Lamborghini: The Man Behind the Legend - recensione: un biopic sprecato

Lamborghini: The Man Behind the Legend è da poco arrivato su Amazon Prime Video, ma in questa recensione vediamo insieme cosa non va.

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a cura di Giovanni Arestia

Le auto sono le protagoniste del nuovo film biografico diretto da Bobby Moresco e distribuito, in Italia, da Prime Video. Stiamo parlando di Lamborghini (il titolo originale è Lamborghini: The Man Behind the Legend) che segue il viaggio di Ferruccio Lamborghini, il fondatore del celebre marchio automobilistico, dall'essere un semplice meccanico durante la seconda guerra mondiale al diventare il proprietario di una delle aziende più importanti al mondo tra trattori e auto di lusso. Il progetto potenzialmente interessante ispirato alla biografia Ferruccio Lamborghini, la storia ufficiale (che potete recuperare su Amazon), scritta dal figlio Tonino Lamborghini, in realtà si inabissa fin dai primi minuti quando passa da abbellire l'Italia e le automobili dell'epoca al bloccarsi dinnanzi alla caratterizzazione dei personaggi. Considerando che fu proprio una discussione con Enzo Ferrari che alimentò in Ferruccio il desiderio di fabbricare la "macchina più bella" che il mondo abbia mai visto, si capisce bene come il suddetto difetto non sia roba da poco.

Con l'interpretazione di Frank Grillo nei panni dell'ingegnere titolare e costruttore di automobili già nella mezza età (le brevi sequenze con un giovane Ferruccio, invece, vedono la comparsa di un bravo e interessante Romano Reggiani), il ritratto realizzato dell'apprezzato sceneggiatore e regista Moresco è un vaporoso e soffocante pezzo da showroom che romanticizza tutto, dalle piazze e vigneti italiani alle fabbriche e ai motori delle automobili, senza mai, però, allontanarsi dalla zona di comfort drammatizzando ciò che veramente sarebbe stato il succo della biografia: il successo quasi impossibile di un sognatore e la sfida con un concorrente come Enzo Ferrari quando si trattò di sconvolgere il predominio del Cavallino nel mondo delle auto sportive.

Lamborghini: The Man Behind the Legend, troppo breve e veloce

Purtroppo, senza troppi giri di parole, Lamborghini: The Man Behind the Legend è una elegante occasione sprecata. Avrebbe potuto compiere quel passo in più per regalare allo spettatore una fantastica esperienza visiva grazie anche alla presenza di attori secondari del calibro di Gabriel Byrne e Mira Sorvino, tuttavia i personaggi non sviluppati e una narrativa e una sceneggiatura mediocri semplicemente privano anche di questo piacere. Il film segue il percorso di un individuo ambizioso, ma il regista non è riuscito a catturare la sua verve e la sua passione sullo schermo. Inspiegabilmente la pellicola cerca sempre di prendere scorciatoie narrative per tagliare l'aspetto umano e dedicarsi unicamente alle auto, il che è assurdo per un progetto biografico. Per non parlare poi della durata, poiché poco più di novanti minuti per un film di questo genere significa graffiare appena la superficie dell'iceberg del grande e rivoluzionario lavoro compiuto da Ferruccio Lamborghini dal 1946 al 1992.

Il dramma biografico, comunque, pur perdendosi per strada, segue una giusta e ordinata linea temporale. Inizia, infatti, con un'Italia in pieno stato di transizione grazie alla fine della guerra. Qui si può osservare Ferruccio che, dopo aver prestato servizio come meccanico, torna nella sua città natale Cento (o più correttamente nella frazione di Renazzo), si sposa con Clelia Monti e insieme all'amico Matteo (non ci sono tracce storiche della sua esistenza nella vita reale) apre una fabbrica di trattori con fondi presi in prestito. I due si separano a causa di un disaccordo sulla presunta fidanzata di Matteo, Annita Borgatti, che alla fine sposerà Ferruccio. Lamborghini, però, vive con la costante volontà di ricercare il modo per costruire trattori eccezionali con motori potenti che consumano meno carburante. Durante un piccolo alterco con Enzo Ferrari, tuttavia, Ferruccio accetta la sfida di costruire l'auto più bella che il mondo abbia mai visto. A questo punto il film inizia a esplorare la sua fissazione per la rapida produzione di varie auto in modo da poter mostrare al mondo la sua creazione migliore durante il Salone dell'Auto di Ginevra del 1971.

