Intervista a Spugna: "Abbiamo immaginato la società più cinica e peggiore possibile"

Abbiamo incontrato a Lucca Comics and Games 2022, Spugna per una intervista incentrata su Vita da Soldatinen.

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a cura di Domenico Bottalico

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Ospiti allo stand Feltrinelli Comics, abbiamo incontrato Spugna per una intervista. Il vulcanico autore meneghino, una delle voci e delle matite più peculiari e aggressive del panorama fumettistico italiano, presenta a Lucca Comics and Games 2022 Vita da Soldatinen spin-off/prequel del fortunato La Quarta Guerra Mondiale di cui potete recuperare la nostra recensione QUI. Si tratta di nuovo racconto distopico e surreale in cui fra teatrini cronenberghiani, trincee bonviane, pieno di invenzioni geniale che mette alla berlina l’assurdità della guerra ma non solo.

Intervista a Spugna: "Abbiamo immaginato la società più cinica e peggiore possibile, speriamo non diventi la nostra"

Ciao Tommaso, benvenuto su Cultura POP. Con Vita da Soldatinen tu e Marco Taddei avete rimesso mani a La Quarta Guerra Mondiale con quello che è una storia a sé stante ma di fatto si configura, nelle ultime pagine, come un prequel. Che tassello mancava alla storia principale che doveva essere ancora raccontato?

Abbiamo rimesso mano a La Quarta Guerra Mondiale principalmente perché ci siamo divertiti tantissimo a fare il primo libro e quindi abbiamo pensato bene di infierire ulteriormente sul povero protagonista Otto. Quello che ci siamo chiesti e che ha stuzzicato l'idea alla base di Vita da Soldatinen è stata immaginarsi la nascita e diciamo l'educazione di un di un soldatino, di una di una persona, in questo mondo che è costretto suo malgrado, appunto, a fare diciamo da carne cannone. Ovviamente con Marco Taddei  c'è stata tutta una serie di ragionamenti e di un gioco diciamo a sparare la sempre più grossa.

La Quarta Guerra Mondiale era una storia molto incentrata su un plot perché alla fine raccontava il punto di svolta di questa ennesima guerra mondiale mentre Vita da Soldatinen è più incentrato sul personaggio, vediamo tutte le vicende più dal suo punto di vista. La Quarta Guerra Mondiale sinistramente anticipava delle dinamiche che stiamo vivendo oggi: Vita da Soldatinen che cosa sta anticipando o potrebbe anticipare?

Non voglio fare l'uccello del malaugurio ma spero assolutamente niente perché dopo qualche mese dall'uscita de La Quarta Guerra Mondiale è successo quello che è successo. Io e Marco non siamo stati lietissimi, diciamo di questa svolta mondiale. È chiaramente una riflessione anche sulla società, sui rapporti interna ad essa e sui rapporti di potere tra le persone e appunto diverse "fazioni". Quindi speriamo non succeda nulla ma Vita da Soldatinen parla proprio dei conflitti che ci sono non solo sul campo di battaglia. Fondamentalmente abbiamo immaginato la società più cinica e peggiore possibile. Speriamo che questa società non diventi la nostra società.

Un aspetto che emergeva da La Quarta Guerra Mondiale era come l'arma definitiva fosse il sesso. In Vita da Soldatinen il sesso è visto da un altro punto di vista: perché secondo te alla fine entrambi i racconti alla fine risultano avere come volano questo aspetto?

A questa domanda rispondo in stile libero, ma sicuramente Marco Taddei avrebbe qualcosa di più pungente da dire. Il sesso fa parte dell'uomo tanto: si dice sangue e sperma, no? Il sesso è qualcosa di primordiale. Controlla i nostri impulsi o comunque spinge le nostre pulsioni molto più di quanto crediamo e ovviamente tutte queste pippe filosofiche per per dire che noi abbiamo cercato di declinare questo questo stimolo anche nel modo più divertente e assurdo possibile.

A differenza di molti vostri colleghi  che cercano un racconto sempre più "autoriale" cercando di emulare i grandi maestri del fumetto italiano. Voi siete andati controcorrente, avete preso invece la lezione di Jacovitti e Bonvì: è stata una scelta ragionata oppure una cosa che è venuta fuori man mano che prendeva corpo questo universo? Perché Vita da Soldatinen mostra forse ancora più questa influenza.

Ottimo, ma non è stato fatto per calcolo assolutamente. È sicuramente qualcosa che è nato da un'esigenza nostra. Però non è stata neanche un esigenza che ci siamo costruiti a tavolino, semplicemente abbiamo trovato un punto di contatto. E siamo andati in quella direzione lì, quindi anche qui si tratta di diciamo un desiderio nostro, quasi primordiale: la storia ci ha portato in quella direzione e le chiacchiere, le idee di Marco Taddei mi hanno portato in quella direzione lì e abbiamo giocato a dare corpo a certe suggestioni.

Solitamente i tuoi libri sono muti o semi-muti. Hai avuto difficoltà nel momento in cui hai dovuto lasciare spazio per i balloon?

No, assolutamente anche perché quando disegno in automatico metto sempre il balloon nello storyboard. Quindi i testi ci sono sempre stati anche se in alcuni casi non compaiono e devo dire che Marco è molto ritmato come autore, quindi scrive tanto perché fa parlare i personaggi ma non scrive troppo. Quindi è sempre piacevole e non troppo complesso dover diciamo lasciare spazio anche ai testi.

Per quanto mi riguarda i tuoi libri, hai sviluppato un universo narrativo alla fine fatto di vari spin-off vari, racconti correlati o concatenati a quello che era il libro principale. Anche per La Quarta Guerra Mondiale pensate di sviluppare una sorta di universo?

Ti rispondo sinceramente non lo so. Nel senso che c'è comunque della roba che ribolle lì e quindi ci potrebbe essere. Però è tutto da vedere ma c'è tanta roba.

Dipende anche dal fatto che queste due storie hanno come sfonda un certo clima socio-culturale? C'è nella scelta di rimettersi al lavoro, anche inconsciamente il fatto di aver visto un particolare evento?

Sì, be' sicuramente c'è quel fattore Quando si fanno storie, queste nascono quasi sempre appunto da un esigenza, da un bisogno. Cioè che sia un prurito o che sia proprio un bisogno fisiologico c'è sicuramente una parte di riflessione. Però in realtà credo che in una certa misura il mondo sia sempre stato folle senza senso. Quindi in realtà, paradossalmente, il materiale non manca mai, cioè non si deve necessariamente fare affidamento su il caso del giorno o appunto la politica di odierna perché in realtà poi la politica fa sempre in tempo a a ritornare indietro, no? E quindi drammaticamente ci sono delle cose che sono cicliche.