I 6 migliori anime da guardare su Netflix

Ci sono tante piattaforme di streaming e troppa scelta? Eccovi una lista dei 6 migliori anime da guardare su Netflix.

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a cura di Elisa Erriu

Gli anime non sono più un intrattenimento per pochi. Anzi, tutti i grandi canali di streaming ormai si contendono i titoli più prestigiosi. Anche la grande e potente N rossa sa che è importante avere una buona proposta di serie anime nel proprio arsenale, ma talvolta questa caccia per accaparrarsi la serie più gettonata crea un vero scompiglio, a tal punto che spesso è possibile trovare lo stesso cartone animato suddiviso su più canali per una questione di diritti. È il caso de Le bizzarre avventure di Jojo, di Demon Slayer e de L'attacco dei Giganti, che si contendono la propria presenza in più piattaforme. Sono tutti nomi che sarebbero dovuti comparire in questo articolo, essendo anime di altissimo pregio, provenienti da manga famosi, presenti anche su Netflix. Ma dato che Netflix ha dato spazio anche ad altri anime ugualmente pregevoli, in formato di esclusiva, perché non citare soltanto loro? Ecco, dunque, i 6 migliori anime su Netflix, soltanto su Netflix, che non vi dovete perdere.

I 6 migliori anime da guardare su Netflix

Beastars

Sin dal suo arrivo sulla piattaforma Netflix nel 2019, Beastars fa molto parlare di sé: animali antropomorfi che convivono in un liceo, un grande, grosso problema di convivenza tra "specie" e un caso irrisolto di omicidio. Due anni prima la Disney portava a casa il premio Oscar Zootropolis per il miglior film d'animazione e stavamo ancora tutti canticchiando la canzone del film, "Try everything", convinti che fosse davvero bello trovare il proprio giusto nella "giungla" non rinunciando a niente e provando tutto, proprio come la coniglietta Judy. Ma la coniglietta protagonista in Beastars ha un modo diverso per trovare il proprio posto all'interno di una società terrorizzata dai carnivori.

La storia, tratta dall'omonima opera scritta e disegnata da Paru Itagaki, percorre le vicende dei personaggi principali, il lupo Legoshi, la coniglietta Haru e il cervo Louis, all'interno di una trama molto lontana dai canoni idealizzati e innocenti della Disney, pur ereditando uno spirito molto simile, ovvero la critica contro le diversità, il razzismo, il bullismo e le tecniche di sopravvivenza per giovani animali sociali, dentro un substrato di ambientazione moderna. Critica, però, che in questo anime non vengono accennate, vengono anzi denudate, sbandierate ed estremizzate persino. Ecco perché Beastars ve lo consigliamo, perché pur essendo lontano dagli standard di "bellezza" a cui siete magari abituati, pur essendo goffo, dai denti appuntiti e selvaggio, con qualche momento altalenante nell'animazione, riesce a ritagliarsi un posto d'onore tra i migliori anime Netflix, proprio grazie alle sue tematiche più umane di quanto un branco di animali non possa rivelare.

Devilman Crybaby

Anche questa serie non ammette compromessi, o la ami o la odi: Devilman Crybaby aveva diviso l'opinione pubblica sin dalla sua anteprima mondiale, che cadeva un anno dopo il periodo in cui la stessa Netflix cambiava la sua interfaccia e diventava ancora più internazionale. Non è la storia a sorprendere il pubblico, dato che è un adattamento alla celeberrima opera di Go Nagai dei primi anni '70. A sconvolgere è proprio il nuovo volto dell'opera: Masaaki Yuasa alla regia e Ichiro Okouchi alla sceneggiatura ridanno vita all'orrore, ai Sabba, ai demoni e all'inferno di emozioni che caratterizzavano il manga di Nagai, abbandonando lo stile del primo anime del '72 e portando alla luce al contrario tutta quella oscurità rimasta sopita nella storia originale e parzialmente mostrata nell'OAV dell'87.

Lo stile di Yuasa non può passare inosservato, plasma Akira Fudo con tutti i suoi mezzi, che sono tratti grezzi e "infantili", colori forti, accesi che accentuano le trasformazioni mostruose dei personaggi, il senso della sfrenatezza e dello sconcio. In Devilman Crybaby non c'è spazio per le mezze misure, ogni momento della storia, ogni sequenza, indaga in modo quasi febbrile sull'umanità e la sua controparte, demoniaca o angelica che sia, senza tralasciare la volgarità, il sangue, il sesso, i social, la pressione sociale che caratterizzano le nostre quotidianità. In appena dieci episodi da neanche mezz'ora ciascuno, questo anime sa come ritagliarsi il suo posto nella lista, proprio come Akira si è ritagliato il suo posto da semplice "crybaby" a "Devilman".

Kakegurui

Lasciamo demoni e bestie antropomorfe per avventurarci in un ambiente più raffinato, delicato e distinto: una Accademia privata che seleziona i futuri uomini d'affari del Giappone, politici, imprenditori, leader, il meglio del meglio insomma nel Sol Levante. Cosa potrebbe mai andare storto in un posto tanto elitario? Kakegurui significa letteralmente "giocatore compulsivo" e si riferisce alla protagonista di questa storia, Yumeko Jabami, e a tutti gli studenti dell'istituto Hyakkao che, come lei, giocano letteralmente d'azzardo con le vite delle persone.

