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L’adolescenza è una landa misteriosa in Melvina e il dono del serpente, recensione

Melvina fa ritorno ad Aldiqua in Melvina e il dono del serpente e l’adolescenza diventa una landa misteriosa, da navigare senza mappe.

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a cura di Mabelle Sasso

Pubblicato il 27/05/2022 alle 09:00 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 11:08

Melvina e il dono del serpente è il secondo volume della trilogia ideale di Rachele Aragno, giovane autrice che nel 2019 aveva esordito con Melvina, suo primo graphic novel edito da BAO Publishing. In questo nuovo volume, ritroviamo una Melvina adolescente, alle prese con i turbamenti e le sfide tipiche di questo periodo della vita così delicato e precario, costellato da rabbia, insicurezza e grandi cambiamenti. Queste sono sensazioni comuni a tutti gli adolescenti del mondo, ma per Melvina non tutto è come appare e solo il suo ritorno ad Aldiqua potrà portare chiarezza nella sua vita.

La lettura ci ha colpiti per l’evoluzione nello stile grafico, nell'arco narrativo della protagonista e dalla capacità di rappresentare gli sconvolgimenti dell’adolescenza e dei momenti oscuri che spesso possono colpirci, in modo efficace ma senza cadere mai in banalizzazioni. Di seguito potete leggere le nostre considerazioni estese su questo nuovo capitolo della trilogia di Rachele Aragno. Trattandosi di una recensione sul secondo volume potrebbero esserci riferimenti diretti agli eventi narrati in Melvina, il primo volume, che trovate disponibile per l’acquisto online.

Melvina: dove eravamo rimasti

Il primo volume di Melvina ci aveva condotto nel meraviglioso mondo di Aldiqua, un reame incantato abitato da strani e pittoreschi abitanti. Attraverso le pagine di questa prima avventura conosciamo anche Melvina, una bambina apparentemente come le altre, ma che scoprirà come la sua esistenza e quella di Aldiqua sono legate tra loro: Melvina è la Predestinata e solo lei potrà salvare il destino di questo mondo dal malvagio Malcape.

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Melvina però non è semplicemente una fiaba, che ci ha ricordato moltissimo le Fiabe italiane di Calvino, alcune atmosfere collodiane o una versione nostrana di Alice, è soprattutto una finestra sul vissuto e sul personale di Aragno, che tramite le pagine di questo graphic novel condivide con noi un luogo e dei personaggi che sono emanazione e rappresentazione di un mondo nato per elaborare paure e traumi, ma anche dove rivivere gioie e ricordi felici.

Melvina e il dono del serpente: il secondo volume

Nel secondo volume di Melvina ritroviamo nuovamente la stessa qualità dei materiali, con la consueta attenzione particolare di BAO per la scelta della carta e della stampa precisa e pulita. In particolare la carta da 140 grammi non patinata è perfetta per valorizzare al massimo lo stile di Aragno caratterizzato da una colorazione ad acquerello emozionante. L’utilizzo del colore nella seconda avventura di Melvina si discosta da una rappresentazione del realistico che avveniva nel primo libro, per rappresentare invece un sottotesto emotivo che accompagna costantemente i personaggi (e il lettore) per tutto il volume. Non più prati verdi e cieli azzurri, emanazione della spensieratezza dell’infanzia, ma contrasti tetri e freddi con abbondanza di grigi, gialli, viola e bianchi a voler rappresentare il malessere interiore di Melvina.