Lamborghini: The Man Behind the Legend ha tutti gli elementi per svilupparsi in un emozionante ritratto di una persona audace, sognatrice e incredibilmente abile, ma per qualche ragione inspiegabile finisce per sembrare legnoso, poco caratterizzato e privo di mordente. L'idea alla base della storia, ovvero il raccontare il viaggio di un povero meccanico che prima crea dal nulla una fabbrica di trattori raccattando vecchi veicoli militari della guerra e poi batte ogni previsione creando la macchina migliore del mondo, è di per sé incredibilmente avvincente. Tuttavia la non esaltante scrittura del film l'ha trasformata in un'esperienza fin troppo meccanica e noiosa. Un aspetto molto significativo del film è la rivalità tra Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari anche perché fu la scintilla da cui partì il tutto, ma i produttori sono riusciti a trattare male anche questo aspetto quando, magari, sarebbe bastato costruirci il progetto tutto intorno. Un giorno, quindi, Ferruccio incontra Enzo, poi vuole di più dai suoi ingegneri, arriva a litigare con sua moglie e a mostrarsi come un padre assente e iracondo, ma mentre il conflitto interiore di Lamborghini ribolle, ecco che all'improvviso la sua rivalità con Ferrari svanisce nel nulla.

Dal punto di vista del cast, Frank Grillo è un abile attore che in passato ha recitato in serie come Kingdom, Billions e Prison Break. Tuttavia, è riuscito anch'egli a sprecare questa grande possibilità che gli era stata offerta: tenta di tutto per rendere il suo personaggio credibile, ma purtroppo non arriva a buon fine. La colpa non è interamente sua, poiché nonostante sia un uomo potenzialmente reale nel film, la regia lo sottovaluta. Questo problema è legato sempre alla mancanza di sviluppo dei personaggi, che porta anche alla grande audacia del regista Bobby Moresco di ingaggiare Gabriel Byrne nei panni di Enzo Ferrari per poi trasformarlo in una caricatura che lascia sbalorditi. Ferrari, infatti, nel film parla a malapena o appare in pochissime scena. Sebbene la storia sia incentrata su Lamborghini, il desiderio alimenta la rivalità e la rivalità alimenta il desiderio pertanto Ferrari avrebbe potuto coprire il ruolo di co-protagonista per gran parte della seconda parte del film, invece non sfruttare al meglio Gabriel Byrne è semplicemente inaccettabile.

Conclusioni

In conclusione, purtroppo, Lamborghini: The Man Behind the Legend è un'opera altamente deludente che si salva solo per la bella fotografia anch'essa, spesso, fuori contesto. La sceneggiatura è confusionaria, rapida e viene spezzata da brevi accenni di caratterizzazione dei personaggi a momenti più concitati con dialoghi ad effetto che sciolgono la tensione e diventano quasi comici. I tagli classici di una produzione troppo breve sono ovunque, dalle sequenze di corse instabili e prive di brividi, passando per la performance non impegnativa di Byrne per arrivare all'atto finale che raggiunge una conclusione frettolosa che lascia allo spettatore la sensazione che manchino del tutto diverse scene. Insomma, Lamborghini ci ha messo del tempo prima di mostrare al mondo una macchina degna del marchio, forse sarebbe stato meglio lasciare questo film in magazzino e studiarlo più attentamente.