Lookism, recensione: il "look" del bullismo in Corea

Lookism, la serie anime tratta dal webtoon coreano di Taejun Pak, arriva su Netflix: un anime veloce, un po' sporco, forse persino spietato.

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a cura di Elisa Erriu

La Corea del Sud ci tiene al suo look: palazzi raffinati, fisici marmorei, skin care invidiabile, linee automobilistiche eleganti, prendete gli attori dei K-drama o qualche membro delle K-pop band più famose e provate a dire che non sono belli. Se poi voleste altre conferme, vi basta guardare qualsiasi manga coreano e vedreste come i personaggi vengano spesso ricalcati su stereotipi di bellezza spesso ripetuti o ricercati da loro stessi. In Lookism, il nuovo anime Netflix adattato dall'omonimo fumetto di Taejun Pak e realizzato dallo Studio Mir, l'aspetto estetico è il fulcro della trama, dato che il protagonista, un ragazzino sovrappeso vittima di bullismo, riesce a un certo punto a sdoppiarsi e vivere la vita di un bellissimo liceale.

Perché scappare dal proprio aspetto? Perché non credere maggiormente in ciò che si è dentro rispetto a come si appare fuori? Sembrano domande a cui è facile rispondere, ma Lookism, in 8 episodi, ciascuno della durata compresa tra 22 e 30 minuti, nonostante l'aspetto intrigante, non ha la pretesa di mostrare la bellezza patinata di un mondo fatto di luci, gloss e marche lussuose, desidera scavare più a fondo, fino all'anima. Un anime veloce, un po' sporco, forse persino spietato. Come i pugni che si prendono alcuni studenti nei bagni del liceo.

Le luci e le ombre della Corea del Sud

"Lookism" si può declinare in due modi: secondo quanto dichiarato dall'autore, questo termine significa letteralmente "la supremazia dell'aspetto" e viene usato spesso in Corea per riferirsi "agli stereotipi positivi, al pregiudizio e al trattamento preferenziale riservato a persone fisicamente attraenti". D'altronde, la parola è una perfetta combinazione di "look", ovvero sguardo, sembianza, e "superficialism", a sottolineare il potere che ha l'estetica, tutt'altro che superficiale. Ma ci piace pensare che abbia anche un'altra declinazione: l'incontro tra l'aspetto e il bullismo.

Il bullismo è diffuso purtroppo in tutto il mondo e neppure la splendida Corea del Sud è salva da questo brutto, orrido tarlo. Statistiche recenti affermano che più di 1 persona su 10 soffre di bullismo ogni giorno, a lavoro o a scuola. All'inizio di Lookism, ci scontriamo subito con questo male che affliggono i licei coreani: Park Hyeong-seok, il protagonista principale della serie, è un giovane studente costretto a sopportare atti di bullismo da parte dei suoi compagni. Il motivo di questa cattiveria? Il ragazzo è sovrappeso. La storia non risparmia la triste realtà, le violenze, le accuse, le botte e le torture, fisiche e psicologiche, che il ragazzo patisce, sono motivate solo e soltanto per il suo aspetto fisico. Le persone lontane dagli standard di bellezza e di perfezione come lui condividono tutte lo stesso destino: non sono accettate dalla società (coreana) e vengono insultate o maltrattate davanti a tutti.

Nessuno interviene, nessuno protesta questa condizione: soltanto la madre di Hyeong-seok asseconda il figlio e gli fa cambiare scuola, sperando di aiutarlo. Ma quando il ragazzo si trasferisce ed è pronto a cambiare vita, scopre che, appena si addormenta, si risveglia nel corpo di un'altra persona, un ragazzo di bell'aspetto, atletico, prestante e affascinante. L'unica cosa che accomuna i due ragazzi è che entrambi hanno una bellissima voce.

Ne consegue una sorta di doppia vita: il Hyeong-Seok "bello" va a scuola, alla luce del sole, mentre la sua versione "brutta" si trova un lavoro part-time di notte per racimolare più soldi e permettersi le spese di una vita in solitaria.

La trama è relativamente tutta qua, semplice ed efficace, non si perde in intricate strategie o falle che spesso capitano nelle storie in cui i personaggi convivono con i propri alte-rego. Niente evoluzioni filosofiche alla Your Name., niente storie d'amore alla Ranma: i toni cupi e melodrammatici smorzano i pochi momenti comici, le emozioni emergono a fatica, ma non perché non sono presenti, bensì per una semplice considerazione, ovvero la difficoltà di riuscire a tirare fuori la propria vera identità, la propria luce, quando fuori le ombre ci divorano.

Lookism, look-issimo

Per una serie che parla di aspetto fisico e di bellezza da preferire alla propria identità, lascia poco a desiderare in alcune sequenze la scelta della CGI per l'animazione dei personaggi. Per fortuna che gran parte dell'animazione è dedicata al disegno classico. I manhwa, ovvero i manga coreani, spiccano per una scelta precisa, quasi maniacale, dell'estetica nei tratti, specialmente quando questi fumetti approdano su internet prima che sulla carta e per questo si chiamano webtoon.

Questi "manga sul web" sono caratterizzati spesso da disegni digitali che sfruttano rendering o modelli 3D già presenti in rete per facilitare gli artisti. Ma sebbene sia difficile trovare spesso webtoon di pregevole fattura in fattori grafici, è praticamente impossibile trovare manhwa in cui i disegni siano "brutti", con tratti grezzi o imprecisi. I manga coreani talvolta anzi tendono ad accentuare così tanto il realismo grafico, da essere poco distinguibili i tratti caratteristici dell'autore, ma creano a loro volta una sorta di standard di qualità. Non era un caso che molte serie anime giapponesi venissero poi disegnate da "korean sponsor".

Il webtoon di Lookism ha avuto un enorme seguito, appassionando fan da tutto il mondo: l'adattamento animato aderisce fedelmente alla trama originale e al resto dei personaggi secondari, come Basco e gli amici di Hyeong-seok. L'inclusione del leader che si prende cura degli oppressi, fa emergere un'altra caratteristica della serie, dedicata ai combattimenti e al lato più d'azione della storia. Peccato che la sensazione percepita sotto questo punto di vista più dinamico venga poco approfondito: si sa poco del talento di Hyeong-seok, ma si intuisce che, se verrà confermato, potremmo sapere di più sulla sua vita segreta in una prossima serie.

La domanda che ci siamo posti è: l'adattamento animato piacerà a chi non ha letto il manga? Non c'è dubbio sul fatto che la trama presenta personaggi ed elementi intriganti con cui è facile empatizzare, in particolar modo con l'arco narrativo che parla dell'amicizia con Ji-ho e Deok-hwa, che incarnano a loro volta il tipo di persone che Hyeong-seok vuole sia evitare sia proteggere.

Le prove da lui affrontate fino alla fine dell'anime lasciano più domande che risposte, il che è abbastanza sorprendente, soprattutto perché questo è il vero fattore scatenante della trama: come convivrà Hyeong-seok separato in due parti, dopo ciò che ha vissuto? Perché d'altronde, al contrario di molti altri manhwa in cui la morale in fondo alla storia è che tutti i personaggi possono migliorare e diventare più forti, più ricchi, in una parola, più "splendenti", se lavorano su loro stessi, nel caso di Lookism non è così scontato intuire la scelta di Hyeong-seok. Il finale di questa prima parte è aperto, spiazzante e scava più in profondità di quanto vorremmo. Convivere con una doppia vita o affrontare i pregiudizi della società? Dar voce al proprio dolore o dargli soltanto un volto?