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A colpire però non è soltanto la colorazione, ma anche il segno grafico di Aragno, che in questo nuovo volume risulta cresciuto come la sua protagonista. Il disegno di Melvina e il dono del serpente mantiene una certa continuità con il volume precedente, tuttavia il tratto appare più definito e curato in modo da sottolineare il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

Il dono del serpente: il lato oscuro di Aldiqua

Aldiqua è nuovamente in pericolo, questa volta però a minacciare questo magico mondo non è Malcape, ma una misteriosa malattia che sta consumando l’energia del luogo e dei suoi abitanti. Anche Melvina non sembra attraversare un periodo felice, crescere ha portato con sé nuove sfide e nuove sensazioni, che la ragazza non riesce ad accettare e decifrare, isolandosi sempre più da tutti. Nonostante questo Melvina, seguita dall’amico Otto, decide di rispondere alla chiamata d’aiuto di Aldiqua per salvare il mondo magico ancora una volta. Giunta in soccorso i due ragazzi apprendono che dovranno affrontate un nuovo pericolosissimo viaggio, questa volta alla volta di Mondoscuro, terre desolate che si estendono oltre i confini di Aldiqua. Armata soltanto della sua caparbietà, Melvina scoprirà che vi sono alcune verità nascoste che riguardano il fato di Aldiqua e Mondoscuro, mentre altre verità taciute proprio da Melvina, riguarderanno lei stessa e il muro che sembra aver innalzato attorno a sé.

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Il primo volume di Melvina ci ha accompagnato nell’esplorazione di un mondo nuovo molto variopinto, costellato di stupore meraviglia e dove l’inaspettato è vicino di casa del inconsueto, come solo una fantasia fanciullesca sa fare. In Melvina e il dono del serpente abbiamo un repentino cambio d’umore, dovuto alla crescita del personaggio. L’adolescenza è quella soglia che si staglia in equilibrio tra l’infanzia e l’età adulta e varcandola si lasciano indietro molte delle certezze dell’età infantile, per sostituirle con nuove e spesso sconvolgenti esperienze che hanno il potenziale di plasmare, nel bene e nel male, un individuo: il mutamento di Aldiqua, in accordo con la crescita e gli sconvolgimenti emotivi della sua Prescelta è quindi inevitabile.

Del resto Aldiqua rappresenta il riflesso del mondo interiore di Melvina/Rachele ed è logico che questo cambi di conseguenza, a seconda dello stato emotivo in cui questo personaggio vive. È stato strano tornare nel Paese di Aldiqua e trovare quegli stessi luoghi, un tempo vivaci e variopinti, devastati e avvolti da una nebbia spettrale, come è stato frustrante assistere alla testardaggine di Melvina nel voler negare a se stessa e ai suoi amici l’aiuto e il supporto di cui avrebbe bisogno. Attraverso questa allegoria abbiamo quindi modo di addentrarci durante un momento particolarmente delicato e doloroso della vita di Aragno, narrato però con una grande delicatezza e con il consueto tono fiabesco, ma che è comunque in grado di lasciare il segno, colpendo duro nel suo climax emotivo subito prima della risoluzione finale della vicenda.

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In generale abbiamo apprezzato questo volume, ma ci sentiamo di dover spendere qualche parola sulle tematiche delicate che vengono affrontate in questa storia, non tanto dal punto di vista della narrazione, che come detto in precedenza affronta in modo appropriato un tema così intimo e personale, ma per l’assenza di trigger warning (ossia delle indicazioni o parole chiave dell’argomento) all’inizio del libro, volte ad avvisare i lettori più sensibili della presenza di tale contenuto. Alla fine del volume è presente una pagina ad opera dell’autrice in cui Aragno sottolinea l’importanza di chiedere aiuto nel momento del bisogno, ma in ottica di sensibilizzazione l'inclusione di questa lettera dell'autrice avrebbe potuto essere più efficace se posizionata in apertura del libro a mo di prefazione.

In conclusione

Melvina e il dono del serpente ci porta nuovamente ad Aldiqua, tuttavia questa volta non si tratterà di un viaggio alla scoperta di un mondo nuovo come avvenuto nel primo volume, ma di un’avventura che ci porterà lungo un sentiero oscuro e straziante in grado di far scaturire una nuova e ritrovata consapevolezza di sé. In questo volume, capitolo centrale della sua trilogia, Rachele Aragno decide di fare luce su eventi personali complessi e dolorosi, con il suo stile fiabesco, somma di uno stile grafico prevalentemente illustrativo e di un’ambientazione fiabesca costellata da elementi bizzarri e surreali.

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