Una metafora non troppo sottile sul consumismo e le perversioni che dominano l'uomo moderno, uno sguardo femminile soltanto all'apparenza "dolce e innocente" su questo spietato ecosistema basato sulla legge del più ricco. L'opera tratta dal manga di Homura Kawamoto e disegnato da Tōru Naomura, non parla di creature sovrannaturali, ma racconta l'ossessione dei ragazzi che si affacciano a una vita segnata dalla ricerca del potere, "giocando" il tutto sul concetto del rischio e delle scommesse. Noi scommettiamo che saprà conquistarvi, se non per l'originalissima storia che fa della psicologia (e delle psicopatie) il suo punto di forza, almeno per il suo stile: lo studio d'animazione MAPPA, lo stesso di  Jujutsu Kaisen, Yuri!!! On Ice, Tokyo Ghoul e presto Chainsaw Man, anche stavolta non sbaglia.

Kill la Kill

Figlia dello stile di Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, Kill la Kill è la serie per eccellenza del movimento, della prospettiva, delle proporzioni e di tutti quei giochi di colori e magia che cercate in una serie "animata". Kill la Kill parla sostanzialmente della vendetta, che è un abito da indossare freddo. Come un'armatura: si presenta come un turbinio di animazioni sfrontate e ammiccanti, ma sotto quella veste psichedelica si nasconde un'anima travagliata, una figlia che cerca l'assassino di suo padre e trova in realtà una famiglia, un'amica in una nemica e un senso alla sua vita.

Strizzando l'occhio alle "uniformi alla marinara che si trasformano", Kill la Kill segue la vicenda di Ryuko Matoi, sola al mondo dopo che suo padre è stato assassinato, all'interno di un mondo assoggettato dalla moda e dalla sua esteriorità. Ryuko indossa un ruolo molto più virtuoso di quanto non voglia suggerire la sua striminzita armatura e assieme ai suoi compagni, annoda a sé una serie di connotazioni comportamentali, situazioni e colpi di scena che si rivolgono, talvolta anche in modo estremo, a ribaltare stereotipi attuali, che riguardano la sessualità, il ruolo di genere, le posizioni sociali e non meno importante la posizione delle donne nella società. Divertente, dissacrante, dinamico: un pregevole pezzo sulla storia dell'animazione, da indossare in più occasioni.

Aggretsuko

Carina, vero? Adorabile. Retsuko è una tenera panda rosso che lavora nel reparto contabilità di un'azienda giapponese. Nata sotto il segno dello Scorpione, 25 anni, single, questa piccola figlia della Sanrio (l'azienda che commercializza Hello Kitty) rappresenta uno spaccato incredibilmente fedele sulla vita dei giovani lavoratori in Giappone. Comprese le pressioni subite dal suo superiore, l'incapacità di saper cogliere talvolta i sentimenti dei propri colleghi e la frenesia di una vita incentrata più sul benessere collettivo che quello personale. Ecco perché quel tono di "aggressività" al titolo: ciò che caratterizza la dolce Retsuko, è la sua capacità di esternare le sue frustrazioni soltanto da sfrenata cantante death metal.

Aggretsuko conta al momento quattro stagioni e tra momenti alti e bassi, segue una storia tutt'altro che "carina", addentrandosi nei dettagli sulla difficile vita di una dipendente in Giappone. Ciò che colpisce, inoltre, sono la ricchezza delle sue espressioni, per niente scontato per un personaggio che non ha pupille, iridi o  sclera. Delusioni a lavoro e in ambito sentimentale concludono questa storia che soltanto all'apparenza sembra un "cartone animato", dimostrandosi più una favola moderna.

Record of Ragnarok

A questo punto, potevamo consigliarvi tra i migliori anime Netflix anche Violet Evergarden o Castlevania, serie anime che in realtà vi suggeriamo lo stesso. Ma dovevamo fare una scelta e la nostra ultima menzione va a Record of Ragnarok, un piccolo gioiellino che ha riscontrato poco successo in  Italia, ma molto di più all'estero. Forse noi, figli del Rinascimento e dei David di Michelangelo, notiamo di più alcune finezze stilistiche che purtroppo penalizzano questa serie, come un'animazione non degna dello stile della sua opera originale, scritta da Takumi Fukui, Shinya Umemura e disegnato da Chika Aji. Ma se andiamo oltre a qualche disegno impreciso e a una regia immatura, scopriremo una storia originale e persino divulgativa.

Gli dei si sono riuniti curante il concilio del Valhalla e hanno deciso che meritiamo di estinguerci. Soltanto le Valchirie difendono la nostra sopravvivenza e propongono un torneo, il Ragnarok, per dimostrare il nostro valore: così i migliori tra le divinità si scontreranno contro gli umani migliori della nostra storia. Un vero e proprio Tenkaichi, simbolo del Re degli Shonen, Dragon Ball, ma con protagonisti miti di tutto il mondo. A suon di colpi di scena e di martelli pulsanti, Record of Ragnarok non ve lo consigliamo per rivalutare questo anime, i suoi difetti sono abbastanza evidenti. Ve lo consigliamo perché al di là dell'animazione, gli scontri, le musiche e i dialoghi sanno regalare momenti tutt'altro che mediocri, soprattutto quando si parla di ciò che si reputa giusto salvare, presentando tra i campioni del genere umano nomi noti, nomi sconosciuti ai più e persino nomi che non avremmo mai ipotizzato.