenti, le droghe, la rabbia, gli amori e quella festa di notte, vicino alla grande radura, in cui la vita di cinque adolescenti cambiò per sempre. E mentre gli abitanti del piccolo paese al confine tra Italia e Francia partecipano a un funerale che potrebbe essere l'oscuro presagio di molti altri a venire, Laura Denti e Antoine Jacob proseguono nella loro indagine sui ragazzi scomparsi. Ma perché qualcuno tenta di ostacolarli? Strani personaggi si muovono alle pendici della grande montagna con gli squarci, e i loro destini sono strettamente collegati a quello che accade nei boschi. Possibile che la soluzione di tutti i misteri sia nascosta... in una foto?

L'inverno che non se ne va

Nell'ultima foto di gruppo, scattata prima della partenza per la gita, si nasconde un ragazzo senza nome. Nessuno sa chi sia né perché si trovi lì, quel maledetto giorno in cui tutti i compagni di Aurora sono scomparsi nel nulla. Intanto, i misteri su cui indagano Laura Denti e Antoine Jacob si moltiplicano, mentre la neve non smette di cadere imprigionando il piccolo paese al Confine tra Italia e Francia in un inverno senza fine. C'è chi però conosce la verità e sa perché l'Omo di Legno non ha preso fuoco e quest'anno non ha scacciato il gelo. C'è qualcuno che sa e non parla, qualcuno che non vuole che antichi misteri vengano rivelati e qualcuno che, sentendosi al sicuro nei boschi, passa tutte le sue giornate inginocchiato, di fronte a una vecchia porta rossa, solo per ascoltare ancora una volta la Voce che proviene dalla montagna con gli squarci.

Chi non ha paura?

Le analisi della scientifica mettono la parola fine al caso dei ragazzi scomparsi perché i dodici scheletri ritrovati sembrano essere proprio i loro, ma Laura Denti non è pronta a mollare l’indagine. Le sue parole di speranza rivolte ai genitori affranti la portano a un duro scontro con il commissario di polizia Augusto Valenti e, quando diventa chiaro che la sua presenza non è più vista di buon occhio, Laura capisce che c’è una sola persona di cui si può fidare: Antoine Jacob. E intanto, accompagnata dalla nebbia che scende a valle, la paura serpeggia tra gli abitanti del piccolo paese alle pendici della Montagna con gli Squarci. Paura di aver perso i loro figli. Paura di vederli ritornare. Paura che quel che vive nascosto tra le ombre dei boschi possa risvegliare un odio sepolto, qualcosa di antico e terribile che non aspetta altro per tornare a esplodere di luce.

Ritorno

Dopo settimane di estenuanti ricerche, finalmente dalle profondità dei boschi riemergono le figure delle ragazze e dei ragazzi scomparsi, ma le loro vite sono spezzate e la loro mente è altrove. La felicità degli abitanti del piccolo paese al confine tra l'Italia e la Francia lascia quindi il posto a una strana inquietudine: per quale motivo la montagna non ha restituito tutti i loro figli perduti ma soltanto alcuni? Mentre Laura può finalmente dimostrare al commissario Valenti e alla Polizia che le sue intuizioni erano corrette, Antoine decide di mettere da parte le proprie paure e raggiunge la radura nascosta nella foresta, il vecchio Aurelio si frappone tra la donna e i ragazzi. Ma cosa vuole ottenere da loro? E per quale ragione l'autista Valerio Curzi, il primo a essere ritornato da quella maledetta gita, ha compiuto un gesto tanto estremo? Perché chi abita a ridosso della montagna ha atteso così pazientemente per far scattare la trappola?